giovedì 28 aprile 2016

Un aforisma al giorno

G. K. Chesterton (@GKCDaily)
We imitate everything in the Middle Ages—their crowns, swords, details in their architecture, everything except their genuine originality.


Lo stato infallibile - di G. K. Chesterton (dalla Distributist Review - traduzione di Umberta Mesina)

http://distributistreview.com/lo-stato-infallibile/

mercoledì 27 aprile 2016

Un aforisma al giorno

Chesterton Society (@AmChestertonSoc)
"There is no popular art or popular government without a tradition." - #Chesterton #ACS


martedì 26 aprile 2016

Un aforisma al giorno

Chesterton Society (@AmChestertonSoc)
"The conditions of our great industrial cities are not favourable to education or intelligence." - #Chesterton


lunedì 25 aprile 2016

I nuovi secoli bui - di G. K. Chesterton


I NUOVI SECOLI BUI


G.K.'S WEEKLY, MAY 21, 1927


Traduzione di Umberta Mesina, 22 aprile 2016

 

Certi critici ci dicono che desideriamo ritornare ai secoli bui, a proposito dei quali loro per primi sono completamente al buio. Sono al buio non solo riguardo a ciò che la frase dovrebbe significare, ma perfino riguardo a ciò che loro stessi intendono dire con essa. Nella migliore delle ipotesi, è un termine ingiurioso per indicare il Medioevo. Più spesso è un guazzabuglio di tutto e di qualunque cosa che vada dall'Età della Pietra all'epoca vittoriana. Un uomo parlava l'altro giorno dell'idea medievale che la nostra propria nazione debba essere favorita contro ogni altra nazione; evidentemente ignaro che quando l'Europa era medievale era assai meno nazionale. Qualcun altro parlava del concetto medievale di una moralità diversa per gli uomini e per le donne; mentre la moralità medievale è una delle poche che si applicasse in maniera quasi identica ad entrambi. 

Se parlano con tanta ignoranza del Medioevo, di cui perfino gli storici stanno cominciando a sapere qualcosa, naturalmente sapranno anche meno dei secoli bui, di cui nessuno sa granché. I secoli bui, in senso proprio, furono quel periodo durante il quale la continuità culturale è quasi annientata tra la caduta di Roma e l'ascesa della società medievale; il tempo delle guerre barbariche e del primo delinearsi del feudalesimo. Naturalmente questo critici sanno assai poco di questo periodo; ne sanno talmente poco da arrivare a dire che lo rivogliamo. E tuttavia la cosa più strana, tra tutte le strane cose che dicono, è il fatto che c'è della verità in ciò che dicono. In un senso del tutto diverso da quello che intendono loro, c'è veramente un'analogia tra la nostra posizione e quella delle genti dei secoli bui. 

Un modo per considerare la cosa è che entrambi siamo di fronte a un possibile trionfo della barbarie. Come ai loro tempi una potenza militare nuova e sproporzionata sorse nelle province, così nel nostro caso una potenza finanziaria nuova e spropositata è sorta nelle colonie. Allora Roma era a volte più debole delle legioni transalpine;  adesso l'Europa è a volte più debole delle banche transatlantiche. Le vie di Londra sono alterate, se non distrutte, da tribù che si potrebbe legittimamente chiamare Vandali; e al posto dell'anarchia oltre il Vallo romano abbiamo l'anarchia di Wall Street. Ma anche se potremmo tracciare paralleli così inconsistenti per divertimento, sarebbe davvero profondamente ingiusto nei confronti dell'America, che ha ereditato alcune tradizioni romane più nettamente di noi; per esempio, la tradizione della repubblica. 

Un modo assai più veritiero di esporre l'analogia è questo: che qui la storia si sta ripetendo, una volta tanto, in relazione a una certa idea, che si può descrivere al meglio come l'idea del santuario. [In inglese, il termine sanctuary significa sia "santuario" sia "rifugio, asilo" perché anticamente chi si rifugiava all'interno di una chiesa non poteva essere arrestato. In italiano questo doppio significato non esiste. N.d.T.]

Nei secoli bui le arti e le science si rifugiarono nei santuari. Questo era vero a quel tempo in un senso particolare e tecnico; perché si rifugiarono nei monasteri. Siccome noi lodiamo la sola cosa che salvò tutto dalla rovina, siamo accusati di lodare la rovina. Siamo accusati di desiderare i secoli bui perché lodiamo le poche candele sparse che furono accese per fugare il buio. Siamo accusati di desiderare il diluvio perché siamo riconoscenti all'Arca. Ma la questione immediata qui è storica prima che religiosa; ed è un fatto attestato da ogni storico che tutta la cultura che si potesse trovare in quel barbarico periodo di transizione, si poteva trovare in massima parte nel riparo degli istituti monastici. Possiamo disprezzare o ammirare la forma che quella cultura prese in quel riparo; ma nessuno nega la tempesta da cui essa fu riparata. Nessuno nega che san Dunstan fosse più colto di un pirata danese o che ci sia più arte negli archi gotici che nelle scorrerie dei Goti. Ed è in questo senso, di scienza e arte che cercano riparo nel santuario, che mi sembra esistere una vera analogia tra l'anarchia barbarica e il progresso di cui godiamo oggi. 

