martedì 30 settembre 2008

Da AsiaNews notizie dal Vietnam, dall'India e dall'Iraq, dove i cristiani soffrono e sono perseguitati.

Chesterton ha sempre lottato per la libertà e la vita dei cattolici e dei cristiani ovunque si trovassero, simpatizzò in particolare per gli irlandesi e i polacchi, per cui spese molti sforzi. Ecco il motivo per cui riportiamo spesso notizie sulle persecuzioni dei cattolici e dei cristiani nel mondo.

Vogliamo aiutarli, dando loro voce e facendo conoscere le loro vicende ed il loro eroismo.

Qui sotto trovate tre collegamenti a notizie di AsiaNews, sempre avanti a tutti a diffondere la Verità, riguardanti tre aree di grande sofferenza per i cattolici: Vietnam, India e Iraq.

Arcivescovo di Hanoi: la libertà religiosa è un diritto, non una concessione del governo.

Vescovo di Mumbai: ecco perché gli indù attaccano noi cristiani

Iraq - Appello di mons. Sako: anche la politica cerca di annientare i cristiani irakeni

lunedì 29 settembre 2008

Georg Ratzinger parla di... papa Benedetto!


A chi fosse sfuggito, segnaliamo l'intervista di Andrea Tornielli a don Georg Ratzinger, il fratello di Papa Benedetto XVI.

E' molto interessante. L'articolo inizia con le seguenti parole di Papa Benedetto, pronunciate quando il sindaco di Castelgandolfo ha concesso al fratello del Papa la cittadinanza onoraria della cittadina:

«Dall’inizio della mia vita mio fratello è stato sempre per me non solo compagno, ma anche guida affidabile. È stato per me un punto di orientamento e di riferimento con la chiarezza, la determinazione delle sue decisioni. Mi ha mostrato sempre la strada da prendere, anche in situazioni difficili».

L'Uomo Eterno su... LSD Magazine!


L'amico Maurizio Serio, socio novello, ha avuto il paradossale ardire di recensire L'Uomo Eterno per LSD Magazine (già il nome della testata... va bene, lasciamo stare!) che non è proprio un foglio ebdomadario per suore. E' proprio un bel lavoro, merita di essere letto, ed è un ottimo invito alla lettura di questo bellissimo libro.

L’Uomo Eterno di Gilbert Keith Chesterton

Mi emoziona parlare di questo libro, essendo stato un accanito “tifoso” della sua riedizione giacché mancava dalle librerie italiane dagli anni Trenta dell’ormai secolo scorso (!), pur essendo una delle riflessioni sullo SPIRITO più profonde apparse negli ultimi secoli.
Chesterton racconta il lungo, faticoso cammino dell’uomo attraverso la storia: è un cammino inteso in senso geografico, spaziale, che passa in rassegna tutte le forme di civiltà e di cultura che sono apparse sul globo terrestre dalla notte dei tempi (dall’uomo delle caverne alle grandi civiltà orientali, a quelle del Mediterraneo, sino alle distinzioni della nostra epoca tra Oriente e Occidente, fra Nord e Sud del mondo).
Ma è un cammino inteso anche in senso interiore e simbolico perché l’uomo primitivo, l’uomo delle caverne, arriva al Dio della caverna, della grotta di Betlemme, passando attraverso gli dèi dell’antichità; e a Lui sempre ritorna, nonostante (ma anche a volte grazie) alle filosofie e alle teologie che sono state elaborate lungo i secoli.
Il cammino spirituale dell’uomo incontra dunque una svolta nella grotta di Betlemme, in quella che le profezie delle Sacre Scritture chiamano “la pienezza dei tempi”. Questa svolta è un INCONTRO, un incontro col DIO-CHE-SI-FA-UOMO, col VERBO-CHE-SI-FA-CARNE.

Fosse tutto qui, rimarremmo semplicemente nel solco della narrazione biblica ed evangelica, e molti tra voi avrebbero ragione ad abbandonare la lettura del libro – e noialtri che lo presentiamo – al nostro destino. Ma ci sarà pure un motivo per cui questo testo è diventato la lettura spirituale preferita di molti intellettuali, portandoli addirittura sino alla conversione, come successo a C.S. Lewis, il celebre autore delle celeberrime Cronache di Narnia, in questi giorni trasposte al cinema.
Il motivo (ed è un motivo PARADOSSALE, come nello stile di Chesterton) è che questo libro è profondamente ANTI-INTELLETTUALISTICO. Mi spiego: Chesterton ribadisce con forza che la fede nel Dio incarnato non è riducibile a una mera esperienza intellettuale, ma è un incontro, da rinnovarsi quotidianamente, con la realtà del Dio vivo in mezzo a noi. Nella vita di ciascuno, così come in quella del mondo, se interroghiamo bel l’una e l’altra, i SEGNI della presenza di Dio e del suo passaggio non mancano.
D’altra parte, in virtù del libero arbitrio, ogni persona e ogni popolo, ogni nazione e ogni cultura, può scegliere se mettersi in ricerca e all’ascolto di questo segni o se passare la mano, anche accontentandosi di filosofie riduzioniste o di una religione del fai-da-te dove il vero Dio è il proprio Io, l’Assoluto immanente che pretende di giudicare tutto.
Spesso è proprio questo l’esito di un errato esercizio della ragione, una ragione che si isola e chiude la porta al mistero della trascendenza (“Dio è per sua natura un nome di mistero”, scrive Chesterton), così come chiude gli occhi davanti all’ancor più evidente realtà della propria incompiutezza e della creaturalità dell’uomo.
D’altra parte, è lo stesso Chesterton in questo libro e in altri, a ricordarci che l’uomo è creatura ma è anche creatore – subcreatore come direbbe J.R.R. Tolkien, che ha studiato alla scuola di Chesterton come tanti cattolici inglesi.

Creatore in due sensi:
1. perché partecipe al potere della procreazione attraverso l’unione di maschio e femmina;
2. perché attraverso l’arte, a partire dai graffiti sulle mura delle caverne per finire alle meraviglie dell’arte classica e contemporanea, l’uomo è sempre stato capace di astrarre dalla propria mente e dal proprio cuore immagini e sentimenti – come nessun altra creatura animale o vegetale ha potuto mai fare. Di più: l’uomo è in grado di comunicare con entusiasmo queste SCOPERTE e di fruire di esse con STUPORE, lo stesso stupore di Adamo ai tempi della giovinezza del mondo.

Vale la pena, allora, immergerci nella lettura di alcuni passi piuttosto significativi:

«Tutto quello che sappiamo di questo istinto di riprodurre gli oggetti adombrandoli o rappresentandoli è che esso non esiste in natura altro che nell’uomo; e che noi non possiamo parlarne se non parliamo dell’uomo come di qualche cosa di separato dalla natura», il suo vertice.
«L’uomo è il microcosmo; è la misura di tutte le cose; è l’immagine di Dio».
«La più semplice verità sull’uomo, è che egli è un essere veramente strano: strano, quasi, nel senso che è straniero a questa terra. In breve, egli ha più l’aspetto esterno d’uno che venga con altre abitudini da un altro mondo che di uno cresciuto su questo. Ha vantaggi e svantaggi sproporzionati.
Non può dormire nella sua pelle; non può affidarsi ai propri istinti. È, insieme, un creatore che muove mani e dita miracoloso, ed una specie di mutilato. È avvolto in bende artificiali che si chiamano vestiti; si appoggia a sostegni artificiali che si chiamano mobili.
Il suo spirito ha le stesse malcerte libertà e le stesse bizzarre limitazioni. Solo, fra tutti gli animali, è scosso dalla benefica follia del riso; quasi egli avesse afferrato qualche segreto di una più vera forma dell’universo e lo volesse celare all’universo stesso.
Solo, fra gli animali, sente il bisogno di staccare i suoi pensieri dalle profonde realtà del suo essere corporeo; di nasconderli talora come in presenza di più alte possibilità che gli creano il mistero del pudore. Sia che esaltiamo queste cose come naturali all’uomo, sia che le disprezziamo come artificiali e contro natura, esse rimangono nondimeno uniche. È quel che l’istinto popolare riconosce sotto il nome di religione, finché non lo disturbino i pedanti…»

Chesterton è profondamente persuaso del fatto che il cristianesimo metta in grado l’uomo di comprendere che il mondo non è cattivo, perché è uscito dalle mani di un Dio che è Amore, non da quelle di un demiurgo capriccioso o indifferente. E che siano la cattiveria degli uomini, le infedeltà degli uomini a questo “tremendo Amore” a renderlo a volte cattivo e brutto, invivibile. La realtà quotidiana, pur tra le difficoltà e le amarezze che tutti sperimentiamo, non è altro per Chesterton che un lungo appuntamento tra la Creatura e il suo creatore, questo Dio invisibile, lo troviamo nelle cose più materiali. È per questo che egli si fa di volta in volta cantore dell’amore umano, delle “pastorelle di terracotta”, del sorriso dei bambini, arrivando a comporre un testo, The Defendant, il Difensore [trad. it. Il bello del brutto, Sellerio], proprio per mostrarci come dietro le cose più prosaiche dell’esistenza si nasconde il profumo della poesia divina.
O, per usare una metafora cromatica, dietro ogni colore che può assumere la vita, c’è, come nell’arcobaleno, il Bianco dello Spirito che tutto comprende e a tutto dà luce.

Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, 2008, pp. 352, € 18

venerdì 26 settembre 2008

Il punto sulla questione del testamento biologico

Cliccando il titolo si viene riportati ad un articolo su Il Foglio di oggi che tratta la questione del testamento biologico come "questione che divide" anche il cosiddetto mondo cattolico.

Qui trovate il discorso del Card. Bagnasco.

Qui c'è il famoso editoriale di Giuliano Ferrara che criticava il card. Bagnasco.

Qui c'è un'intervista sul caso a Sandro Magister.

Qui l'articolo di Riccardo Piol.

Qui il parere di Francesco Agnoli.

Qui l'intervista ad Antonio Gambino.

giovedì 25 settembre 2008

La cristianofobia in India e nel Parlamento europeo

Si è votata una risoluzione contro le violenze in Orissa e in altri stati dell’India. Ma intanto deputati verdi, liberali e socialisti boicottano il discorso di Bartolomeo I ai parlamentari.


Bruxelles (AsiaNews) – Il Parlamento europeo è riuscito a condannare le violenze contro i cristiani in India, ma non riesce a frenare la cristianofobia dei suoi deputati, alla presenza del patriarca ecumenico Bartolomeo I.

