giovedì 29 marzo 2018

Il vostro insostituibile e allegrissimo aiuto alla II roboante edizione del Concorso Chesterton!

Cari amici,

stiamo organizzando in collaborazione con la Scuola Libera Gilbert Keith Chesterton di San Benedetto del Tronto la seconda edizione del Concorso Chesterton, dedicato alle scuole elementari e medie. 

Quest'anno la lieta tenzone si terrà il 18 Maggio a San Benedetto del Tronto presso il Centro Educativo La Contea e sarà dedicata a Padre Brown, il piccolo prete investigatore che non smette di divertirci, affascinarci e darci dei buoni insegnamenti. 

Lo scopo del concorso è avvicinare bambini, giovani, insegnanti e - perché no? - scuole intere al nostro caro Gilbert, cui ciascuno di noi è grato. La partecipazione è stata più ampia e sentita dello scorso anno (i lavori sono tutti bellissimi, pieni di fantasia e frutto di tanto lavoro), e l'edizione precedente è stata pure un'occasione bella ed indimenticabile. Vedere tanti bimbi entusiasmarsi per Gilbert e diventare suoi amici non ha prezzo!

Allora sono qui a chiedervi un piccolo aiuto che sono certo non mi negherete: la Società ha bisogno di € 1000,00 per l'organizzazione della giornata. C'è in particolare una piccola idea che sono certo vi piacerà: oltre ai premi per i vincitori, vorrei lasciare anche a nome di ciascuno di voi un ricordino a ciascun bambino partecipantePotranno tenerlo per riportare alla loro mente questo caro e buon amico che, se continueranno a frequentare, recherà loro tanti regali per tutta la vita, primo fra tutti il senso di gratitudine e di meraviglia.

Posso contare su di voi? Va bene anche poco, ma più farete e più belli saranno i ricordini per i nostri ragazzi, più bella la festa, maggiore l'allegria!

Potete usare:

il nostro ccp 56901515

il nostro conto corrente bancario:

IT46 L076 0113 5000 0005 6901 515

oppure il nostro conto PayPal che trovate nel nostro blog (tasto in alto a destra). Vi ringrazierò personalmente e avrete la gioia e la gratitudine di tanti nuovi piccoli potenziali amici del nostro caro Chesterton. Potrete indicare come causale "contributo per Concorso Chesterton".

Vi ringrazio sin da ora per quello che farete. Vi saluto con affetto augurandovi tanta gioia per la Pasqua,

il vostro amico Marco Sermarini, presidente SCI

Un po' di foto di Gilbert e Frances

Questa non l'avevate mai vista...

È L'Uomo che fu Giovedì in edizione speciale per le Forze Armate Statunitensi… anno 1946.

Un aforisma al giorno - Antologia sull’umiltà


L'umiltà è uno degli aspetti mai sufficientemente evidenziati della personalità di Chesterton ma ampiamente testimoniati da chi lo ha conosciuto. A ben vedere, essa appare evidente a chi lo conosca un pochino, intendo che conosca le sue opere. Di certo visioni addomesticate di Chesterton e del suo pensiero non arrivano a cogliere questo aspetto, da qualunque parte provengano, e se permettete voglio essere l'avvocato di Gilbert su questo punto (non ne ha bisogno, ne ho bisogno io).

Inoltre l'umiltà è una virtù che - come vedete - egli ha sempre sottolineato fortemente. Su questo non ci si interroga a sufficienza, ed è comprensibile in un mondo in cui l'orgoglio assume forme e vestimenti molto accattivanti, tali da farci pensare che non sia qualcosa che ci appartenga, che appartenga a me. Invece l'orgoglio è il peccato del diavolo, e Chesterton lo sapeva e lo diceva.

Allora mi permetto di proporvi questa breve ed incompleta antologia, sulla quale spero di poter scrivere qualcosa in più, in termini di riflessione e di aiuto a comprendere. Non faccio più promesse da marinaio, ci provo e che Dio me la mandi buona, mi dia il tempo e la testa per farlo, perché penso onestamente che ce ne sia bisogno. Mi muove lo stesso intento che mi spinse a scrivere qualcosa sull'eresia, tanto per comprenderci.