Alcuni, perfino nel mio stesso ambiente morale e religioso, mi hanno chiesto come mai do tanta importanza alla Proprietà, che se è un desiderio umano può anche facilmente essere una bramosia umana. Ammetto che il mio principale impulso non è tanto di impedire che essa sia denunciata per motivi ideali quanto di prevenire che sia difesa per motivi di cinismo. Posso ascoltare pazientemente per ore un comunista che continua a ripetere che la Proprietà non è necessaria perché gli uomini devono sottomettere gli interessi egoistici agli ideali sociali. Comincio a spaccare la mobilia solo quando qualcuno comincia a dimostrare che la Proprietà è necessaria perché gli uomini sono tutti egoisti e ognuno deve pensare a se stesso. La ragione che giustifica la Proprietà non è che un uomo deve pensare a se stesso; ma, al contrario, che un uomo normale deve pensare ad altre persone, fossero solo una moglie e una famiglia. È che questa unità dovrebbe avere una base economica per la sua indipendenza sociale. Se pensasse solo a se stesso, potrebbe essere più indipendente da vagabondo; potrebbe essere più sicuro da servo. Ma il punto che m'interessa ora è che io apprezzo la Proprietà perché è una cosa nobile. Posso rispettare il rivoluzionario che la detesta perché è una cosa ignobile. Ma mi rifiuto di avere a che fare con il cinico che la apprezza perché è una cosa ignobile. Credo però che in questa crisi storica essa sia diventata una cosa non solo giusta ma, in un senso speciale, sacra. La vera proprietà sarà tanto più sacra in quanto sarà piuttosto rara. Sarà un'isola di cultura cristiana in mari di deriva insensata e di mutevoli umori sociali. 

In breve, credo che siamo giunti al tempo in cui la famiglia sarà chiamata a sostenere la parte che anticamente fu del monastero. Vale a dire, si ritireranno in essa non soltanto le virtù caratteristiche che sono sue proprie, ma i mestieri e le pratiche creative che un tempo appartennero a ogni sorta di altre persone. 

Negli antichi secoli bui, era impossibile convincere i capi feudali che aveva più valore coltivare erbe medicinali in un piccolo giardino che devastare una provincia dell'impero; che era meglio decorare l'angolo di un manoscritto con foglia d'oro piuttosto che accumulare tesori e indossare corone d'oro. 

Quelli erano uomini d'azione; erano energici; erano pieni di forza e vigore, di esuberanza ed energia. In altre parole, erano sordi e ciechi e in parte folli, e piuttosto simili a milionari americani. 

E siccome erano uomini d'azione, e uomini del tempo, tutto ciò che fecero è svanito dalla terra come vapore; e nulla rimane di tutto quel periodo se non le piccole immagini e i piccoli giardini fatti dai piccoli monaci gingilloni. 

Come niente avrebbe convinto uno degli antichi barbari che un erbario o un messale potesse essere più importante di un trionfo e di uno strascico di schiavi, così niente potrebbe convincere uno dei nuovi barbari che un gioco di nascondino possa essere più educativo di un torneo di tennis a Wimbledon o che una tradizione locale raccontata da una vecchia balia possa essere più storica di un discorso imperiale a Wembley. Il vero carattere nazionale dovrà rimanere per un po' di tempo un carattere domestico. Come la religione anticamente andò in ritirata, così il patriottismo deve ritirarsi nella vita privata. Questo non significa che sarà meno potente; alla fine può essere più potente, proprio come i monasteri divennero enormemente potenti. 

Ma è ritirandoci in questi forti che possiamo restare in vita e fiaccare l'invasione; è accampandoci su queste isole che possiamo attendere l'abbassarsi della marea. Proprio come nei secoli bui il mondo di fuori fu abbandonato alla vanagloria della pura e semplice rivalità e violenza, così in quest'epoca passeggera il mondo sarà abbandonato alla volgarità e a mode gregarie e a ogni sorta di frivolezza. È come il Diluvio; e non solo perché è instabile come l'acqua. Noè aveva una casa galleggiante che sembra aver contenuto molte altre cose oltre ai comuni animali domestici. E molti uccelli selvatici dal piumaggio esotico e molte bestie selvatiche di una fantasia quasi da favola, molte arti considerate pagane e scienze considerate razionaliste possono venire in tempi così tempestosi ad appollaiarsi o a fare la tana al riparo del convento o del focolare. 




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domenica 24 aprile 2016

Due novità, qualche notizia

Lindau ha appena pubblicato due novità chestertoniane.

L'uomo che sapeva troppo vanta un primato singolare: è il primo inedito pubblicato dopo la ormai leggendaria carestia chestertoniana o, come tra amici diciamo, dopo l'oblio patito da Chesterton in Italia (e non solo: ricordate tutti cosa ci hanno detto Aidan Mackey nel 2013 e Dale Ahlquist nel 2015). Lo pubblicò a fine 2006 Mondadori tra i suoi Gialli, che escono solo in edicola e che non vengono solitamente ristampati, essendo pubblicazioni periodiche come le riviste. Lindau lo ha nuovamente tradotto affidandolo alla nostra Annalisa Teggi ed eccolo qui.

L'altro è un superinedito perché in Italia non aveva mai visto la luce. Il titolo italiano inganna, perché dietro di esso si celano i Tales of the long bow, classe 1925, singolarissimi racconti che si vanno ad aggiungere al numero notevole delle opere di GKC che Lindau ha pubblicato.

Due tasselli in più della narrativa chestertoniana a disposizione degli italiani (ed a questo punto per la narrativa saremmo a buon punto).


sabato 23 aprile 2016

Chesterton su Shakespeare - Fr. James Schall su Imaginative Conservative

ImaginativeConservat (@imaginativecons)
Mr. Shakespeare's Plays: G.K. Chesterton on Shakespeare (essay by Fr. James Schall) ow.ly/4mZsvh


Un aforisma al giorno

GK Chesterton (@GKChestertonian)
"Man can be defined as an animal that makes dogmas." #Chesterton


venerdì 22 aprile 2016

Rod Dreher continua a parlare della Scuola Chesterton partendo da Chesterton.