Quest’oggi, in seduta plenaria, il PE ha varato un’ampia risoluzione in vista del summit UE – India, che si terrà a Marsiglia il 29 settembre prossimo (392 a favore; 44 contro; 29 astenuti). La risoluzione tratta il prolungamento del rapporto strategico fra Europa e India (“le due democrazie più grandi del mondo”) dando particolare attenzione all’economia, la politica internazionale, i problemi sociali dell’India. Un paragrafo della risoluzione (uno su 34) è dedicato alle violenze subite dai cristiani in Orissa. Il testo esprime “profonda preoccupazione” per gli attacchi, chiede assistenza e sostegno per le vittime, domanda compensazioni per le Chiese e i privati colpiti dalle distruzioni. La risoluzione sottolinea pure la necessità che tutti i colpevoli delle violenze siano portati davanti alla giustizia e domanda al governo centrale e alle autorità nazionali di “proteggere pienamente” la minoranza cristiana.

Quest’oggi il Parlamento di Bruxelles ha anche ricevuto la visita di Bartolomeo I, patriarca ecumenico di Costantinopoli, che verso le 12 ha potuto anche indirizzare il suo saluto all’assemblea. Nel suo discorso il patriarca ha parlato del valore della religione per l’Europa e la Turchia, della capacità di costruire ponti culturali grazie alle fedi religiose, nell’anno che il PE dedica al dialogo interculturale. Un fatto ha però mostrato la presenza di “cristianofobia” nell’organismo europeo: l’assenza di molti deputati verdi, liberali, socialisti durante il discorso del patriarca. Tale assenza è forse dovuta alla diffusione di un comunicato da parte di una deputata socialista belga, Véronique De Keyser, che lancia “un’allerta alla laicità e alla democrazia”. La parlamentare belga denuncia che “sotto il manto dell’anno interculturale”, vi è una “offensiva delle religioni” che è un attentato “alla laicità” del Parlamento europeo. Il comunicato si diffonde in accuse contro il patriarca di Costantinopoli e contro Benedetto XVI che osano affermare che “i valori morali europei sono valori morali cristiani”. La deputata fa anche notare che se non si è attenti alla divisione fra politico e religioso, “l’estrema destra potrebbe approfittarsene”. Per questo la De Keyser ha domandato a tutti i parlamentari il boicottaggio della sessione con il patriarca.

La presa di posizione sul "fine vita" del Card. Angelo Bagnasco.

Cari amici,
domani cercheremo di rendervi conto della discussione in atto ormai da diversi giorni (ma già venuta allo scoperto lo scorso agosto dopo le dimissioni di Lucetta Scaraffia e Adriano Pessina da Scienza e Vita a seguito di prese di posizione sulla medesima questione trattata giorni fa in CEI dal Cardinal bagnasco) dopo il discorso del Card. Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, sul tema del "fine vita", di grande attualità dopo il caso di Eluana Englaro, della sentenza della Corte di Cassazione e dell'ordinanza della Corte d'Appello di Milano (di cui tempo fa abbiamo dato ampio conto).

La questione è più complessa di quello che sembra, e cammin facendo chi ha seguito sempre questo blog se ne sarà accorto. Dietro non c'è una semplice contrapposizione tra laicisti e cattolici, ma il modo migliore di procedere in un paese ormai abbastanza intristito dalla dittatura del desiderio e del relativismo etico.

Quando ci fu il referendum sulla legge 40 si discusse molto sul modus procedendi per bloccare le forze della cultura di morte.

Quando ci fu il Family Day si discusse se fosse opportuno dare una prova "numerica" dopo i tentativi di pacs, dico e cose varie (e oggi qualche buontempone che non aveva di meglio da fare scappa nuovamente fuori con i didore... ma insomma...).

Discuteremo anche stavolta, sperando di non farci del male e che non si faccia del male l'Italia.

NON MUOIONO NEANCHE SE LI... AMMAZZIAMO!


Quelli che vedete sono due cari e vecchi amici , Walter Muto e Carlo Pastori, di cui vi evitiamo i rispettivi lunghi e gloriosi curricula carichi come somari.

Hanno messo su uno spettacolo con Paolo Gulisano (altro nostro amico, che speravamo si desse all'arte tersicorea...) e con la partecipazione straordinaria di Enrico Beruschi sul Chesterton d'Italia (ossia della Bassa), Giovanni Guareschi.

La prima sarà il 2 Ottobre 2008 alle ore 21.00 a Bresso (MI), al Teatro San Giuseppe.
Conduce Paolo Gulisano.
Letture di ENRICO BERUSCHI
Musiche e "scenette" a cura di Walter Muto e Carlo Pastori.
Portate i bambini!
Il che è bello e istruttivo!

Cliccando il nostro titolo si va al sito di Carlo Pastori, dove trovate migliori delucidazioni (ma meglio di così che volete?).

mercoledì 24 settembre 2008

INDIA - Due cristiani uccisi in Orissa; chiese distrutte in Madya Pradesh e Kerala; caccia ai missionari


di Nirmala Carvalho
I corpi delle vittime sono stati tagliati a pezzi e gettati in uno stagno. Colpite alcune chiese del ‘600 e del medioevo. Suore e preti costretti a nascondere la loro identità per sfuggire alle persecuzioni e alla riconversione all’induismo. Al raduno a Vijayawada (Andhra Pradesh) si chiede al governo di mettere fuorilegge i gruppi radicali indù.


Mumbai (AsiaNews) – Non si fermano gli attacchi e le violenze contro i cristiani. In Orissa, dove da oltre 3 settimane è in atto un pogrom contro cattolici e protestanti, si registrano altre due uccisioni. Iswar Digal e Purinder Pradhan sono stati uccisi e tagliati a pezzi. Iswar Digal, del distretto di Kandhamal era del villaggio di Gatringia; è stato fermato il 20 settembre da un gruppo di estremisti indù mentre con la moglie cercava di scappare verso un campo di rifugio. La sua casa è stata incendiata. L’altra vittima era di Nilungia. Il suo corpo è stato tagliato a pezzi, messo in un sacco di juta e gettato in uno stagno.

La nuova ondata di violenze è iniziata il 23 agosto scorso proprio nel distretto di Kandhamal, dopo l’uccisione di Swami Laxamananda Saraswati, un leader radicale indù. Le organizzazioni fondamentaliste indù accusano i cristiani di averlo ucciso, anche se la polizia dell’Orissa sospetta che gli autori dell’assassinio siano militanti maoisti. Il pogrom per “uccidere tutti i cristiani e distruggere le loro istituzioni” è motivato anche dalle accuse secondo cui i cristiani spingono tribali e dalit a conversioni forzate o dietro pagamento.

Secondo stime dell’All India Christian Council, nel solo stato dell’Orissa sono stati uccisi 37 cristiani, compresi 2 pastori protestanti; bruciate oltre 4 mila case di cristiani; costretto alla fuga più di 50 mila fedeli. Di questi solo 14 mila sarebbero in campi di rifugio approntati dal governo. Altre decine di migliaia sono dispersi nella foresta.

Il primo obbiettivo dei radicali indù sono i sacerdoti, le suore e le loro famiglie. Essi vengono attaccati e speso costretti a convertirsi all’induismo. Anche nei campi la persecuzione è forte e la polizia controlla “che non vi siano conversioni”. Sacerdoti e suore presenti nei campi devono nascondere la loro identità.

Una suora presente nel campo di Raikia (distretto di Kandhamal), racconta ad AsiaNews:

“Sono qui mescolata fra i medici [per curare i feriti]. Se le autorità del campo scoprono che sono una suora mi cacciano via. Non porto l’abito dell’ordine, ma vesto con abiti civili tradizionali. Nel mio lavoro quotidiano incontro molte donne, che soffrono di traumi profondi. Ma con loro posso parlare solo di problemi medici. Non posso consolarle, consigliarle: le autorità vigilano che non vi siano discorsi religiosi.

Sono in questo campo da 10 giorni e ancora oggi, con tutta la disperazione e il dolore che incontro non posso fare a meno di piangere. Mai nella mia vita ho visto cose simili.

Ho lavorato fra i sopravvissuti dello tsunami, in zone colpite da terremoti e cicloni, ma nulla era così orribile come i fatti di questi giorni. Lo scopo dei radicali indù è distruggere ogni umanità; le torture e le devastazioni sono giunte a un limite oltre ogni immaginazione”.

Dall’Orissa il pogrom si è diffuso in altri stati: Chhattisghar, Madhya Pradesh, Karnataka e Kerala.

Ieri mattina la chiesa del Santo Nome di Gesù a Bangalore è stata assalita da vandali. Una statua della Madonna è stata sfigurata lanciandovi contro delle pietre. Il giorno prima, il 20 settembre, sempre a Bangalore, è stata saccheggiata la chiesa di S. Giacomo. I vandali hanno dissacrato le specie eucaristiche e danneggiato mobili e panche. Un’altra chiesa a Siddapura (distretto di Kodagu) ha subito danni alle finestre.

In Kerala, due chiese fra le più antiche dell’India sono state vandalizzate. Ieri, una statua del Cristo della chiesa di Protasio e Gervasio (XVII secolo) è stata rotta e gettata giù dal piedistallo. La chiesa appartiene al rito siro-malabarico. Anche la vicina cattedrale dei Giacobiti, la Mar Sabore Afroth Church ha subito danni: le finestre sono state rotte e alcune reliquie di S. Paulos Mar Athanasius distrutte. La chiesa dei Giacobiti è stata edificata nell’825.

Il 20 settembre scorso a Vijayawada (Andhra Pradesh) l’All India Christian Council (Aicc) ha tenuto un raduno per condannare le violenze contro i cristiani . Vi hanno partecipato più di 15 mila persone di diverse fedi: cristiani, musulmani, buddisti, sikh e anche indù moderati.

Sam Paul, dell’Aicc ha criticato il governo centrale per la sua incapacità a fermare gli attacchi e ha chiesto il bando di tutte le organizzazioni radicali indù, quali il Vishwa Hindu Parishad (Vhp), l’Rss (Rashtriya Swayamsevak Sangh), Il Bajrang Dal ed altri compresi nell’associazione Sangh Parivar.