D'altronde Chesterton amava stare coi bambini, non solo perché sua moglie e lui non ne ebbero, ma perché ciò che disse sui bambini fa perfettamente il paio con quanto trovate qui di seguito sull'umiltà: li accoglievano, lui e sua moglie, nella loro casa, amavano intrattenere con loro delle vere amicizie, li aiutarono con carità tenerissima e discreta. Il tutto veniva fatto perché umiltà, infanzia ed innocenza sono il corredo necessario per entrare in Paradiso e perché così si sta molto, molto meglio. Credo che Gilbert ne fosse intimamente convinto, e io lo ringrazio personalmente perché mi ha aperto una strada che nemmeno venti anni di discorsi sulla fede avrebbero potuto aprire.

Metto questa foto di Frances e Gilbert, buoni alleati e amici per sempre.

Marco Sermarini

L'umiltà è la madre dei giganti. Si vedono cose grandi dalla valle, solo cose piccole dalle cime.

Gilbert Keith Chesterton, L'innocenza di padre Brown 

Non c'è limite alla pazzia degli uomini quando si ritengono superiori sia alla risata che all'umiltà.

Gilbert Keith Chesterton, Daily News, 2 Marzo 1907

Il segreto della vita risiede nel riso e nell'umiltà.

Gilbert Keith Chesterton, Eretici

La cosa più amabile del mondo è l'umiltà.

G. K. Chesterton, Radio Chesterton

Ma ciò di cui soffriamo oggigiorno è l'umiltà fuori posto. La modestia ha abbandonato l'organo dell'ambizione e si è insediata nell'organo della convinzione; là dove non ci si aspettava che sarebbe finita.

Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia

Se oggi l'umiltà è stata screditata come virtù, non sarà del tutto superfluo osservare che questo discredito coincide con il grande regresso della gioia nella letteratura e nella filosofia contemporanea.

Gilbert Keith Chesterton, L'imputato

In quest'epoca di idealismo egoistico chi difende l'umiltà ha qualcosa di indicibilmente dissoluto.

Gilbert Keith Chesterton, L'imputato

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Aggiornamento del 19 Febbraio 2021:

L'umiltà di una volta era uno sperone che impediva all'uomo di fermarsi, non un chiodo nello stivale che gli impedisce di andare avanti… L'umiltà di una volta faceva sì che l'uomo avesse dei dubbi sui suoi sforzi, cosa che poteva spingerlo a lavorare ancora più sodo. Ma la nuova umiltà fa sì che l'uomo nutra dei dubbi sui propri obiettivi, cosa che lo porterà a smettere del tutto di lavorare.

Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia

Bisogna proclamare risolutamente che nel mondo delle meraviglie non c'è altra porta che quella bassa dell'umiltà, attraverso l'arco della quale la terra risplende come il paese delle fate.

Gilbert Keith Chesterton, The Speaker

Nessuno è mai stato innamorato senza indulgere in un positivo atteggiamento di umiltà.

Gilbert Keith Chesterton, L'imputato

Il santo senza umiltà è il demonio.

Gilbert Keith Chesterton, 3 Febbraio 1906, Daily News

(Yeats dichiarava:) "Non c'è un solo imbecille che possa trattarmi da amico". (...) Oso dire che c'è una nutrita schiera di pazzi che può chiamarmi amico e anche (pensiero ancor più punitivo) una nutrita schiera di amici che può chiamarmi pazzo.

Gilbert Keith Chesterton, Autobiografia.

Se vogliamo essere migliori dei nostri padri, dobbiamo essere almeno altrettanto buoni.

Gilbert Keith Chesterton, The Daily News, 14 Luglio 1906.


L’intero segreto del successo pratico del cristianesimo risiede nell’umiltà cristiana, per quanto imperfettamente sviluppata. Poiché, abolita ogni questione di merito o ricompensa, l’anima è improvvisamente liberata per incredibili viaggi.

Gilbert Keith Chesterton, Eretici.


Per umiltà si intende soprattutto un freno all'arroganza e all'infinito desiderio dell’uomo.


Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia

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Aggiornamento del 26 Agosto 2021:

È l'umiltà che rinnova eternamente la terra e le stelle. È l'umiltà, e non il dovere, che preserva gli astri dall'errore, dall'imperdonabile errore della rassegnazione noncurante; è per l'umiltà che i più antichi cieli sono per noi freschi e vigorosi. La maledizione che sopravvenne prima della storia ha steso su noi tutti una tendenza a stancarci delle meraviglie. Se noi lo vedessimo per la prima volta, il sole sarebbe la più bella e spaventevole delle meteore. Ora che lo vediamo per la centesima volta, lo chiamiamo, nell'orribile espressione blasfema di Wordsworth, «la luce del giorno comune». Noi siamo inclini ad accrescere le nostre pretese. Siamo inclini a chiedere sei soli, a chiedere un sole blu, a chiedere un sole verde. L'umiltà ci riporta costantemente nel buio primevo. Lì tutta la luce è lampeggiante, sconvolgente e istantanea. Fino a che non capiremo quel buio primevo, in cui non abbiamo né vista né aspettativa, non potremo rivolgere nessuna lode calorosa e infantile allo splendore sensazionale delle cose. I termini «pessimismo» e «ottimismo», come la maggior parte dei termini moderni, sono privi di significato. Ma se possiamo usarli in un qualunque, vago senso che abbia un qualche significato, possiamo dire che, in questa grande verità, il pessimismo è la base stessa dell'ottimismo. L'uomo che distrugge se stesso crea l'universo. Per l'uomo umile, e solo per lui, il sole è veramente un sole; per l'uomo umile, e solo per lui, il mare è veramente un mare. Quando guarda tutte le facce nella strada, egli si rende conto, non solo che gli uomini sono vivi, ma anche, e con un drammatico piacere, che non sono morti.

Gilbert Keith Chesterton, Eretici.

La verità è che ogni autentico apprezzamento poggia su un certo mistero di umiltà e quasi di oscurità. L'uomo che disse: "Beato colui che non si aspetta nulla, perché non verrà deluso", fa una lode alquanto inadeguata e addirittura falsa. La verità è: "Beato colui che non si aspetta nulla, perché verrà piacevolmente sorpreso".

Gilbert Keith Chesterton, Eretici.

Lo spirito cortese è lo sposalizio tra l'umiltà e la dignità.

Gilbert Keith Chesterton, Il pozzo e le pozzanghere.

C'è un corollario alla concezione di essere troppo orgogliosi per combattere. È che gli umili debbano fare la maggior parte dei combattimenti. 

Gilbert Keith Chesterton, L'uomo Eterno.

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Aggiornamento dell'8 Agosto 2022:


A essere umili sono sempre le persone sicure.


Gilbert Keith Chesterton, L'imputato


Aggiornamento del 20 Settembre 2022:

L’intero segreto del successo pratico del cristianesimo risiede nell’umiltà cristiana, per quanto imperfettamente sviluppata. Poiché, abolita ogni questione di merito o ricompensa, l’anima è improvvisamente liberata per incredibili viaggi.

Gilbert Keith Chesterton, Eretici.

Aggiornamento del 29 Aprile 2023:

“E allora” domandò Turnbull “che differenza c’è fra Satana e Cristo?”. “Semplicissimo: il Cristo è disceso all’inferno; Satana vi è caduto”. “Questa è una grande differenza?”. “Grande. L’uno di essi ha voluto discendere ed è salito. Un dio può essere umile: un demonio non può essere che umiliato”

Gilbert Keith Chesterton, La sfera e la croce.

Per l'uomo umile, e solo per l'uomo umile, il sole è davvero un sole; per l'uomo umile, e solo per l'uomo umile, il mare è davvero un mare. Quando guarda tutti i volti per strada, non solo si rende conto che gli uomini sono vivi, ma si rende conto con un piacere straordinario che non sono morti.

Gilbert Keith Chesterton, Eretici.

Il profeta del futuro di tutti gli uomini è umile? In effetti, nelle condizioni attuali del pensiero su cose come l'orgoglio e l'umiltà, sarà difficile rispondere alla domanda su come possa essere umile un uomo che fa cose così grandi e così audaci. Perché l'unica risposta è quella che ho dato all'inizio di questo saggio. È l'uomo umile che fa le cose grandi. È l'uomo umile che fa le cose audaci. È l'uomo umile che fa le cose audaci. È l'uomo umile che gode di spettacoli sensazionali, e questo per tre ovvie ragioni: primo, perché sforza gli occhi più di ogni altro uomo per vederli; secondo, perché ne è più sopraffatto e sollevato quando arrivano; terzo, perché li registra in modo più preciso e sincero e con meno adulterazioni rispetto al suo io quotidiano più banale e presuntuoso.

Gilbert Keith Chesterton, Eretici.



mercoledì 28 marzo 2018

A proposito del modo di citare di Chesterton...