Rod Dreher
Rod Dreher, il blogger americano che abbiamo incontrato negli scorsi mesi ed il cui blog riceve una milionata di visite al giorno, ha preso in grande simpatia la Scuola Chesterton di San Benedetto del Tronto (che vede il nostro presidente Marco Sermarini tra i fondatori) e i Monaci di Norcia.

Ieri ha letto, nella Distributist Review del nostro amico Richard Aleman, un interessante articolo di Chesterton del 1927 che vorremmo tradurre e farvi leggere. Il titolo è The New Dark Ages, uscì sul G. K.'s Weekly il 21 Maggio 1927. L'Età Oscura di cui Chesterton parla è quella tra la caduta dell'Impero Romano e la rinascita del Medioevo, ed è proprio a pennello con la tesi di Rod Dreher meglio nota come Benedict Option (o - in italiano, che non fa mai male - Opzione Benedetto). Rod ritiene che la Scuola Chesterton e i Monaci di Norcia siano le espressioni più mature della Benedict Option. In questo articolo si fa cenno particolarmente alla Scuola.

È tutto in inglese, abbiate pazienza se farete qualche difficoltà, ma vi consigliamo caldamente di leggere Chesterton, è così vicino ai motivi che hanno mosso i chestertoniani di San Benedetto del Tronto e che stanno muovendo decine di persone in Italia.

Qui sotto l'articolo di Rod, che ringraziamo:

Richard Aleman

E qui l'articolo di Chesterton preso dalla Distributist Review, che è una fonte inesausta di cose belle e che ispirano a fare e a costruire positivamente la Chiesa Cattolica qui ed ora (per queste segnalazioni ringraziamo Richard Aleman):

Qui è ritratto quel famoso momento in cui Chesterton chiese: dove dovrei...?

Chesterton è famoso per la sua absent-mindedness, ovverosia per la sua sbadataggine, distrazione, testa tra le nuvole, come preferite.
Lui rispondeva raggiante come un serafino che in realtà non era absent-minded in quella certa cosa (cose trascurabilissime, come attraversare strade frequentate come Fleet Street leggendo un libro, preferibilmente sotto la pioggia a cielo rotto, senza avvedersi del passaggio di automobili o carrozze, oppure andare in carrozza a casa e lasciare il guidatore a cassetta  sotto casa dicendogli di aspettarlo un attimo e scendere invece dopo quattro ore circa pagando tutto il dovuto senza battere ciglio, oppure…) ma era present-minded in qualcos'altro…

Impareggiabile. Ci sono centinaia di episodi in proposito. Mi sono sempre riproposto di formarne un'antologia dei migliori, lo farò prima o poi.

Il più famoso di questi episodi lo racconta egli stesso nella sua Autobiografia affermando simpaticamente ma in maniera poco convincente che si trattava di una leggenda.

Si trovava in giro per l'Inghilterra da tempo per una tournée di conferenze, quando ad un certo punto lo colse un dubbio che scelse di risolvere nel seguente modo, che nel collegamento qui sotto è ben illustrato con una simpaticissima vignetta (che non possiamo esporre per questioni di diritti d'autore ma che vi consigliamo di vedere).

In sostanza scrisse a sua moglie Frances, che ogni giorno che passa ci rendiamo conto abbia svolto una insostituibile funzione sociale nel preservarlo, il seguente telegramma (nota bene: risposta pagata):

"Sono a Market Harborough. Dove dovrei essere" (letteralmente: "Am at Market Harborough. Where ought I to be").

La risposta pagata fu del seguente letterale tenore:

"A casa" (letteralmente: "Home")...

http://www.lookandlearn.com/history-images/B301769/G-K-Chesterton-Am-in-Market-Harborough-Where-ought-I-to-be?img=2&search=G+K+Chesterton&bool=phrase

Qui sotto poi ci sono altri disegni, ma stavolta di Chesterton, sempre dallo stesso sito Look and Learn (sfogliate le pagine, ce ne sono diversi e molto belli, alcuni sono tratti dal libro del suo amico Edmund Clerihew Bentley, Biography for Beginners, tutto scritto in clerihew, cioè brevi componimenti di quattro versi che illustrano la vita del personaggio, possibilmente in maniera umoristica. È lo sport ufficiale dei chestertoniani del mondo, Dal Ahlquist uno dei maggiori esponenti di quest'arte):


Marco Sermarini

Dorothy Day era distributista, prossimo passo nella sua causa di canonizzazione- dal Catholic Herald

Catholic Herald (@CatholicHerald)
Cardinal Dolan announces next step in Dorothy Day's canonisation buff.ly/1Wfz2BV pic.twitter.com/hApjt4dnGx




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giovedì 21 aprile 2016

Chesterton in tutte le salse e ovunque...

Tempo fa abbiamo ricevuto queste due mail di Mario Sarritzu, chestertoniano sardo di vecchia data, fedelissimo.
Ci sembrano belle cose e le condividiamo con voi:

_____________________________

Caro Presidente,

sono stato invitato  da un'amica a parlare in una radio locale (Radio Mogoro), per una rubrica da lei curata (dal nome "Vodoo time").

Il contesto, per un cattolico, è molto "sui generis". 

E' una trasmissione che parla di tarocchi (sì, esatto hai capito bene..) e il tema sarà la temperanza (che, se non erro, è anche una carta dei tarocchi…).