Tute queste organizzazioni estremiste hanno come punto di riferimento politico il Bjp (Bharatiya Janata Party). Alcuni esperti fanno notare che questa nuova ondata di violenze è cominciata dopo l’incontro nazionale del Bjp a Bangalore, che doveva servire a tracciare la strategia per le prossime elezioni nazionali, che si terranno nel marzo prossimo.

INDIA - prete cattolico ucciso nella diocesi di Meerut (Agra)



di Nirmala Carvalho
Il religioso viveva in un ashram secondo il modello degli asceti indiani, predicando la pace e promuovendo il dialogo interreligioso. Ancora ignote le cause del gesto, la polizia non esclude l’ipotesi di rapina conclusasi in maniera tragica. Le esequie domani mattina alle 11.


Mumbai (AsiaNews) – In India è stato assassinato un altro prete cattolico: p. Samuel Francis (nella foto), meglio noto come Swami Astheya (il cui significato è “persona scevra da avarizia”), è stato ritrovato questa mattina nella cappella dell’ashram in cui viveva, nel villaggio di Chota Rampur.

Il cadavere presentava mani legate dietro la schiena, la bocca imbavagliata da uno straccio e con ferite sulla fronte. Egli aveva circa 50 anni ed era solito indossare abiti caratteristici della tradizione indiana Sanyasin (i monaci induisti che praticano una vita ascetica); viveva in un ashram (un monastero), insegnando yoga e meditazione. Chota Rampur, villaggio che il prete cattolico aveva eletto a suo rifugio, si trova a 27 km da Dehradun, appartiene alla diocesi di Meerut - una suffraganea dell'arcidiocesi di Agra - ed è distante circa 400 km da New Delhi. Non sono ancora chiare le dinamiche dell’assassinio e il movente: la polizia non esclude possa trattarsi di un tentativo di furto conclusosi in maniera tragica, visto che l’ashram è stato saccheggiato dagli assassini prima della fuga. Insieme al prete è stato ritrovato anche il cadavere di una donna, affetta parzialmente da disturbi psichici, uccisa nel magazzino dell'ashram.

P. Davis Varayilan, professore al Samanvayan Theological College, riferisce di conoscere bene il prete ucciso e ne elogia la “generosità”, il buon cuore e l’intelligenza: “È l’ennesima tragedia per la Chiesa indiana – confessa ad AsiaNews. Spesso mandavamo i nostri seminaristi a vivere per un po' nel suo ashram; agli inizia degli anni ’80 era il responsabile per la pastorale giovanile della diocesi di Meerut”. La sua abitazione è divenuta nel tempo anche il centro privilegiato per il dialogo interreligioso, per la promozione dell’armonia e dell’unità fra le persone. “Era una persona amata e rispettata da tutti: indù, musulmani, Sikh Jains, dai poveri e dagli emarginati”.

P. Francis rappresentava in pieno lo spirito indiano, la sua cultura, il modello di vita che si rifaceva allo stile “sanyasi”, e che prevede anche l’astensione dalle carni secondo un rigido stile vegetariano. “Uccidere in questo modo brutale un uomo che ha lavorato per lo sviluppo della società – conclude p. Davis – è un crimine contro l’umanità”. .

I funerali di Swami Astheya si teranno domani mattina alle 11 ora locale nel villaggio di Chota Rampur.

VIETNAM - Sotto lo sguardo della polizia, picchiatori assaltano i cattolici di Thai Ha

di J.B. An Dang
Una squadraccia in azione, mentre 500 agenti stanno a guardare: saccheggi, distrutto l’altare delle messe all’aperto, oltraggiato una statua della Madonna. Le autorità di Hanoi fanno circondare l’arcivescovado e minacciano di “punire severamente” l’arcivescovo: tra le sue colpe, aver chiesto di esercitare i diritti che la legge gli riconosce.


Hanoi (AsiaNews) – Squadracce in azione stanotte ad Hanoi: minacce a chi stava pregando, una cappella distrutta, una statua della Madonna oltraggiata con un lancio di olio di macchina. E’ il bilancio del raid che un centinaio di picchiatori, presenti 500 agenti di polizia, ha compiuto contro i fedeli della parrocchia di Thai Ha, raccolti per una veglia di preghiera. L’accaduto è la replica di quanto era avvenuto venerdì notte, quando un gruppo di picchiatori, sempre alla presenza della polizia, ha attaccato i fedeli, saccheggiato la cappella di San Gerardo e l’altare usato per celebrare messe all’aperto, distrutto statue ed immagini. “Gli assalitori – raccontano i Redentoristi – gridavano slogan e chiedevano l’uccisione dell’arcivescovo e del superiore di Thai Ha, padre Matthew Vu Khoi Phung”.

Ieri, domenica, intanto il capo del Comitato del popolo (municipio) di Hanoi, Nguyen The Thao, ha minacciato di “punire severamente” l’arcivescovo di Hanoi, mons. Joseph Ngo Quang Kiet, e quanti, insieme con lui, “sobillano la popolazione, lanciano false accuse al governo, si fanno beffe della legge e disgregano la nazione”. A far infuriare particolarmente Thai la lettera di protesta che l’arcivescovo ha indirizzato al presidente della Repubblica Nguyen Minh Triet, al primo ministro ed al capo della Commissione per gli affari religiosi, nella quale “accusava falsamente il governo” della città di violare la legge e “sfidava” lo Stato con affermazioni come “abbiamo il diritto di usare tutte le nostre capacità per proteggere la nostra proprietà”. Ed inoltre “ha fatto usare un altoparlante per leggerle”.

Le autorità di Hanoi hanno dunque deciso di usare la violenza per porre fine alle pacifiche manifestazioni con le quali i cattolici chiedevano la restituzione di due terreni di loro proprietà che sostengono essere stati illegalmente sottratti: il complesso che ospitava la nunziatura, vicino alla cattedrale di San Giuseppe, ed il terreno della parrocchia di Thai Ha e del monastero dei Redentoristi.

In un Paese nel quale il governo continua a promuovere leggi e campagne contro la corruzione, le autorità di Hanoi avevano destinato i terreni requisiti “per pubblica utilità” ad un ristorante (la ex nunziatura) e ad una fabbrica di confezioni (Thai Ha). Alla richiesta di giustizia, il Comitato popolare ha risposto con una campagna di disinformazione, minacce, arresti, ed ora violenze. Ancora ieri, l’agenzia ufficiale VNA riportava un’affermazione di Thao, secondo il quale le rivendicazioni della Chiesa per Thai Ha sono “infondate” in quanto è la Chiesa stessa ad aver donato il terreno. Affermazione già smentita dai Redentoristi che hanno tutti i documenti di proprietà e hanno chiesto (invano) al Comitato popolare di mostrare quelli della “donazione”.

La reazione dei cattolici all’uso che si vuol fare dei loro terreni è stata pacifica, ma si è concretizzata nelle più grandi manifestazioni di protesta mai viste nella capitale da quando, nel 1954, i comunisti vi hanno preso il potere. La vicenda, inoltre, ha superato i confini di Hanoi, con una decina di vescovi del nord del Paese che si sono recati nella capitale per esprimere solidarietà. Ancora ieri, mons. Joseph Dang Duc Ngan di Lang Son e centinaia di sacerdoti di Ha Nam, Ha Tay e Nam Dinh hanno guidato una marcia di migliaia di cattolici (nella foto) verso i cancelli della ex nunziatura.

Vicino non sono riusciti ad arrivare. Da venerdì la polizia ha circondato il complesso, e chiuso con le transenne anche gli accessi alla cattedrale e all’arcivescovado. Un vero stato d’assedio, con agenti in tenuta antisommossa, cani e attrezzature per disturbare le comunicazioni telefoniche.

All’interno, da venerdì, stanno demolendo il complesso della ex nunziatura. Che ora, ha annunciato il Comitato popolare, diventerà un parco pubblico con biblioteca. Eppure il 2 febbraio l’arcivescovo di Hanoi aveva annunciato la promessa del governo di restituire alla Chiesa il complesso ed il 27 febbraio, pur non facendo cenno del precedente impegno, Trân Dinh Phung, membro permanente del Fronte patriottico ed incaricato degli Affari religiosi ed etnici, esprimendo il punto di vista del primo ministro sulla vicenda aveva definito “del tutto legittima” la richiesta della Chiesa di poter utilizzare il complesso per le attività della Conferenza episcopale.

Oggi, infine, un appello urgente per la difesa dei diritti umani e religiosi dei cattolici vietnamiti è stato lanciato dalla Federation of Vietnamese Catholic Mass Media, che raccoglie varie testate religiose fuori dal Vietnam.

Ad Hanoi, le campane della cattedrale continuano a chiedere aiuto.

lunedì 22 settembre 2008

Il San Tommaso secondo Mons. Luigi Negri.

"Rileggere questo libro per me ha significato anche comprendere, e per questo sono grato all'iniziativa dell'Editore, i limiti di molte cosiddette riforme moderne della Chiesa, o riforme che sono avvenute nel periodo moderno della Chiesa. Molte di tali riforme non hanno poi sortito l'incremento della fede che, paradossalmente, Chesterton considera il vero frutto della riforma tomistica: un rivolgersi alla fede anche da parte di coloro che filosofi non erano, anche di coloro che Aristotele non lo avrebbero mai letto, ma che ottenevano da questa straordinaria esperienza culturale la certezza che la fede era in grado di affrontare e vivere tutti i problemi dell'esistenza".



Mons. Luigi Negri, dalla prefazione all'edizione Lindau
del San Tommaso d'Aquino di G. K. Chesterton

Un aforisma al giorno - 74


"Posso dire onestamente, come impressione generale sulle cose, che non trovo mai nulla di noioso; ma un libro in cui descrivessi la scoperta che nulla esiste di noioso potrebbe essere noioso per davvero. Allo stesso modo, nel fare il racconto del mio viaggio, mi sento costretto a dire che sono un cattivo viaggiatore, o almeno un cattivo turista. E anche qui non intendo mancar di rispetto al turista, tanto meno poi al pellegrino. Per natura io sono simile a quel pellegrino che non riesce mai a vedere il Papa perché si sofferma troppo a contemplare le Guardie del Papa".

G. K. Chesterton, La Resurrezione di Roma

Le immagini di padre Boyd a Verona





Vi mettiamo a disposizione alcune immagini dell'arrivo a Verona di padre Ian Boyd lo scorso 15 Giugno.