L'altro giorno nel post qui sotto:


dicevo di Chesterton che "la sua missione sarebbe stata quella di dire a tutti che il mondo e la sua vita avevano un perché (grosso modo, a spanne, come lo so dire io, cioè "alla Chesterton", quello che sbagliava sempre le citazioni nei libri perché li citava "by heart", cioè a memoria. Io a orecchio). Ecco, quella fu la sua missione".

Ecco come si descriveva lui a questo proposito:


e cioè: «Potrei rilevare che tutte le citazioni qui riportate sono probabilmente errate. Cito a memoria sia per temperamento che per principio. Ciò è perché la letteratura è fatta per questo; dovrebbe essere una parte dell'uomo».

Marco Sermarini

martedì 27 marzo 2018

A proposito dei colori di Shakespeare, così vicini per Chesterton alla pittura veneta...

Paolo Veronese, La cena in casa di Levi







Cose che succedono a chi frequenta la Scuola Chesterton...

Un aforisma al giorno - Pennellate come nel San Francesco

Shakespeare compie il gran gesto - tipicamente rinascimentale - di spalancare i cancelli sul nuovo mondo di sole e di musica. Troviamo in lui - come in tutto il Seicento - quelle mille immagini di ricchezza e di meraviglia che a volte valeva la pena di chiamare, in un senso quasi sublime, sogni d'abilità vieni lui quel colore splendente che appartiene anche alla pittura veneziana, per esempio quando con la semplice pennellata di una parola sa tingere i mari del mondo di un rosso acceso.

Gilbert Keith Chesterton, Leggendo Shakespeare 

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Provate a leggere nella San Francesco d'Assisi il passaggio in cui parla del gusto di San Francesco per i colori… Secondo me era lui che vedeva tutti questi colori, il intravedeva nell'opera nella vita di questi illustri signori.

M. S.

Un aforisma al giorno - Parole sante

Un uomo che sa divertirsi è un uomo che ha pensieri interessanti, artistici e colmi di soddisfazione, mentre uno che si aspetta il divertimento da altri ha probabilmente pensieri brutti, sterili e aridi. La felicità di un popolo non deve essere giudicata dalla quantità di divertimento che viene per lui preparata, perché il divertimento può essere elargito come il cibo, in qualche grande negozio o da grandi attività; la felicità di un popolo è da giudicarsi in base al divertimento che egli sa creare per se stesso. In tempi più sani di questo, qualsiasi tipo di intrattenimento e di divertimento era creato dal popolo e non per il popolo.

Gilbert Keith Chesterton, Leggendo Shakespeare 

Un aforisma al giorno - “È Shakespeare che ha scritto noi...”





Gilbert Keith Chesterton, Leggendo Shakespeare 

lunedì 26 marzo 2018

La missione di Chesterton, cioè la nostra missione.



Qui sopra: un Chesterton attorno ai venticinque anni, forse un po' meno, forse un po' di più, quando aveva iniziato a lavorare per la sua missione. Seriamente, con gioia. Questo per dire che prima si comincia, meglio è.

Quante cose vorrei pubblicare di Chesterton!

A volte basta una paroletta al momento giusto per far partire una rivoluzione, e lui di parole rivoluzionarie ne ha dette davvero tante.

Sarebbe bello lasciargliele dire, ogni giorno. Le mie giornate spesso sono un po' piene, non sempre approdo, ma ci provo tutti i santi giorni.

Stasera, se avrò tempo, ne tirerò fuori qualcuna. Ci sono dei pozzi infiniti, tra le sue opere. L'Uomo Eterno negli ultimi tempi mi fa delle sorprese spettacolari.

Ogni giorno penso con gioia e trepidazione che Chesterton possa aiutarvi come sta aiutando la mia famiglia e me. Ci vuole coraggio di farlo parlare secondo i suoi schemi e i suoi desideri. Per cui spesso vi propongo il suo buon cuore, il suo regalare sassolini colorati a tutti, come i bimbi. Non sono cose piccole, sono cose grosse purché le prendiate sul serio, come i bimbi, per l'appunto.