Oltre a mandare in onda un mio brano di musica elettronica, sono stato chiamato a fare un intervento di circa 10 minuti sul tema. 

Inutile dire che, tra le varie citazioni (Platone, San Tommaso, Catechismo & Sacre Scritture, Shakespeare, Tolstoj.. il concetto di limite e la musica..), parlerò del nostro Gilbertone...

Insomma, come un bel cavolo a merenda, bello pacifico, salto fuori con questi argomenti.

Speriamo che quel poco che dirò (male, perchè sono un pessimo oratore e di sicuro mi incepperò tantissimo..) getti un piccolo semino di curiosità su Gilbertone e avvicini più anime a Dio.

Ma questo lo facciamo fare alla intercessione sua e di Maria. Io.. ci metto solo la faccia.

Perché ti scrivo? Forse per prendere un po' di coraggio, dato che ne avrò bisogno, e poi per ringraziare te e i tuoi collaboratori per le opere che portate avanti nella diffusione di un sano pensiero cristiano.

E un po' anche per lui.. è un modo per dirgli grazie. Leggere le sue opere mi ha cambiato la vita. In meglio of course ;)

A presto,

Mario
_______

Il giorno dopo:

________

Grazie del sostegno!

è andata alla grande e un sacco di persone si sono interessate a Gilbertone grazie ai suoi aforismi acuti e taglienti!

ho avuto modo di palare con qualche ascoltatore, nonchè con gli altri speaker, e si sono dimostrati interessatissimi nel leggere qualche suo libro.

per la serie.. ogni occasione è buona per parlare di Chesterton

grazie ancora e a presto!

Mario

Un Buzzati sulla linea delle "foglie verdi d'estate"

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

___________________________

Buongiorno a tutti Voi, 

a proposito delle battaglie chestertoniane sulle foglie che sono verdi in estate, volevo segnalarVi un altro autore italiano che può essere un valido alleato, dopo naturalmente l'insuperabile Guareschi. Si tratta di Dino Buzzati, del quale vi consiglio la lettura del profetico racconto "Le montagne sono proibite" del 1949 (addirittura!).

Buon lavoro e buona battaglia a tutti Voi.

Giannantonio Sampognaro - Brescia

lunedì 18 aprile 2016

Un altro San Francesco d'Assisi


Ed ecco un'altra novità, anche se in realtà si tratta di un titolo che ha già avuto un bel numero di edizioni in italiano e da tempi molto molto risalenti.
Forse è uno dei titoli che in passato ha conosciuto più successo proprio negli ambienti francescani.

Ora a ripubblicarlo è Edizioni Terra Santa, il centro editoriale della Custodia Francescana di Terra Santa (che ha inserito un singolare sottotitolo: "raccontato alle donne e agli uomini di poca fede che lo hanno in simpatia"). Ci fa molto piacere che il San Francesco di Chesterton torni tra i francescani per volontà dei francescani stessi. E' poi molto bello che sia proprio la Custodia di Terra Santa a farlo: Chesterton (è lui stesso che lo dice) ebbe l'ultima decisiva spinta alla conversione al cattolicesimo proprio dopo ed a causa del viaggio in Terra Santa. Fece solenne promessa di entrare nella Chiesa di Roma al ritorno in Europa, esattamente a Brindisi, in una chiesa vicino al porto, appena attraccato, nei giorni attorno alla Pasqua del 1920.

Penso che i francescani di Terra Santa saranno contenti se lo sapranno.

Noi gli facciamo i complimenti per l'idea di introdurre nel nuovo catalogo proprio questo bellissimo e fecondissimo titolo di Chesterton.

Il poeta e i pazzi per Fuorilinea

 Ecco calda calda una novità chestertoniana che vede coinvolti due amici, Paolo Pegoraro come curatore ed Annalisa Teggi (neomamma per la terza volta, ancora auguri!) come traduttrice). L'editore è Fuorilinea dell'amico Franco Isoardi che già ha pubblicato L'età vittoriana nella letteratura, che mancava da tanto tempo.

Anche questo titolo mancava da tempo, adesso non avete scuse e potrete finalmente rileggere le avventure di Gabriel Gale nuovamente tradotte e curate.

Presto su Pump Street.

sabato 16 aprile 2016

Piccoli Chestertoniani arrivano!

Oggi è nata Matilde, figlia di Annalisa Teggi (traduttrice di Chesterton e nostra cara amica) e di Davide Galeotta (in arte Gabriel Gale), sorellina di Michele e Martino.

Tantissimi auguri da tutti noi chestertoniani! Adesso è la più piccola Chestertoniana d'Italia ma azzardo: del mondo!

Ovviamente non può mancare quanto segue:

"L'avventura suprema è nascere. Così noi entriamo all'improvviso in una trappola splendida e allarmante. Così noi vediamo qualcosa che non abbiamo mai sognato prima. Nostro padre e nostra madre stanno acquattati in attesa e balzano su di noi, come briganti da un cespuglio. Nostro zio è una sorpresa. Nostra zia, secondo la bella espressione corrente, è come un fulmine a ciel sereno. Quando entriamo nella famiglia, con l'atto di nascita, entriamo in un mondo imprevedibile, un mondo che ha le sue strane leggi, un mondo che potrebbe fare a meno di noi, un mondo che non abbiamo creato. In altre parole, quando entriamo in una famiglia, entriamo in una favola".

Gilbert Keith Chesterton, Eretici

venerdì 15 aprile 2016

Dibattito di Shaw & Chesterton: Gli animali hanno un'anima? 15 Aprile 1925 | The Guardian

Do animals have souls? Shaw & Chesterton debate: archive 15 April 1925 | World news | The Guardian

È in inglese, ma intanto ve lo diciamo. Oggi è l'anniversario di uno dei tanti dibattiti-sfida tra GKC e GBS.