Semplice calda simpatica accoglienza chestertoniana, grazie al vulcanico Fabio Trevisan (in una delle foto a destra di padre Boyd, col presidente SCI Marco Sermarini e la sua ultima nata): musica dal vivo, un cartello di benvenuto, lì in stazione a Verona, per far capire tutto subito.

Ancora un grazie a Fabio per il suo genio e il suo cuore, e un grazie gigante a padre Boyd per ciò che ci ha svelato di Chesterton!

INDIA - Card. Toppo: Testimoni della Croce di Cristo, anche per rendere l’India più libera

di Telesphore P. Toppo

Il card. Toppo parla della persecuzione contro i cristiani in molte parti dell’India. Occorre completare l’opera del Mahatma Gandhi e sconfiggere odio e terrorismo con la non violenza e il perdono di Cristo. Perché davvero “Solo la Verità trionfa”.


New Delhi (AsiaNews) – “Il Padre della Nazione, il Mahatma Gandhi, ha portato la libertà all’India, libertà dal dominio britannico. E’ triste che la sua battaglia per la liberazione dell’India non sia ancora completa”. Riportiamo una riflessione del cardinale Telesphore Placidus Toppo, arcivescovo di Ranchi, raccolta dalla corrispondente Nirmala Carvalho in esclusiva per AsiaNews: per spiegare come le violenze anticristiane, in atto in molte parti del Paese, siano un tentativo di mantenere l’India nella schiavitù delle discriminazioni e della divisione in caste e di impedirne la completa liberazione.

“Gandhi – ricorda – ha sempre predicato l’uguaglianza, non si è mai stancato di ripetere: Siamo tutti bambini di Dio. Ma chi è stato cieco e non lo ha capito, lo ha ucciso”.

“Il suo lavoro non è completo. Oggi la nostra amata Madre India è, in un certo senso, in una situazione peggiore che sotto il regime britannico: deve liberarsi dalle forze del male che bruciano cristiani, violentano suore, uccidono innocenti, distruggono e dissacrano le chiese. Queste forze seminano violenza. Istigano altri a seguire una via malvagia e a causare morte, distruzione e divisione”.

“Il governo centrale sta compiendo qualche passo nella giusta direzione e dice di applicare l’art. 355 della Costituzione. Ho fiducia che la Verità prevarrà”.

“Come ha detto il Mahatma: Costoro possono torturare il mio corpo, rompermi le ossa, anche uccidermi-allora avranno il mio corpo morto, non la mia obbedienza”. “Nell’Orissa, sacerdoti, religiosi e laici hanno sofferto questo, e così hanno testimoniato la Luce di Cristo”.

“Siamo solo strumento del Cristo Risorto, dobbiamo guardare a Gesù sulla Croce, perdonare i nemici, e vedremo che i nostri nemici saranno sopraffatti. La Croce è la nostra forza, siamo chiamati a essere Testimoni del Cristo Risorto e questa è la nostra forza e libertà: Satya Meva Jayate, che significa ‘Solo la verità trionfa’, come è scritto nell’emblema della Nazione, simbolo della nostra libertà”.

“Noi non viviamo fuori dal mondo, siamo orgogliosi di essere indiani. Gandhi ha vissuto i valori del Vangelo, ha sconfitto l’impero britannico, così i nostri predecessori hanno scritto in modo immortale sul simbolo nazionale della nostra libertà: Satya Meva Jayate. Con la sua vita il Mahatma ha combattuto contro il potere della violenza. In Orissa e in altri Stati devastati da certe forze estremiste, il potere della violenza si è scatenato contro i cristiani incolpevoli, causando morte e distruzione nella loro comunità”.

“Bisogna completare il lavoro di Gandhi, la sua lotta per la libertà dell’India, che ha perseguito attraverso un coraggioso sacrificio personale e il perdono, che hanno portato beneficio a tutti. Ora è possibile l’inizio di qualcosa di nuovo, per l’India, per la Chiesa, per il mondo. Il terrorismo e l’odio non prevarranno, la Verità vincerà: Satya Meva Jayate”.

Arcivescovo di Hanoi protesta contro il governo per l’esproprio e distruzione della ex nunziatura



Hanoi (AsiaNews) - L’arcivescovo di Hanoi, mons. Joseph Ngô Quang Kiệt, ha scritto oggi una lettera di protesta al presidente al primo ministro vietnamiti denunciando l’invasione di polizia e la distruzione degli edifici della ex nunziatura avvenuta stamane all’alba (v.: AsiaNews.it, 19/09/2008 A Hanoi sembra ormai vincente la linea della repressione contro i cattolici ). Il prelato ricorda che le promesse del governo di restituire il terreno alla diocesi (promesse fatte anche al Vaticano) e domanda che si fermino tutti i lavori. Egli denuncia anche la campagna di disinformazione in atto le violenze contro la Chiesa. In precedenza la sede della nunziatura doveva essere utilizzata per costruire bar e night club. Voci non ufficiali dicono oggi che il governo vuole costruirvi un parco pubblico.

Ecco il testo completo della lettera dell’arcivescovo di Hanoi:

Segreteria dell’Arcivescovo di Hanoi
Hanoi, 19 settembre 2008

Lettera urgente di protesta

A: Mr. Nguyen Minh Triet, Presidente della Repubblica Socialista del Vietnam

Mr. Nguyen Tan Dung, Primo Ministro della Repubblica Socialista del Vietnam

Per conoscenza: Il Comitato per gli affari religiosi

Il Comitato del popolo della città di Hanoi

Il Dipartimento di pubblica sicurezza della città di Hanoi

Le principali agenzie

La mattina del 19 settembre 2008, nei terreni della ex-nunziatura, che appartengono all’Ufficio arcivescovile di Hanoi, una grande massa di poliziotti e forze della sicurezza, milizie e cani poliziotto ha assediato la residenza dell’arcivescovo di Hanoi e ha bloccato l’accesso a Nha Chung street.

Un altro enorme reparto dell’esercito ha demolito la cancellata e una parte della costruzione; essi hanno anche scavato il prato antistante alla porta di ingresso della nostra nunziatura.

La Segreteria dell’arcivescovo di Hanoi ha più volte chiesto la restituzione dell’edificio e del terreno circostante, ma finora la nostra aspirazione è rimasta inascoltata. All’improvviso, la sera del 18 settembre e la mattina del 19, la televisione di Stato ha trasmesso la notizia relativa al piano di demolizione dell’edificio mistificando la realtà dei fatti, per preparare l’opinione pubblica a questo atto illegale.

Gli sviluppi della vicenda sono in aperto contrasto con la politica del dialogo intrapresa dal governo e dalla Segreteria dell’Arcivescovo. Questo è un atto che soffoca le legittime aspirazioni della comunità cattolica di Hanoi, ridicolizza la legge e manca di rispetto alla Chiesa cattolica del Vietnam. È anche un atto di dubbia moralità, che si fa beffe della coscienza della società civile.

Il dibattito sul possesso della nunziatura è ancora in atto ma [resta il fatto che] le autorità della città di Hanoi e del distretto di Hoan Kiem hanno fatto ricorso all’uso dell’esercito per portare avanti la distruzione della nostra proprietà.

Per questo, la Segreteria dell’Arcivescovo di Hanoi protesta con forza e chiede che:

1) Il governo interrompa l’assedio della sede arcivescovile di Hanoi e cessi di demolire la nostra proprietà.

2) Il governo ripristini la proprietà al suo status originario, ce la restituisca in modo che possa essere utilizzata a scopo di culto e per il benessere di tutta la comunità.

3) Le principali agenzie [gruppi] e la città di Hanoi devono accettare le responsabilità derivanti dalle possibili conseguenze derivanti da questa appropriazione indebita. Abbiamo il diritto di usare tutto quanto è in nostro potere per proteggere la nostra proprietà.

4) Il Presidente, il Primo Ministro della Repubblica Socialista del Vietnam, le autorità cittadine, e le principali agenzie si adoperino per porre fine a questo sopruso.

+ Arcivescovo di Hanoi

Joseph Ngo Quang Kiet

(firmato e sigillato)

venerdì 19 settembre 2008

Un aforisma al giorno - 73

"Se si deve usare ancora la parola 'gesuita' come sinonimo di 'bugiardo', preferirei che la medesima trasposizione si applicasse alla parola 'giornalista' poiché si tratta di una verità molto più frequente".

G. K. Chesterton, The Thing

giovedì 18 settembre 2008

Il traffico dei diritti insaziabili


Riceviamo dal caro socio Andrea Collina questa recensione sul libro IL TRAFFICO DEI DIRITTI INSAZIABILI, Edizioni Rubbettino, a cura di Luca Antonini – Prefazione di Luca Volonté, e volentieri pubblichiamo, compresa la mail di accompagnamento diretta al nostro presidente.

"Caro Marco,
ho il piacere grandissimo di inviarti queste mie poche e confuse idee su questo libretto che mi sto studiando, che ho visto particolarmente calzante in un momento nel quale, per il nostro lavoro e per il contesto sociale e culturale che abbiamo, si rischia di venire ingurgitati da quella fame insaziabile di chi cerca solo soddisfazione delle proprie voglie e delle proprie pulsioni, invece di cercare quella solida e concreta verità che da sempre caratterizza la giustizia.
Spero di riuscire ad invogliare, se non proprio a leggere il libro, a riflettere e approfondire questa dinamica dei diritti umani, in un senso non scioccamente progressista, ma al contrario come il nostro caro Gilbert avrebbe affrontato le questioni storiche e giuridiche dei suoi tempi.
un abbraccio fraterno
Andrea Collina"