Nei suoi diari giovanili Chesterton scrisse (dopo il tunnel tremendo da cui uscì grazie a Stevenson, Whitman e Giobbe) che la sua missione sarebbe stata quella di dire a tutti che il mondo e la sua vita avevano un perché (grosso modo, a spanne, come lo so dire io, cioè "alla Chesterton", quello che sbagliava sempre le citazioni nei libri perché li citava "by heart", cioè a memoria. Io a orecchio). Ecco, quella fu la sua missione. Qualcuno disse giustamente che la cosa più grande e bella che fece fu di dare speranza, e ci riuscì, eccome. Allora a mia volta vorrei darvi speranza, la Società Chestertoniana vuole darvi speranza, e siccome è fatta di piccoli uomini affida questo compito al Nostro Eroe. Aiutateci sempre, diffondete le sue frasi, i suoi aforismi, la sua faccia. Giovano a molti.

Ciao, e state contenti!

Marco Sermarini

venerdì 23 marzo 2018

Un aforisma al giorno - New York Times Magazine

Il mio atteggiamento nei confronti del progresso è passato dall'antagonismo alla noia. Ho smesso da tempo di discutere con gente che preferisce il Giovedì al Mercoledì perché è Giovedì.


Gilbert Keith Chesterton, New York Times Magazine, 11/2/23

Un aforisma al giorno - Ortodossia

Progresso dovrebbe significare che cambiamo sempre il mondo per adattare la visione, invece stiamo continuamente cambiando la visione.

Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia

Un aforisma al giorno - Eretici

Progresso è un comparativo del quale non abbiamo stabilito il superlativo.


Gilbert  Keith Chesterton, Eretici

mercoledì 21 marzo 2018

Un aforisma al giorno - L'Uomo Eterno

Almeno cinque volte (...) con gli ariani e con gli albigesi, con gli scettici umanisti, dopo Voltaire e dopo Darwin, la fede è andata, secondo tutte le apparenze, ai cani. In ognuno di questi cinque casi fu il cane che morì. Quanto più completo il collasso e quanto strano il rovescio, possiamo solo vederlo particolareggiata mente nel caso più prossimo ai nostri tempi.

Gilbert Keith Chesterton, L'Uomo Eterno

Andrea Monda su Shakespeare visto da Chesterton - Avvenire del 20 Marzo 2018

martedì 20 marzo 2018

Un aforisma di Hilaire Belloc da Twitter

Hilaire Belloc (@bellocquotes)
The real cause of our troubles is not capitalism but the condition on which capitalism depends: THE DESTITUTION OF THE MANY. Yes! What is too learnedly called "the proletariat," but what our fathers more simply and rightly called "General Destitution" is the root evil.


L’attualità di «Eugenetica e altri Malanni» di Chesterton - Daniele Barale su The Debater