Ne abbiamo parlato più volte, di recente abbiamo scritto la storia di "Do we agree?", la sfida di cui alla arcifamosa foto di Belloc, Chesterton e Shaw. 

Questo è un altro dibattito, segnalato dal quotidiano inglese di sinistra The Guardian.

Un saggio di Joseph Pearce su GKC e TSE - da The Imaginative Conservative

ImaginativeConservat (@imaginativecons)
G. K. Chesterton & T. S. Eliot: Friends or Enemies? (essay by Joseph Pearce) ow.ly/10ADTM




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L'uomo comune - di Fabio Trevisan (da Riscossa Cristiana)

"L'emancipazione moderna si è rivelata una nuova persecuzione dell'uomo comune".
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A distanza di circa un secolo, siamo costretti a dar ragione a Chesterton. Chi pensava che il progresso materiale, la proclamazione dei "diritti" (dall'emancipazione delle donne alle rivendicazioni sociali) fossero apportatori di nuove libertà ha dovuto constatare e ricredersi. Quella che è davvero aumentata è una sempre più palese oppressione: la donna è stata svuotata della propria femminilità al punto da esserle negato persino il concepimento naturale; alla famiglia è stata sottratta la prole dopo aver diviso la moglie dal marito; il risparmio è stato reso impossibile da una leva finanziaria opprimente.
Si potrebbero citare tanti altri esempi ma ciascuno porterebbe ad una medesima conclusione: "L'emancipazione moderna si è rivelata una nuova persecuzione dell'uomo comune". Il progresso ha perseguitato l'uomo comune e si è formato come un'anti-chiesa: "Il progresso ha una sua agiologia, un suo martirologio, un suo insieme di leggende miracolose, come una qualsiasi altra religione". Qual è la più famosa fantasia progressista che ha permesso l'avanzarsi della persecuzione? Chesterton (1874-1936), pur non avendo vissuto il giovanilismo e la rivoluzione del '68, non aveva dubbi: "La più famosa è la fantasia secondo la quale la persona giovane e progressista sarebbe sempre martirizzata da quella vecchia e ordinaria. E' falso. E' la persona vecchia e ordinaria a essere quasi sempre il martire. E' la persona vecchia e ordinaria a essere sempre più spogliata di tutti i suoi vecchi e ordinari diritti". 
Chesterton era ben consapevole di andare contro le convinzioni moderne e si sforzava di allontanare da sé ogni intellettualismo e ogni riferimento alla mondanità e alle mode. Egli soleva andare, anche all'apice della sua popolarità, nelle vecchie osterie, soprattutto quelle con le insegne colorate, dove si poteva mangiare il pane umile e bere il vino rosso dei cristiani. In quelle locande, in quelle taverne malviste dall'aristocrazia intellettuale della sua epoca, egli si sentiva soltanto un uomo, un uomo comune: "E' certo che molti pensatori e scrittori moderni provano un vero disprezzo per l'uomo comune; è altrettanto certo che io stesso provo disprezzo per coloro che provano tale disprezzo". 
Egli rilevava che gran parte degli errori progressisti fossero causati dall'uomo non comune: "Chiunque potrebbe prevedere che gli ignoranti commetteranno errori. Ciò che invece nessuno avrebbe potuto pensare o osato immaginare sono gli errori degli acculturati…E' un fatto storico che le catastrofi che abbiamo vissuto e che stiamo attualmente vivendo non siano state causate dalla gente pratica e prosaica che si ritiene non sappia nulla, bensì dalla gente assolutamente teorica che sapeva di sapere tutto. Il mondo può trarre una lezione dai propri sbagli, ma si tratta soprattutto degli errori di chi impartisce lezioni". 
Fu proprio l'uomo non comune che condusse l'uomo sulla strada del progresso, verso la prigionia, quella che ancora stiamo vivendo. Ecco perché ogni emancipazione, ogni moda si rivelano ingannevoli, illusorie e lasciano dietro di sé una traccia dell'oppressore. Una presunta maggiore libertà che soffoca le vere e naturali libertà dell'uomo comune.

Un aforisma al giorno (per chi dice che la vita è monotona)

Quelle che chiamiamo cose insignificanti sono in realtà minuscole appendici di racconti innumerevoli; un'esistenza ordinaria e incolore è pressappoco la mescolanza disordinata di diecimila romanzi gialli.

Gilbert Keith Chesterton, La Nonna del drago ed altre serissime storie

Da Campari e De Maistre un articolo del nostro amico chestertoniano Matteo Donadoni che parte da un equivoco chestertoniano...

"PREAMBOLO – Provateci voi a far scrivere un pezzo sull'Otello ad un geloso cronico, un sociopatico con un ego più lungo del proprio profilo. Ovvio che non gli basteranno trecento giorni. D'altra parte, come dicevano a Cuba, se Karl Marx fosse stato cubano, sarebbe fuggito a Miami. 
Sono invece sufficienti tre minuti di chestertoniano misunderstanding con il mio amico (lo chiamo amico abusandone del buon cuore)Marco Sermarini sul pezzo The Old Donkey in the Empire's Ruins, di Rod Dreher, giornalista della Louisiana – e già questo me lo rende simpatico – apparso su The American Conservative in relazione al mio Chi si è iscritto alla Grammar School di Stratford? Su come dovrebbe essere risistemato il sistema educativo. Tre minuti in cui Marco saggiamente dava consigli distributisti al sottoscritto, il quale, somaro volante, straparlava circa l'educazione dei panda – supponendo si riferisse al pezzo su Kung Fu Panda 3. Ne è nata così una commedia degli equivoci breve e spettacolarissima, nonché uno dei più bei complimenti che io abbia ricevuto nella mia vita (esclusi quelli ricevuti sotto un ombrello da una donna): "Ecco! Siamo Chestertoniani di serie A!". Ma essere definito chestertoniano di serie A dal più chestertoniano d'Italia è un onore, per cui lo dico forte: "Me ne Fregio!"
Io per caratteraccio, e vezzo d'esibire rosari in momenti non opportuni, sono più affine a Belloc, ma, ad ogni buon conto, come direbbe forse Hilaire, bisogna pure che il Bardo abbia un tributo di almeno tre pezzi".