Tra i banchi, le sale, le mostre e gli incontri del Meeting di Comunione e Liberazione di quest’estate, ho avuto la possibilità di incontrare un libricino molto particolare: “Il traffico dei diritti insaziabili” (Edizioni Rubettino, a cura del prof. Luca Antonini). Un libretto nel quale sono esposti alcuni commenti e saggi di eminenti giuristi e studiosi del diritto nazionali ed internazionali (da Augusto Barbera, a Paolo Grossi a Mary Ann Glandon, attualmente ambasciatrice USA presso la Santa Sede), su di un tema e una provocazione apparentemente astratta, ma, in realtà, profondamente avvincente nel nostro attuale contesto socio-culturale. “Cosa sono e su cosa si fondano i diritti umani?”,”può un giudice ,in nome dei diritti dell’uomo, prendere una decisione contro un uomo?”. Il caso Englaro è qualcosa che ormai tutti conoscono. Ma anche nella vita di provincia, lontano dai riflettori delle telecamere, nelle aule dei tribunali che ho l’avventura di frequentare, inizia ad emergere, anche in circostanze meno drammatiche e con minor impatto mediatico, una tendenza chiara, ovvero il manifestarsi delle pretese delle singole persone, solo e quasi esclusivamente come diritti: dal diritto dei nonni a poter vedere regolarmente i nipoti, al diritto dei parenti di disporre del materiale organico del cadavere di un proprio congiunto, al diritto al riposo nelle ore diurne, fino al diritto degli animali a non venire trascurati da un padrone che non può muoversi dal letto, e altro ancora. Una dinamica culturale nella quale ogni interesse, desiderio, pretesa o “voglia”, viene concepita e costruita in termine di diritto e, ancor di più di diritto fondamentale della persona, ovvero come situazione che in maniera assoluta e immediata ha la fondata pretesa di essere tutelata dal potere giuridico espresso sia dai giudici che dai politici attraverso la legislazione.
La descrizione delle origini e dello sviluppo di tale dinamica e il giudizio sulla fondatezza o meno della stessa è l’oggetto degli interventi degli autorevoli studiosi che, forse inconsapevolmente, paiono rispondere alla provocazione di Henry de Lubac, riportata nella prefazione dell’on. Luca Volonté: “In realtà non c’è più l’uomo, perché non c’è più nulla che trascenda l’uomo”. E il merito di questi autori è stato sicuramente quello di aver saputo cogliere la provocazione, confrontando le proprie competenze accademiche con una parola spesso bistrattata da chi afferma i diritti insaziabili dell’uomo: la parola “esperienza”. Si può infatti affermare che il filo rosso che lega tutti gli interventi sta proprio in questa dicotomia osservata e denunciata tra l’affermazione astratta dei diritti e ciò che invece suggerisce l’esperienza concreta delle singole persone e, più in generale, di un popolo.
E così dallo storico Paolo Grossi apprendiamo che l’origine di tale dinamica è da ritrovare nel XIV secolo, quando governanti e governati hanno scelto di rivoluzionare la propria esperienza storica di popolo, iniziando a costruire il diritto su modelli astratti.
Dal filosofo Francesco Gentile scopriamo che le potenzialità dei diritti umani sono state compromesse “con l’inglobamento nel sistema della geometria politico-legale”.
Dalla costituzionalista Mary Ann Glandon apprendiamo che gran parte delle Dichiarazioni dei diritti, anche contenute nelle Costituzioni di molti Paesi, partono da una visione “dignitaria” dei diritti che è stata messa in crisi da una visione “libertaria” promossa da gruppi di interesse che sono riusciti ad imporsi tra chi ha redatto tali dichiarazione e proprio per quel principio di astrazione e formalismo storicamente documentato, hanno ridotto i diritti a mere enunciazioni verbali contenute nei documenti redatti dagli stessi, riproponendo il vecchio concetto che può essere considerato diritto solo ciò che è astrattamente codificato, a prescindere dalla reale incidenza dei diritti affermati nell’esperienza concreta di un popolo o di una persona.
Da qui il “traffico” o “commercio” dei diritti documentato dal professore americano Paolo Carozza, che sottolinea anche la brutalità degli interessi economici che possono stare dietro alle affermazioni dei diritti insaziabili.
Proprio tale denuncia provoca alla riflessione grandi esponenti del mondo accademico (ma anche politico) italiano quali Augusto Barbera, Lorenzo Ornaghi, Rocco Bottiglione, Antonino Spadaro, i quali si pongono tutti il problema del limite da porsi all’insaziabilità dei diritti, che potrebbe essere rappresentato dal principio di ragionevolezza o dall’ammettere la rilevanza di uguali doveri. Considerazioni e riflessioni che poi vengono declinati in singoli ambiti: Lorenza Violini si è occupata di matrimonio e famiglia; Mario Bertolissi di diritti sociali; Mauro Ronco di libertà religiosa e diritto penale; la spagnola Ana Llano Torres di libertà di educazione in Spagna; Umberto Vincenti delle tracce dei diritti umani nel diritto romano.
Esperienza contro gli schemi astratti della ragione razionalisticamente intesa. Il ritorno all’esperienza concreta dell’uomo che viene influenzata, ma che in fondo non può essere mai determinata dal potere giuridico del sovrano di turno (sia esso il Principe del passato, o il popolo dei contemporanei sistemi democratici).
Qui sta il punto i propositivo di questo libricino che nelle sue 200 paginette apre spunti di giudizio e offre strumenti per dare ragione a quel senso di disagio che casi come quello di Eluana Englaro pongono a chi, anche distrattamente, se ne imbatte. Il ritorno all’esperienza concreta di ogni uomo, come vera possibilità di affermazione della dignità ed intoccabilità dello stesso e come fondamento di ogni tutela dell’ordinamento concreto degli interessi e dei desideri umani.
E' ciò che propone nell’introduzione del libro il curatore, Luca Antonini, citando Don Giussani e la sua tradizionale, tomistica e rivoluzionaria definizione di “esperienza elementare”: “il complesso di evidenze ed esigenze originali con cui l’uomo proiettato dentro il confronto con tutto quello che esiste”. E citando anche il prof. Giorgio Vittadini il quale afferma, sulla scia della testimonianza di Don Giussani, “Le evidenze ed esigenze di verità, di giustizia, di bellezza esperibili da ogni singolo, sono la radice antropologica dei diritti naturali e offrono la chiave epistemologica per «giudicare» e verificare la validità delle diverse antropologie… L’esperienza elementare è il fattore che accomuna ogni cultura che ponga al centro l’uomo. È quella che un credente chiama «scintilla di Infinito» e che anche un agnostico o un ateo possono definire come «irriducibilità della persona»”.


Andrea Collina

mercoledì 17 settembre 2008

Chesterton è attuale - 21


Giovannino Guareschi in una bellissima immagine con i figli Albertino e Carlotta detta La Pasionaria

Da Il Foglio del 15 Settembre 2008, articolo di Pietro Vietti (cliccando il nostro titolo lo avete tutto per intero) dal titolo L'uomo candido, su Giovannino Guareschi, il Chesterton d'Italia (con intervista al nostro Alessandro Gnocchi, coautore della bella mostra del Meeting con l'altro nostro, Paolo Gulisano):

"(...) Un umorismo che, secondo Gnocchi, “fa vedere innanzitutto che il cristianesimo non è noioso, e nel caso di Guareschi è la dimostrazione che un umorista è innanzitutto un uomo serio: perché l’umorista non è colui che sa ridere di tutto, ma colui che sa che non è possibile ridere di tutto”. Come succede nei suoi romanzi, dove il primo a essere ironico è proprio colui che secondo Gnocchi “è il vero protagonista delle storie di don Camillo: Gesù”. I dialoghi tra don Camillo e il Crocifisso hanno infatti la rara capacità (riscontrabile per esempio in Gilbert K. Chesterton) di far ridere e pensare insieme (...)".

Ricordiamo l'altra convenzione


Ricordiamo che esiste anche la convenzione con Morganti Editori (che sta ripubblicando la narrativa di Chesterton) che permette ai soci SCI di avere il 30% di sconto sul prezzo di copertina dei volumi della collana "Chestertoniana" più le spese di spedizione a carico dell'editore.

Altro ottimo motivo...

Esce il San Tommaso d'Aquino per Lindau!


Chesterton continua a rifiorire con letizia e stupore in un mondo che ha sempre più bisogno di un uomo come lui, pronto a farsi beffe dell'errore e a riportare l'errante per mano e con somma allegria alla sana e bella Verità (magari accompagnata anche da un bicchierone di birram, che di per sé non guasta...).

- esce il San Tommaso d'Aquino per Lindau, con prefazione di Mons. Luigi Negri, Vescovo di San Marino-Montefeltro, amico di diversi di noi chestertoniani.
Basti dire che Etienne Gilson, storico e pensatore molto affine al movimento domenicano, disse che solo il genio poteva essere usato per spiegare questo libro e il suo autore.
Chesterton, si racconta, chiese alla sua segretaria di andare in biblioteca e di riportargli tutto quello che c'era su San Tommaso d'Aquino. La segretaria tornò con una pila di libri, Gilbert prese il primo, lo sfogliò e lo scorse così, come se nulla fosse, e si mise a scrivere, partorendo questo fantastico libro.

Ecco cosa scrivono gli amici di Lindau a proposito di questo volume imperdibile:

San Tommaso d’Aquino (1225-1274) è uno dei pilastri del pensiero cristiano. La sua opera raccorda e armonizza il messaggio evangelico e la filosofia classica, la fede e la ragione. Eppure, scrive Chesterton, «questo grande personaggio meriterebbe di essere più conosciuto ». E proprio intorno alla sua personalità ruota questa celebre biografia, a giudizio di molti tomisti, in primis Jacques Maritain e Anton C. Pegis, la migliore. Chesterton rievoca con la consueta ironia e sagacia le principali tappe della vita di Tommaso: la decisione giovanile di diventare frate mendicante del nuovo ordine fondato dallo spagnolo Domenico, strenuamente combattuta dalla sua ricca e potente famiglia che avrebbe voluto per lui ben altri onori; gli studi a Colonia sotto la guida sapiente di Alberto Magno – il filosofo e teologo tedesco che cercò di conciliare il cristianesimo con l’aristotelismo e che tanto lo influenzò –; l’approdo a Parigi e all’insegnamento universitario; infine il ritorno in Italia, la stesura della Summa Theologiae e la morte nell’abbazia cistercense di Fossanova, nei pressi di Latina.
Come scrive Monsignor Luigi Negri nell’introduzione al volume: «All’inizio del terzo millennio ci troviamo in una situazione stranamente analoga a quella in cui san Tommaso visse la sua grande esperienza, nel senso che tanta tradizione cattolica è sentita dal popolo cattolico come una difficoltà, come un peso, come un condizionamento, e la tentazione di fuga verso compromessi con le ideologie secolari è più forte che mai. In questo quadro Tommaso ha ancora molto da dire alla Chiesa di oggi, non solo per le sue soluzioni di carattere strettamente filosofico ma soprattutto per lo spirito che ha incarnato, quello perennemente giovane della Chiesa, per il quale la fede va proposta nella sua radicale essenzialità e nella sua capacità di prendersi carico dell’esistenza concreta degli uomini e della società».

http://www.lindau.it/schedaLibro.asp?idLibro=1129

AUTORE: Chesterton G.K.
San Tommaso d’Aquino
COLLANA: I Pellicani
PAGINE: pp. 208
ILLUSTRAZIONI: N° No
FORMATO: cm. 14x21
PREZZO: euro 16,50

ISBN: 978-88-7180-768-3

Ricordiamo che i soci della Società Chestertoniana italiana hanno diritto allo sconto del 15% sul prezzo di copertina e l'abbuono delle spese di spedizione sugli ordini che perverranno dai soci della SCI (che è un altro ottimo motivo per essere soci di questo moderno Club dei Mestieri Stravaganti, oltre a quello di poter essere annoverati tra gli amici italiani di Gilbert in persona, che non è poco, credeteci!).