Nel 1922 Chesterton ebbe l’ardire di “anticipare” i tempi, denunciando apertamente un pericolo che, in modo subdolo, stava diffondendosi nella società europea e nord-americana.
Lo fece attraverso il libro Eugenetica ed altri mali.
Senz’altro, non pochi coevi lo avranno considerato matto, ma d’altronde, si sa, nemo propheta in patria sua. A riabilitarlo come “profetico” da ascoltare ci pensiamo noi, cui sono dati da vivere questo tempo e la Grazia di esser idiosincratici a qualsiasi (dis)cultura mortifera.
Il gigante del XX secolo e di Beaconsfield ha predetto con lucidità che gli eugenetisti avrebbero realizzato un mondo efficientistico, in cui il valore dell’uomo sarebbe stato deciso dalla sua capacità di produrre benessere economico; in cui il matrimonio sarebbe stato deciso, scelto e imposto secondo criteri genetici, basati sulla “qualità della vita”, sulla felicità e realizzazione dell’essere umano fondato, appunto, sulla visione dell’uomo solo “produttivo”; una casta di medici avrebbe avuto l’ultima parola – tirannicamente – sull’intera umanità.
L’alleanza tra efficientismo tecnologico ed eugenetica (frutto di malthusianismo e spencerismo) che diviene lo strumento con cui lo “Stato servile” (leggere Hilaire Belloc, amico del nostro, per capire) elimina i poveri, i malati, “i non più produttivi”.
Sì, G.K.C “ci aveva già avvertiti” di ciò che in questi mesi abbiamo visto capitare ai piccoli Charlie Gard, Isaiah Haastrup, vittime a causa della morte di Stato. E la stessa sorte rischiano di subire Inés (in Francia) e Alfie Evans (connazionale dei piccoli sopracitati). Verso di loro e il volere dei genitori si è scatenato e si sta scatenando il “vero accanimento da rifiutare”, quello dei medici della casta e dei giudici – di varie corti, compresa l’europea dei diritti umani – chiamati in causa da questi; un accanimento che inficia il giuramento di Ippocrate, il buon senso comune e lede la dignità della vita umana, la patria potestà. Non a caso ai Gard e agli Haastrup prima, agli Evans e ai cari di Inés ora, hanno fatto e fanno pressioni per far morire (le cose van chiamate con il proprio nome, con buona pace di mons. Paglia) i loro figlinel nome di una falsa misericordiaimposta con mantra-slogan, quali “è un’ostinazione irragionevole lottare per tenerli in vita”, oppure, e peggio ancora, “il loro massimo interesse è morire”. 
Dunque, medici e magistrati più pericolosi delle malattie stesse, giacché uniti nel proposito di morte contro la volontà di quei genitori di amare e aver cura dei propri piccoli. Una volontà su cui nessun uomo, medici e giudici compresi, ha potere e davanti alla quale ci si deve inchinare; come la storia e sempre Chesterton ci ricordano, solo uno Stato servile può osare tanto: se si spezzano i legami familiari, è più facile sottomettere in modo totalitario gli uomini e le donne. Le liberal-democrazie d’oggi non hanno niente da invidiare a nazismo e comunismo, a causa del delirio eugenetico di onnipotenza, del nichilismo e del relativismo di cui soffrono.
Ecco ciò che giustifica i tentativi di ostacolare l’amore vero, rappresentato dai genitori per i figli malati, la speranza di vedere dei miglioramenti nella vita loro e degli altri malati, la possibilità di accompagnarli (quando la condizione non possa migliorare) fino alla fine, usando le cure palliative e portandoli a casa. Senza speranza e amore vero, ci sarebbero mai state personalità come Stephen Hawking, Andrea Bocelli?
Ecco perché, in ottica costi-benefici, alcuni medici e togati fanno di tutto per accorciarne la vita, col mettere i sostegni vitali (diritto inviolabile e inalienabile di ogni uomo) – respirazione, alimentazione, idratazione – sullo stesso piano (che in certi casi si possono sospendere). D’altronde, l’eugenetica parla di persone con “scarsa qualità di vita”. Parole che sono piaciute ai dottori di Charlie Gard e Isaiah, e che piacciono a quelli di Inés e Alfie. È perciò che i medici del Great Ormond Street Hospital non considerarono né la proposta di Papa Francesco per accogliere Charlie all’ospedale Bambin Gesù, né le dichiarazioni ufficiali della sua presidente “che la respirazione assistita – tra i supporti vitali intangibili – si interrompe solo a chi viene accertata la cosiddetta morte cerebrale”. Situazione che non ha riguardato Charlie e nemmeno Isaiahche non riguarda gli altri due bimbi; eppure, i primi si sono visti privati dei sostegni vitali, e i secondi rischiano, ora, la stessa sorte.
Ma i problemi non finiscono qui. Oltre ai danni alle persone, arriva perfino la beffa. Come avevo già riportato in un articolo per Vita Diocesana Pinerolese, il giudice Hayden, che ha ritenuto valida la scelta di sospendere i supporti vitali di Alfie contro la volontà dei suoi genitori, per sostenere tale sentenza ha strumentalizzato – sulla scia di Mr. Mylonas, rappresentante dell’Alder Hey Children’s Hospital di Liverpool, che l’aveva preceduto – Papa Francesco, “assolutizzando” un solo passaggio dell’intervento di questi sull’accanimento terapeutico (7 novembre scorso); nel tentativo di far credere agli Evans, per fiaccarne la volontà, perché cattolici, che il Papa avesse sostenuto la validità della sospensione dei sostegni vitali nel massimo interesse dei malati. Ovvio, nessuna delle parole del Papa citate da rappresentante e togato (e in nessun passo del messaggio o di altri testi di Papa Francesco e del Magistero cattolico precedente) – come ha sottolineato il prof.