Il resto qui sotto:

Novità Chestertoniana...

51UZCwWCUqL._SX331_BO1,204,203,200_Titolo: L'uomo che si mise un cavolo come cappello
Autore: Gilbert Keith Chesterton 
Editore: Lindau
Pagine: 248
Genere: Racconti
Prezzo di copertina/ebook: € 21,00 – € 14,90
Data di uscita: 28/04

In un imprecisato villaggio della campagna dell'Inghilterra occidentale, un colonnello in pensione, rispettabile e attraente, se ne va in giro con un cavolo per cappello. Un romantico avvocato dà fuoco al Tamigi. Un aviatore professionista, con l'aspetto di un poeta, fa volare i maiali. Uno sfuggente reverendo cavalca un elefante bianco. Un milionario americano in trasferta, innamorato del «paesaggio feudale inglese», regala la terra ai suoi fittavoli. Un astronomo scopre una mucca che salta sulla luna. Un comandante costruisce castelli in aria. A prima vista, i personaggi di questi racconti, tutti sodali della Lega dell'Arco Lungo, potrebbero sembrare un po' eccentrici ma, come ci svela uno di loro, non si può essere eccentrici senza un centro e in effetti è il mondo che continua a muoversi e a modificarsi mentre noi stiamo fermi. La Lega dell'Arco Lungo vuole proteggere la terra e distribuire la proprietà ai piccoli agricoltori, e lo farà mettendo in atto una vera e propria rivoluzione che si nutre e si esprime in paradossi e nonsense, per rovesciare il punto di osservazione sul mondo e per svelare l'inganno e la corruzione dei potenti, cercando di trovare nuovi modi per fare ciò che di «vecchio» è ancora praticabile e giusto.

mercoledì 13 aprile 2016

Torniamo da Capra e Chesterton

Dicevamo giorni fa della connessione tra Frank Capra e G. K. Chesterton.

George Bailey interpretato da James Stewart
E’ venuto in mente a tanti di noi che Capra, nel tratteggiare il protagonista di La vita è meravigliosa (George Bailey), pensi proprio a Innocent Smith, ossia l’Uomo Vivo (questo film potrebbe entrare tranquillamente nella nostra rubrica Chesterton in altre parole, e a questo articolo diamo appositamente anche quest'etichetta). L'idea di qualcosa di chestertoniano è comunque chiara anche in altre sue opere.

Frank Capra
Per quanto Capra abbia avuto una vita tribolata dal punto di vista della fede (nacque nella cattolicissima Sicilia, voleva diventare prete, poi durante gli anni del college abbandonò la fede cattolica e abbracciò un certo scientismo, si innamorò di una donna presbiteriana... In ogni caso sembra che non mancasse mai alla messa di Natale e di Pasqua: che personaggio… Sposò poi una donna che faceva parte della Chiesa della Christian Science ma egli non diventò mai un christian scientist).


L'apertura del film La vita è meravigliosa
Myles Connolly
Conobbe Miles Connolly, l’autore di Mr. Blue, un cattolico "tutto d’un pezzo" (sembra che Capra lo definisse "violently Catholic”). Connolly conosceva Chesterton e Belloc e li convinse a scrivere per la sua rivista (d’altronde si dice che Mr. Blue sia stato una diretta conseguenza della lettura del San Francesco d'Assisi di Chesterton). Ebbene, Connolly parlò a Capra di Chesterton e Belloc e citò quest’ultimo durante il loro primo incontro. Connolly era aveva il desiderio di ricondurre (è il caso di dirlo...) Capra all’ovile, e cercò di farlo proprio attraverso Chesterton e Belloc. Affermava che egli dovesse sfruttare meglio il suo talento facendo film più seri, e Capra descrisse questo periodo come caratterizzato da quest'amicizia odio/amore (evidentemente Connolly non lo mollava ed aveva stima delle sue doti).

In ogni modo, i film che Capra concepì dopo questo periodo sono tutti influenzati dall’idea della “tentazione della fede”, dal rapporto tra fede e scienza, dall’idea di scetticismo messa in dubbio dalla fede. In fondo, quando nei suoi film Capra offre una soluzione, è sempre una soluzione positiva, contro il dubbio e per la positività, e questa è la critica più marcata che gli viene rivolta, proprio perché il mondo ama crogiolarsi nei dubbi senza risolverli.