Vaticano accusa i vescovi: boicottano il rito antico

da Il Giornale di oggi 17 Settembre 2008

Roma - «In Italia la maggioranza dei vescovi» hanno posto ostacoli all’applicazione del motu proprio di Benedetto XVI che nel 2007 ha liberalizzato l’uso dell’antico messale preconciliare. È un’affermazione forte e destinata a far discutere quella pronunciata ieri da monsignor Camille Perl, segretario della Pontificia commissione «Ecclesia Dei», il «ministero» vaticano per i tradizionalisti.

Perl è intervenuto a Roma ad un convegno intitolato «Il motu proprio Summorum Pontificum di Sua Santità Benedetto XVI. Una ricchezza spirituale per tutta la Chiesa un anno dopo», organizzato dall’associazione «Giovani e tradizione». «In Italia – ha detto il prelato – la maggioranza dei vescovi, con poche ammirevoli eccezioni, ha posto ostacoli all’applicazione del motu proprio sulla messa in latino. Lo stesso bisogna dire di molti superiori generali che vietano ai loro sacerdoti di celebrare la messa secondo il rito antico». Monsignor Perl ha fornito un quadro non proprio roseo della situazione anche in altri Paesi, ricordando che «in Germania, ad esempio, la Conferenza episcopale ha pubblicato delle direttive molto burocratiche che rendono di difficile applicazione il motu proprio», mentre in Francia «vi sono luci e ombre». Ma considerare l’Italia, il Paese del quale il Papa è primate, come una nazione nella quale i vescovi hanno ostacolato la decisione papale rappresenta un giudizio pesante sulle labbra del numero due della commissione vaticana.
Come si ricorderà, Benedetto XVI, rendendo possibile l’uso dell’antico messale a gruppi di fedeli stabili che ne avessero fatto richiesta al parroco, aveva inteso compiere un atto di riconciliazione, aprendo le braccia ai fedeli tradizionalisti e indicando la possibilità di un arricchimento reciproco tra il rito antico e quello rinnovato dopo il Concilio. Sull’aereo che lo portava in Francia, Papa Ratzinger aveva spiegato che il suo era stato un atto «di tolleranza e di amore» verso le persone attaccate all’antica liturgia, senza che questo significasse in alcun modo tornare indietro. Aveva ribadito che i tradizionalisti sono un piccolo gruppo e che quella post-conciliare rimaneva la liturgia ordinaria.

Ma al convegno sul motu proprio, che ha visto anche la partecipazione di don Nicola Bux, teologo ed esperto di liturgia, è intervenuto anche il cardinale Darío Castrillón Hoyos, presidente della Pontificia commissione «Ecclesia Dei». Il quale ha criticato l’«insaziabilità» di certi tradizionalisti, raccontando che alcuni di loro avevano chiesto di dedicare Santa Maria Maggiore, una delle quattro basiliche patriarcali, esclusivamente al rito antico. Castrillón ha anche spiegato che coloro che parlano di «vittoria» quando il Papa dà la comunione ai fedeli in ginocchio, tornando cioè a una modalità più tradizionale, sbagliano e non aiutano il progetto di Benedetto XVI. Il cardinale ha anche osservato che alcuni tradizionalisti nelle loro richieste e nella loro battaglia sono spinti più dalla ricerca «del potere che dall’amore».

martedì 16 settembre 2008

Dagli amici di Modena

Riceviamo dagli amici di Modena che ringraziamo, e volentieri mettiamo a disposizione di tutti:

Vi voglio rendere partecipi del bellissimo incontro con Andrea Monda che si è svolto domenica 14 a Modena.
A causa del maltempo abbiamo dovuto ripiegare in una sala trovata all'ultimo momento, ma nonostante questo sono intervenute circa settanta persone.
Monda ha parlato della sua esperienza personale di insegnante di religione e del suo approccio ai ragazzi usando i temi dell'immaginazione e della fantasia, come modo di accostarsi al reale.
Espertissimo di Tolkien ha raccontato molto efficacemente alcuni interessanti tratti della sua vita e della sua opera letteraria.
Non sono mancati molti accenni al grande Chesterton, e alcune gustose citazioni dalla sua immensa opera, sul tema dell'immaginazione.
Grazie Andrea Monda. Viva GKC.

innocenzosmith

lunedì 15 settembre 2008

INDIA - La polizia indiana impone il silenzio alle suore di Madre Teresa


Ripetiamo, è molto peggio che sparare sulla Croce Rossa.


Da AsiaNews, articolo di Nirmala Carvalho

Sono quelle accusate di sequestro e conversione di bambini. Dimostrata la falsità delle accuse, i bambini sono stati riconsegnati alle suore. Il Sangh Parivar organizza per domani una manifestazione contro le suore e il loro “traffico di bambini”. Insicurezza anche in Karnataka dove alcune chiese pentecostali sono state chiuse, pur essendo in regola coi documenti.


Chhattisghar (AsiaNews) – Le Missionarie della Carità che nei giorni scorsi sono state accusate di aver rapito e convertito 4 bambini neonati, hanno ricevuto l’ordine della polizia di non parlare con nessuno dell’incidente avvenuto il 5 settembre scorso. Intanto cresce una campagna dei radicali indù contro le suore, tanto che il convento è sotto custodia.

“La polizia con l’amministratore del distretto di Durg Chhattisgarh sono venuti al nostro convento dedicato a Madre Teresa – dice suor Mamata ad AsiaNews - e ci hanno dato l’ordine di non parlare con nessuno dell’incidente. L’amministratore ci ha spiegato che l’ordine era ‘per il nostro bene’ perché alcuni gruppi di militanti indù stanno muovendo l’opinione pubblica contro di noi e il nostro lavoro missionario”. Il convento è stato messo sotto il controllo della polizia 24 ore su 24. “L’amministratore – spiega suor Mamata – ci ha comunque consigliato di continuare il nostro lavoro a favore dei bambini e degli abbandonati”.

Lo scorso 5 settembre - anniversario della morte di Madre Teresa di Calcutta - quattro suore di Madre Teresa, fra cui suor Mamata erano state aggredite da attivisti del Bajrang Dal alla stazione ferroviaria di Durgh (Chhattisgarh). I radicali indù le hanno costrette con la forza a scendere dal treno, consegnandole agli agenti di polizia, accusandole di aver sequestrato e convertito i lattanti. I bambini erano stati messi nell’ospedale governativo sotto la custodia della polizia.

Nei giorni seguenti le suore hanno sporto una denuncia alla polizia, presentando tutti i documenti dei bambini. Dopo attento controllo, i documenti sono stati dichiarati validi e autentici. Per questo, i bambini sono stati trasferiti ancora alle cure delle suore.

Il ritorno dei bambini alle suore e il fallimento delle loro accuse, ha frustrato i membri radicali e domani la Sangh Parivar (una formazione-ombrello che raduna diversi gruppi di nazionalisti e estremisti indù) ha deciso di fare una manifestazione di protesta contro “il traffico di bambini organizzato dalle suore di Madre Teresa”. Kiran Dan, un attivista sociale, ha dichiarato ad AsiaNews che il Sangh Parivar “ha consegnato un memorandum alla procura perché le suore siano arrestate e si riapra l’inchiesta”.

La nuova ondata di violenze contro i cristiani, accusati di conversioni forzate, è partita dall’Orissa due settimane fa, ma si sta diffondendo in altri Stati della confederazione retti dal Bjp (Baratiya Janata Party).

Sajan K George, responsabile del Global Council of Indian Christians, con base a Bangalore, ha detto ad AsiaNews che “I sentimenti anti-cristiani si stanno diffondendo anche nel Karnataka. I gruppi dell’Hindutva riportano ogni giorno sui loro giornali la serie di distruzioni e incendi. Essi minacciano le comunità cristiane di far subire loro la stessa sorte e con la forza bloccano gli incontri di preghiera.

Nella sola area di Davangere (Karnataka), tre luoghi di preghiera sono stati chiusi con l’accusa di essere “non autorizzati”. I pastori pentecostali hanno mostrato tutti i documenti in regola, ma le chiese rimangono chiuse”.

Sajan K George assicura che ogni domenica estremisti del Sangh Parivar invadono luoghi di preghiera gridando slogan anti-cristiani e picchiando i fedeli. La maggior parte delle volte la polizia rimane muta e spettatrice.

Commentando tutta la vicenda sour Mamata dice ad AsiaNews: “Madre Teresa ha lavorato senza stancarsi per portare l’amore di Dio ai più poveri dei poveri. Noi siamo le sue figlie e volgiamo continuare la sua opera anche se siamo chiamate a soffrire. Siamo pronte a pagare il prezzo del nostro essere discepoli di Gesù”.

domenica 14 settembre 2008

Il primo italiano dell'Opus Dei: "Proiettavo Fellini a Paolo VI" - Articolo - ilGiornale.it del 14-09-2008

Un'intervista di Stefano Lorenzetto a mons. Francesco Angelicchio, esperto di cinema e primo "obrero" italiano.



http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=290357&START=0&2col=

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Benedetto XVI: seguendo Dio si trova la libertà.

"La potenza dell'amore è più forte del male che ci minaccia: è questo mistero dell'universalità dell'amore di Dio per gli uomini che Maria è venuta a rilevare qui a Lourdes".



È quanto ha detto il Papa nel corso dell'omelia della messa a Lourdes per i 150 anni delle apparizioni mariane, aggiungendo: "Solo seguendo completamente Dio l'uomo trova le libertà vere".



"I giovani devono imparare dalla Vergine a non farsi scoraggiare davanti alle difficoltà", ha detto il Pontefice.