Don Roberto Colombo sul sito Il dono della vita legato al card. Sgreccia – hanno dato e danno ragione loro. Anzi, il continuare a fornire al malato inguaribile il supporto fisiologico che gli consente di vivere è “supporto di saggezza”. Un simile sostegno vitale non è terapeutico – «nella misura in cui e fino a quando dimostra di raggiungere la sua finalità propria» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Risposta a quesiti della Conferenza episcopale statunitense circa l’alimentazione e l’idratazione artificiali, 2007) – e per questo non può mai venire lecitamente interrotto.
Farlo significherebbe anticipare intenzionalmente con un atto omissivo la morte del paziente, pur inevitabile nel tempo, e questo non rientra negli scopi delle cure palliative né in altro compito della medicina. Peraltro, – ha ricordato sempre il prof. Colombo – sono gli stessi medici che hanno esaminato Alfie e i referti delle indagini diagnostiche strumentali eseguite su di lui a constatare uno «stato semi-vegetativo», condizione clinica che lo avvicina – per alcuni aspetti e pur con le differenze del caso pediatrico – a quella oggetto del discernimento operato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nella risposta ai vescovi degli Stati Uniti, che riguarda i pazienti in stato vegetativo.
Però, tali parole non vanno ricordate solo ad Hayden e a Mylonas, bensì pure a quei cattolici che, come il già citato mons. Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, vanno sostenendo le malizie dei due funzionari. Da parte loro non una parola sulle strumentalizzazioni ai danni del Papa e degli Evas; tutti a parlare di accanimento terapeutico, quando il vero accanimento su Alfie (lo stesso subito da Charlie, Isaiah e Inés) è quello eugenetico.
Se noi cattolici non lo denunciamo, tra cui Paglia, sottolineo: il presidente della Pontifica Accademia per la Vita, smascherando le manipolazioni di laicisti “mortiferi”, ci mostriamo quali utili idioti nel loro tentativo di imporre una a-cultura dello scarto e della morte.
Azione che dobbiamo contrastare, per il bene nostro e di tutti gli uomini di buona volontà, credenti e non (perché la battaglia per la dignità della vita umana riguarda proprio tutti). Non per nulla il Santo Padre ha detto, nella parte furbescamente omessa da Mylonas e Hayden, che abbiamo il dovere morale di curare il malato «senza abbreviare noi stessi la sua vita». Perché “l’imperativo categorico è quello di non abbandonare mai il malato, di non scartare alcuna vita umana condannandola ad una morte anticipata perché giudicata  non degna di essere vissuta”.
Quindi, la missione del cattolico è costruire la civiltà dell’amore e dell’accoglienza, sulla scia dei grandi santi e autorevoli fratelli in Cristo e Maria, come Chesterton, senza scendere a patti con chi collabora con il “principe di questo mondo”. E le sfide “antropologiche”, come ben sappiamo, non sono solo oltre confine ma anche al di qua della nostra patria. In Italia bisognerà controllare il lavoro dei tribunali, i quali stanno già interpretando – come la professoressa Assuntina Morresi ha ben sottolineato su Tempi – la legge sul cosiddetto bio-testamento in senso eutanasico, usando quanto sta emergendo in Corte di Assise di Milano, nell’ambito del processo a Cappato sulla morte di Fabiano Antoniani, in arte dj Fabo: “Qui si sostiene che è il legislatore (cioè la maggioranza Pd-M5S che ha approvato il testo) ad avere intenzionalmente inserito l’eutanasia omissiva. Sarà sufficiente tutto questo per convincere la parte del mondo cattolico che si ostina a ‘vedere il buono’ di questa legge, a condannarla, e il nuovo parlamento a cambiarla? O dovremo rassegnarci ad avere anche noi i nostri Charlie, Isaiah, e forse Alfie?”.
[https://www.tempi.it/cari-cattolici-dobbiamo-rassegnarci-ad-avere-anche-noi-i-nostri-alfie#.WqpzWiPcnqA]
La fine della seconda guerra mondiale e l’avvento delle democrazie liberali sembravano aver fermato la diffusione dell’eugenetica, e invece non è così; la cronaca attuale ci mostra infatti che essa sta tornando in modo più prepotente e pericoloso. Ma Chesterton ci ricorda ancora, dalle pagine di Eugenetica e altri malanni: “La cosa più saggia del mondo è gridare prima del danno. Gridare dopo che il danno è avvenuto non serve a nulla, specie se il danno è una ferita mortale. Si parla a volte di impazienza popolare; ma gli storici seri sanno che molte tirannidi sono state possibili perché gli uomini si sono mossi troppo tardi. Spesso è essenziale opporsi a una tirannide prima che essa prenda corpo…”
Daniele Barale