Vedere l’influenza di Chesterton nell’opera di Capra è quindi giusto e in un certo senso provato, visto che Connolly cercò di usare questi suoi amici speciali e le loro opere per mettere dei buoni semi nel cuore di Capra. Il regista italoamericano, dal canto suo, alla fine della sua carriera donò segretamente molti soldi per opere di evangelizzazione cattolica.



martedì 12 aprile 2016

Un aforisma (altrettanto splendido, per intenditori) al giorno

Chesterton Society (@AmChestertonSoc)
"I have . . . a sincere enthusiasm for the #obvious." - #Chesterton #GKC #ACS




Inviato da iPhone

Un aforisma (splendido, per intenditori) al giorno


G. K. Chesterton (@GKCDaily)
Thinking is a narrowing process. It leads to what people call dogma.


Chesterton è attuale - Citazioni assortite ed inattese.

Vi abbiamo segnalato tempo fa come spesso venga citato Chesterton, a proposito e a sproposito, ma come in ogni caso rimanga una fonte notevole di brucianti aforismi (anche se spesso viene da dire: perché non lo leggete tutto intero e senza prendere ciò che vi fa più comodo? In Italia abbiamo illustrissimi esempi di "selezione", tra cui merita di essere ricordata l'attività che in tal senso compie l'attuale presidente del Consiglio della Repubblica Italiana - gli abbiamo anche lanciato via amatissimo Twitter qualche invito a non selezionare...). In ogni caso se dovessimo passare il nostro tempo a stigmatizzare usi più o meno propri del Nostro staremmo freschi, dovremmo assumere un battaglione di segretarie e collaboratori dediti solo a questo. Per cui ci limitiamo a mettere becco nell'affare ogni tanto, pensando di averne titolo. A volte è anche divertente, a volte un po' meno, come quando dobbiamo assistere allo scempio (ma lì non taciamo: vedi quanto detto a proposito del Nostro dal professor Alberto Melloni anni fa).

Premesso ciò, stamattina abbiamo trovato in rete una notissima (e spesso "ignorata" dai giornalisti) citazione sulla censura dei giornalisti (leggi: operata dai giornalisti) in un articolo di Renato Farina sul settimanale Tempi a proposito della fusione tra i gruppi dei quotidiani La Stampa e La Repubblica.

Poi c'è una citazione da padre Brown addirittura da Giovanni Maria Flick, già presidente della Corte Costituzionale e ministro della Giustizia) in un'intervista data al quotidiano Il Mattino.

Da ultimo una citazione tratta dal quotidiano israeliano Haaretz, il che desta ancora più stupore vista la non buona fama (assolutamente immeritata) che gode il Nostro tra gli ebrei. È un quotidiano liberal e questo fa suonare il tutto ancora più "originale". L'articolo si chiude con la citazione tratta da An unpractical man, che in realtà sarebbe Wanted: an unpractical man e che non è un'opera di GKC ma un capitolo di Cosa c'è di sbagliato nel mondo. Quasi quasi glielo regaliamo...

Qui sotto tutto l'armamentario.




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lunedì 11 aprile 2016

sabato 9 aprile 2016

Lettura curativa


Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Buondì, come stai? 
In questa settimana ho consigliato la lettura di Radio Chesterton ad una collega molto amareggiata per molte vicende della sua vita... Ogni giorno mi ha richiesto il libro e torna, dopo averne letto alcune parti, con un sorriso sulle labbra... Il nostro caro Gilbert continua a fare piccoli e grandi miracoli...! Per questo ho lanciato su Twitter l'#LetturaCurativa in cui segnalo brani o libri che possano veramente curare il cuore e la mente nostri e dei nostri 'fratelli uomini', nella mia sporta reale, i libri del Nostro sono al primo posto! 
Intanto procediamo solerti alla sequela della nostra guida in terra Papa Francesco.

Arrivederci
Krislamanna 

venerdì 8 aprile 2016

Un aforisma al giorno

Chi si conforma a dire "Non vogliamo che i teologi dibattano su sottigliezze" si conformerebbe sicuramente anche a dire "Non vogliamo che i chirurghi operino filamenti più sottili di un capello". È un fatto che molte persone oggi sarebbero morte se non fosse perché i medici hanno dibattutto sulle delicate sfumature della medicina. È anche un fatto che la civiltà europea oggi sarebbe morta se i dottori della divinità non avessero dibattuto sulle delicate sfumature dottrinali.

Gilbert Keith Chesterton, La resurrezione di Roma

Un aforisma al giorno (che campione!)

Chesterton Society (@AmChestertonSoc)
"At this moment there is no right and wrong, but only likes and dislikes." - #Chesterton #GKC




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martedì 5 aprile 2016

Un aforisma al giorno (spettacolare libro! Pump Street!)

Nel mondo moderno ci dobbiamo confrontare prima di tutto con lo spettacolo straordinario di persone che cercano nuovi ideali perché non hanno provato i vecchi. Gli uomini non si sono stancati del Cristianesimo, non hanno conosciuto abbastanza Cristianesimo per stancarsene. Gli uomini non hanno consumato fino all'usura la giustizia politica, si sono consumati nell'attenderla.

Gilbert Keith Chesterton, Cosa c'è di sbagliato nel mondo

Un aforisma al giorno (questo spettacolo di libro lo trovate su Pump Street!)