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sabato 13 settembre 2008

"Mai la ragione è in reale contrasto con la fede" - ilGiornale.it del 13-09-2008

Qui di seguito un articolo sulla Messa del Santo Padre a Parigi.



http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=290302

Dalle immagini in diretta: Papa in un abbraccio di folla grandioso.

Stiamo vedendo le immagini della Santa Messa del Papa a Parigi: un vero abbraccio di folla. Papa tonicissimo e servizio d'ordine in difficoltà.



Mare di gente, secondo noi ben più di duecentomila.



Domani dalle ore 10.00 Santa Messa del Papa da Lourdes in diretta su Rai 1.

Grande folla dal Papa nella Parigi laicista.

il mondo contemporaneo "si è creato i propri idoli" ha detto il Papa durante la messa celebrata a Parigi all'Esplanade del Invalides dinanzi a oltre 200.000 persone tra cui moltissimi giovani, in attesa sul posto dalle prime ore del mattino.



Sono gli idoli, ha detto Papa Benedetto, "a distogliere l'uomo dal suo vero fine dalla felicità di vivere con Dio". Il Papa ha invitato allora a chiedersi cosa sia veramente importante nella vita.



Durante l'omelia il Papa si è appellato ai giovani dicendo: "non abbiate paura a farvi preti".



Nel pomeriggio Benedetto XVI andrà a Lourdes, vero cuore cattolico di Francia.



Smentite ancora una volta le previsioni: il Papa ha richiamato tantissime persone e questo deve far pensare allo stile che la Chiesa in Francia ha scelto di incarnare (evidentemente non azzeccatissimo... Dal Papa in migliaia, a messa la domenica in pochissimi, salvo che nelle chiese dove si dice la messa col rito di San Pio V).

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venerdì 12 settembre 2008

Il Papa in Francia - La laicità e la fede possono andare d'accordo.


Da Il Giornale di oggi 12 settembre 2oo8

Parigi - "L’esercizio della presidenza dell’Unione Europea costituisce per la Francia l’occasione di testimoniare il suo tradizionale attaccamento ai diritti dell’uomo e alla loro promozione per il bene dell’individuo e della società". Lo ha detto il Papa nel discorso all’Eliseo, chiedendo a Sarkozy di difendere nel suo semestre europeo "i diritti inalienabili della persona umana, dal concepimento fino alla morte naturale, come anche quelli relativi all’educazione libera, alla vita familiare, al lavoro, senza dimenticare naturalmente i diritti religiosi".

La vera grandezza dell'Ue "Quando il cittadino europeo si renderà conto che questi diritti, che costituiscono un tutto indissociabile, sono promossi e rispettati, allora - ha affermato il Pontefice - comprenderà pienamente la grandezza dell’edificio dell’Unione e ne diverrà un attivo artefice". Si tratta, ha riconosciuto di "un compito che non è facile: i tempi sono incerti ed è una impresa ardua trovare la strada buona in mezzo ai meandri del quotidiano sociale ed economico, nazionale e internazionale".

L'Europa e la pace nel mondo "In particolare - ha aggiunto Ratzinger - di fronte al pericolo del riemergere di vecchie diffidenze, tensioni e contrapposizioni tra Nazioni, di cui oggi siamo preoccupati testimoni, la Francia, storicamente sensibile alla riconciliazione tra i popoli, è chiamata ad aiutare l’Europa a costruire la pace dentro i suoi confini e nel mondo intero".

Rispetto delle differenze "È importante, a tale riguardo - ha sottolineato il Pontefice - promuovere un’unità che non può e non vuole divenire uniformità, ma che è capace di garantire il rispetto delle differenze nazionali e delle diverse tradizioni culturali, che costituiscono una ricchezza nella sinfonia europea, rammentando, d’altra parte, che la stessa identità nazionale non si realizza se non nell’apertura verso gli altri popoli e attraverso la solidarietà con essi". Così, ha concluso il Papa rivolto a Sarkozy, "il suo Paese contribuirà sempre di più a far progredire questo secolo verso la serenità, l’armonia e la pace".

La libertà senza legami finsice in arbitrio "Sarebbe fatale se la cultura europea di oggi potesse comprendere la libertà ormai solo come la mancanza totale di legami e con ciò favorisse inevitabilmente il fanatismo e l’arbitrio", ha ribadito il Papa. "Mancanza di legami e arbitrio - ha sottolineato - non sono libertà, ma la sua distruzione". "Una cultura meramente positivista che rimuovesse nel campo soggettivo come non scientifica la domanda circa Dio - ha detto - sarebbe la capitolazione della ragione, la rinuncia alle sue possibilità più alte e quindi un tracollo dell’umanesimo, le cui conseguenze potrebbero essere anche gravi".

Sarkozy: "Follia privarsi delle religioni" Per il presidente della Repubblica francese "sarebbe una follia" privarsi delle religioni, "un errore nei confronti della cultura e del pensiero". Sarkozy ha aggiunto che "è legittimo per la democrazia e rispettoso della laicità dialogare con le religioni. Le religioni, e in particolare la religione cristiana con la quale condividiamo una lunga storia, sono patrimoni viventi di riflessione e di pensiero, non soltanto su Dio, ma anche sull’uomo, sulla società, e anche su questa preoccupazione oggi centrale che è la natura e la difesa dell’ambiente". "La laicità positiva, la laicità aperta - ha continuato Sarkozy - sono un invito al dialogo, alla tolleranza e al rispetto. È una chance, uno slancio, una dimensione ulteriore fornita al dibattito pubblico". "Le nostre società hanno bisogno di rispetto - ha detto ancora il capo dello stato francese - di dialogo e di tolleranza".

"La crescita includa lo sviluppo" Nel suo intervento di saluto al Papa il presidente francese ha sottolineato anche che "la crescita economica per la crescita economica non ha senso. Solo il miglioramento della situazione del più grande numero di persone e lo sviluppo della persona ne costituiscono i suoi scopi legittimi". "Questo insegnamento - ha aggiunto Sarkozy - che è al centro della dottrina sociale della Chiesa, è in perfetta sintonia con le poste in gioco dell’economia contemporanea globale. Il nostro dovere è di ascoltare questo insegnamento".

Oggi e domani a Parigi, poi a Lourdes Il Papa visita la laica Francia, un po' in veste di accademico un po' come pellegrino. La visita si dividerà tra Parigi, dove è previsto l’aspetto più politico, e Lourdes, dove invece prevarrà la parte più spirituale. È la prima volta di Benedetto XVI oltralpe da quando è salito al soglio di Pietro, ma Joseph Ratzinger conosce bene quella terra, dove ha parlato numerose volte in prestigiose sedi accademiche, come all’Università Sorbona.

Rapporto con l'Islam Secondo appuntamento parigino è la visita al Collège des Bernardins di Parigi, dove è atteso un discorso sul rapporto tra fede e cultura, davanti a una rappresentanza di musulmani, a due anni esatti dall’ormai famoso discorso all’Università di Ratisbona che sollevò numerose critiche e polemiche per una citazione di Ratzinger su Maometto.

"Spiritualmente siamo semiti" L’antisemitismo non ha alcuna giustificazione teologica, e con le stesse parole usate da Pio XI, papa Ratzinger afferma che "spiritualmente noi siamo semiti". Inoltre il Papa rende "un commosso omaggio a coloro che sono morti ingiustamente" nella persecuzione contro gli ebrei, e "a coloro che si sono adoperati perchè i nomi delle vittime restassero presenti nel ricordo: Dio non dimentica".

Visita a Lourdes Domani sera Benedetto XVI si trasferirà a Lourdes, dove celebrerà il 150° anniversario delle apparizioni mariane nel Santuario. Qui, Ratzinger si farà pellegrino tra i pellegrini, diventerà uno degli oltre sei milioni di fedeli che ogni anno sfilano davanti alla Grotta dove la giovane Bernadette vide la Madonna.

I socialisti: "Il governo resti custode della laicità" Il partito socialista francese ha rivolto un appello a Sarkozy. "La laicità implica che la religione resti una questione personale, in uno Stato rispettoso della libertà dei culti", ha sottolineato Julien Dray, portavoce socialista, aggiungendo che "quanti hanno la responsabilità di governare la Repubblica, primo fra tutti tutti il presidente, devono essere custodi di questi principi". Secondo Dray "la priorità immediata del governo deve essere di unire i francesi: la Francia ha già abbastanza problemi per aprire nuove polemiche".

I Verdi: "Francia chiesa di Sarkozy" Anche i Verdi hanno reagito all’accoglienza "in grande pompa" del Papa da parte di Sarkozy. Il presidente, dicono in un comunicato dal titolo "La Francia chiesa di Sarkozy", "ha agito ancora una volta in contraddizione con il principio di laicità delle nostre istituzioni". Non meno critica la reazione del Consiglio nazionale delle associazioni delle famiglie laiche (Cnafal) che ha denunciato oggi "l’intrusione permanente della religione nel campo politico" da quando Sarkozy è all’Eliseo. Intrusione che, secondo loro, "mira a restaurare un’influenza persa ormai da tempo in Francia".


giovedì 11 settembre 2008

Chesterton e chestertoniani in piazza in questi giorni...

Carissimi Amici Chestertoniani,
vi segnaliamo tre incontri che riguardano Chesterton o chestertoniani, con questi ultimi intendendo appassionati di Chesterton viventi o già passati a miglior vita e che fecero di Chesterton una della più grandi fonti di ispirazione.

Un libro su Tolkien a Roma:


Poi segnalato dagli amici di Modena:


E poi la presentazione romana de L'Uomo Eterno:



Andrea Monda, Saverio Simonelli, Maurizio Serio e Fabio Canessa sono tutti chestertoniani doc.

Raccomandiamo la partecipazione!

IRAQ - I cristiani si organizzano per difendersi.


Ecco i nuovi Cristeros. Sono in Iraq. Da AsiaNews.

In un villaggio vicino Niniveh il primo caso di milizia cristiana

Colpiti lo scorso anno con un camion bomba, fatti segno di attacchi, costretti a pagare gli uomini di Al Qaeda, gli abitanti di Tel Asquf hanno dato vita ad un servizio di sicurezza che sorveglia gli ingressi del loro paese.


Baghdad (AsiaNews) - Si chiama Tel Asquf ed è nel nord dell'Iraq, vicino Niniveh, il primo villaggio cristiano ad aver creato una propria forza di sicurezza. I suoi 8mila abitanti, stanchi di pagare la "jezya" (tassa di protezione) agli uomini di Al Qaeda si sono rivolti ai vicini curdi. Adesso i peshmerga hanno creato un cerchio di sorveglianza intorno al villaggio, gli ingressi del quale vedono la presenza di 200 cristiani armati.