C'era un tempo in cui tu ed io, e tutti noi, eravamo davvero vicino a Dio, tanto che anche adesso il colore di un sassolino (o di un quadro), il profumo di un fiore (o dei fuochi d'artificio) ci entrano nel cuore con una specie di autorevolezza e di fiducia; come se fossero frammenti di un messaggio confuso, o tratti di un volto dimenticato. Versare a piene mani questa solida semplicità dentro la vita è l'unico vero scopo dell'educazione; e più la donna sta stretta al suo bambino – lei capisce. Dire cosa lei capisca è al di là di me; solo questo intuisco, che non è una cosa solenne. Si tratta piuttosto di un'imponente leggerezza, uno strepitoso dilettantismo universale, come quella che sentivamo da piccoli, quando ci piaceva cantare tanto quanto lavorare in giardino, dipingere tanto quanto correre. Balbettare le lingue degli uomini e degli angeli, dilettarsi di scienze spaventose, giocherellare con colonne e piramidi e lanciare per aria pianeti come fossero palline, questa è la recondita audacia e incoscienza che l'anima umana, come il giocoliere che lancia le arance, deve conservare per sempre. Questa è l'insana frivolezza che chiamo sanità. E l'elegante nobildonna, che si chinava con i "suoi boccoli sugli acquerelli, lo sapeva e faceva di conseguenza. Si destreggiava tra i fuochi e le fiamme del sole. Manteneva il netto equilibrio degli umili che è la più misteriosa tra le cose sublimi, e forse la più irraggiungibile. Affermava la prima verità della donna, della madre universale: tutto ciò che vale la pena fare, vale davvero la pena farlo alla meno peggio.

Gilbert Keith Chesterton, Cosa c'è di sbagliato nel mondo

Perché manca la luce? - di Fabio Trevisan (da Riscossa Cristiana)

"Non c'è nulla che rechi il fallimento come il successo"


zzzzertcgkcIn un'epoca, come la nostra, dove si insegue in tutti gli ambiti la consacrazione di se stessi e il plauso del pubblico, questo paradosso chestertoniano ci riporta al segreto umile e misterioso della ricerca paziente della verità. Con un profondo e sano senso dell'umorismo, lo scrittore londinese ci mostrava quanto l'osannata celebrazione mondana portasse al fallimento, all'oscuramento della vera luce e ci esortava a tornare alle questioni fondamentali.

In uno straordinario apologo riportato nel saggio: "Eretici" del 1905, Chesterton auspicava che si tornasse ai metodi dottrinali del tredicesimo secolo, epoca in cui era preservata, come egli sottolineava, la ragione e la luce conseguente. Ecco perché era venuta meno la luce e perché viviamo in un'epoca di pregiudizi e di suggestioni: "Supponiamo che, nella strada, insorga un vasto tumulto, diciamo, per un lampione a gas che diverse persone influenti desiderano abbattere. Interpellato sull'argomento, un monaco, che è lo spirito del Medioevo, incomincia a dire: "Consideriamo prima, fratelli miei, il valore della Luce. Se la Luce in sé sia un bene…". A questo punto, non senza qualche giustificazione, lo rovesciano a terra. Tutta la gente si precipita verso il lampione e il lampione è al suolo, e tutti quanti vanno in giro congratulandosi per la loro praticità anti-medievale. Ma col prosieguo del tempo, le cose non vanno così lisce. Alcuni hanno abbattuto il lampione perché volevano la luce elettrica; altri perché volevano il ferro di una volta; altri ancora perché volevano il buio, dato che le loro azioni erano malvagie. Alcuni ritenevano che quello non fosse a sufficienza un lampione; altri ritenevano che lo fosse in misura eccessiva. E, nella notte, sopravviene la guerra, dove nessuno sa chi colpisce. Così, a poco a poco, inevitabilmente, quel giorno o all'indomani, o il giorno dopo ancora, ritorna la convinzione che il monaco, dopo tutto, avesse ragione, e che tutto dipenda da quale sia la filosofia della Luce. Salvo che ciò che avremmo dovuto discutere sotto il lampione a gas, ora dobbiamo discuterlo al buio". 

Chesterton intendeva farci capire quanto le false illusioni attribuite alle facili vittorie fossero ultimamente fallimentari. L'idea generale di quel poderoso saggio del 1905 era quella di considerare importanti le argomentazioni dottrinali e razionali a sostegno di una  filosofia della Luce cristiana. Non a caso l'apologo del monaco (e della filosofia della luce) era posto a conclusione del primo capitolo, che recitava testualmente: "Osservazioni preliminari sull'importanza dell'ortodossia". Per il saggista di Beaconsfield non c'era nessun ideale, nella pratica, così balzano e fuorviante come l'ideale della praticità. Nell'età moderna, dove si sono abbattuti i presupposti razionali di una sana visione universale della natura umana e di Dio, e dove ci si auto incensa in nome di una sciocca "praticità",  i paradossi chestertoniani possono ancora illuminarci, come quel lampione che inutilmente è stato abbattuto e come quel monaco che è stato definitivamente allontanato dalla nostra vita.

Ecco perché il monito di Chesterton è ancora attuale; ecco perché non c'è nulla che rechi il fallimento come il successo.

venerdì 1 aprile 2016

Chesterton è attuale / in altre parole - Una segnalazione da Tommaso Pellegrini

«Buonasera,

sono a segnalarvi il capitolo X del libro di Emiliano Fumaneri "Le nuove lettere di Berlicche" ed. Bericaeditrice, collana UomoVivo, nel quale compare la frase: 

"(...) quel panciuto cockney di nome Chesterton lo aveva intuito. Benedizione! Quante disfatte per via di quelle sue pittoresche intuizioni..."».


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Un aforisma al giorno

La vera contentezza è uno stato di attività non meno reale dell'attività agricola. È la facoltà di trarre da una situazione tutto il buono che vi si trova latente.


Gilbert keith Chesterton, La Nonna del Drago ed altre serissime storie

Un aforisma al giorno

Chesterton Society (@AmChestertonSoc)
"Men are not governed by laws at all; they are governed by loyalties." - #Chesterton #GKC #ACS




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Un aforisma al giorno

G. K. Chesterton (@GKCDaily)
The Faith is simply the story of a God who died for men.




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