Finora non hanno dovuto sparare un colpo, precisa il Middle East Ondine, che racconta la storia di questo villaggio, che l'anno scorso fu fatto segno di un camion bomba che provocò sette morti. Ed anche in seguito non sono mancati attacchi di miliziani, sia sunniti che sciiti.

"I terroristi - ha raccontato Abu Nataq, che guida il gruppo di sicurezza del villaggio - vogliono ucciderci perché siamo cristiani. Se non ci difendiamo da soli, chi lo fa?". "Abbiamo chiesto – aggiunge - l'aiuto del Kurdistan". I peshmerga hanno fornito fucili e radio e l'amministrazione di Arbil paga i 200 dollari al mese dello stipendio dei vigilanti. Gli armati cristiani sorvegliano i quattro ingressi del paese e pattugliano le strade, particolarmente quelle intorno alla chiesa caldea-cattolica di San Giorgio.

"A Mosul – racconta uno di loro – i miei bambini non potevano giocare in strada ed io non potevo mandare la mia figlia di 12 anni a scuola. Qui – aggiunge - viviamo praticamente uno sull'altro e tutto è costoso, perché i commercianti sanno che non possiamo andare a fare la spesa a Mosul". Ma ora è tra coloro che montano di guardia davanti alla chiesa.


mercoledì 10 settembre 2008

Un aforisma al giorno - 72

La gente è inondata, accecata, resa sorda e mentalmente paralizzata da un’alluvione di volgare e insipida esteriorità, che non lascia tempo per lo svago, il pensiero o la creazione dall’interno di sé”.

G. K. Chesterton, da un discorso a Londra, 1930

Nasce una scuola media nel nome di Gilbert Keith Chesterton

A San Benedetto del Tronto un gruppo di amici, riuniti da molti anni in una cooperativa sociale che si occupa di educazione dei minori, ha deciso di dare vita ad una scuola media libera, e di intitolarla, con congrua motivazione, al nostro Gilbert.

Cliccando il titolo verrete riportati alla pagina del blog della Cooperativa Sociale Capitani Coraggiosi, che illustra questa nuova opera.

Tutto parte da una frase di Chesterton: "standardization by low standars", e dalle parole di Benedetto XVI sull'emergenza educativa.

Chi volesse aiutarli (non guasta, anzi), non ha che da contattare la Società Chestertoniana o la Cooperativa Sociale Capitani Coraggiosi.

Evviva Gilbert ed evviva Papa Benedetto XVI!

martedì 9 settembre 2008

IRAN Da due settimane nessuna notizia di un cristiano iraniano imprigionato

Teheran (AsiaNews) – Nessuna notizia, da due settimane, di un cristiano protestante iraniano, imprigionato non si sa perché. E’ la drammatica vicenda che racconta la famiglia di Ramtin Soodmand, arrestato ormai da quindici giorni a Mashhad, nel nordest del Paese, quasi al confine con il Turkmenistan, da agenti di polizia e dell’intelligence.

Racconta Rooz, sito di esuli iraniani, che da quando l’uomo è stato arrestato, la sua famiglia ed i suoi amici hanno ripetutamente detto pubblicamente che hanno invano cercato di sapere in che luogo Ramtin si trova. In più: i loro contatti con funzionari del ministero della sicurezza non solo non hanno portato a sapere sulla situazione del cristiano o sul perché è stato arrestato e viene tenuto in prigione, ma sono stati minacciati di “conseguenze” se continuano a fare domande, aggiungendo che anche la situazione di Ramtin potrebbe peggiorare.

Secondo quanto lamenta la piccola e preoccupata comunità cristiana iraniana – stimata in tutto in circa 60mila persone – una settimana prima dell’arresto di Soodmand, nella stessa città era stato arrestato un altro cristiano, Iman Rachidi. Da allora, del giovane, non ha 18 anni, non si ha alcuna notizia.

lunedì 8 settembre 2008

Da Andrea Monda e Rubbettino


Come vedete, Andrea Monda, chestertoniano a tutto tondo, ha pubblicato questo interessante volume per Rubbettino (quella che sta pubblicando L'Uomo Eterno!).

Tolkien è da considerare, prima ancora che "tolkieniano", un vero chestertoniano, quindi eccovi il significato teologico della sua opera massima.

Cliccate la foto e la vedrete ingrandita, c'è un invito. Chi vuole e può, partecipi. E' coinvolto anche Saverio Simonelli, non meno chestertoniano di Andrea, avendo acquisito come lui e come Rubbettino nella Buona Causa della diffusione (o meglio riscoperta) di Chesterton in questi ultimi anni.

Madre Teresa di Calcutta e l'aborto (giusto per capire).

"Sento che oggigiorno il più grande distruttore di pace è l'aborto, perché è una guerra diretta, una diretta uccisione, un diretto omicidio per mano della madre stessa. (...) Perché se una madre può uccidere il suo proprio figlio, non c'è più niente che impedisce a me di uccidere te, e a te du uccidere me".

Madre Teresa di Calcutta, Discorso alla consegna del premio Nobel per la pace, 11 dicembre 1979m
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domenica 7 settembre 2008

Un'interessante (quanto isolata) presa di posizione sul silenzio circa la sorte dei cristiani nel mondo.

Qui di seguito c'e un articolo di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera di oggi con una interessante riflessione sulla sorte dei cristiani nel mondo e le persecuzioni di questi ultimi mesi (in realtà in atto da anni ma nel disinteresse totale della cieca stampa italican dedita a veline e giocatori e al minimo flatus vocis dei politichetti di turno).

Ieri in India sono state aggredite quattro Missionarie della Carità, quelle di Santa Teresa di Calcutta, che in proporzione è molto molto peggio che sparare sulla Croce Rossa.

In Italia il tema principale è Fini che parla del voto agli immigrati per non si sa quale fine, Veltroni che ce l'ha con Parisi che ha lodato colpevolmente Silvio Berlusconi.

Il ridicolo sfocia nel tragico.

La CEI (i Vescovi Cattolici italiani) hanno indetto comunque nei prossimi giorni una giornata di solidarietà a favore dei cristiani perseguitati nel mondo. Ovviamente ne parlano in pochi.

Giornalisti, vergogna.
http://mobile.corriere.it/dettaglio.php?SID=a2006f5ef5a0e23298aaa9127ff4ec10&idc=1965130&ids=3&type=news
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venerdì 5 settembre 2008

Ricordiamoci del Re.

Ricordiamoci, amici, che l'Unico Re Legittimo, Gesù Cristo, è sbarcato e che ci ha chiesto di partecipare alla Sua grande campagna di sabotaggio, e che la domenica dobbiamo andare a messa ad ascoltare la Sua radio clandestina.

Ricordiamocelo tutti i giorni!
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La storia di Stefano Borgonovo, giocatore ammalato di SLA.

In questo articolo del Corriere della Sera trovate la storia di Stefano Borgonovo, giocatore di calcio ammalato di SLA, la malattia che ha colpito il dott. Mario Melazzini, di cui parlammo tempo fa.

http://mobile.corriere.it/dettaglio.php?SID=6e7ca701c7fed45b09f1882013bea060&idc=1894072&ids=2&type=news
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giovedì 4 settembre 2008

Un classico di Chesterton, San Tommaso d'Aquino - Relazione di Fabio Trevisan sul S. Tommaso di GKC

In Italia siamo fortunati ad avere i Gruppi Chestertoniani Veronesi, davvero fantastici!

I fondatori sono Fabio Trevisan e Roberto Prisco, due cari e simpaticissimi amici, davvero integralmente chestertoniani.

Qui sotto trovate il link del testo dell'intervento di Fabio al Chesterton Day di qualche anno fa su San Tommaso d'Aquino, molto bello.

http://leonardo.univr.it/gkc/STom.htm
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Medicina e Persona - Per il consenso informato e l'alleanza terapeutica

Vi rendiamo disponibile il comunicato stampa diffuso ieri dall'associazione di sanitari Medicina e Persona sulla questione sollevata in occasione del cosiddetto caso Englaro a proposito del testamento biologico. Il dibattito si infittisce dopo le dimissioni dal consiglio esecutivo di Scienza e Vita prima di Lucetta Scaraffia e poi, a seguito di un contestato articolo su Avvenire, di Adriano Pessina.

"Dopo la vicenda Englaro, sta crescendo un consenso trasversale in Parlamento circa la necessità di un provvedimento di legge sul cosiddetto "testamento biologico", per evitare:
1) l'introduzione (velata) dell'eutanasia (attiva od omissiva), a tutela dei soggetti più deboli;
2) di considerare l'alimentazione e l'idratazione "artificiale" come trattamenti sanitari;
3) la possibilità di ricostruzioni "equivoche" della volontà del Paziente.
In definitiva, si sta immaginando uno strumento di legge che impedisca abusi nella applicazione della sentenza della Cassazione in materia.
Pur condividendo la preoccupazione alla base dell'iniziativa, riteniamo che una legge sul "testamento biologico" o come più correttamente indicato dal CNB, sulle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento (DAT) presenti una serie di problemi e possa non rappresentare l'unica soluzione possibile.
Per almeno tre considerazioni che ci derivano dall'esperienza clinica:

1) le DAT esprimono una concezione che riduce la relazione di cura, cioè il rapporto tra medico e Paziente, ad un livello meramente contrattualistico e rischia di indurre (come già accaduto in
diversi Paesi) atteggiamenti rinunciatari da parte dei professionisti e dei sistemi sanitari, soprattutto nei confronti di malati più deboli e fragili;
2) le DAT sono culturalmente figlie di una interpretazione del diritto della persona inteso come
“autodeterminazione”, che rappresenta una forzatura rispetto a quanto affermato nella nostra
Costituzione ed inevitabilmente rimangono dentro una cultura in cui l’uomo diventa arbitro della propria e altrui vita. Tale concezione è pericolosa perché non corrispondente alla realtà e
lesiva dei diritti fondamentali delle persona;
3) la applicazione “pratica” delle DAT appare quanto mai problematica: per quale stato clinico?, per quali provvedimenti terapeutici ?, con quale validità? con che livello di impegno per i medici? Con che tempi e possibilità di verifica per il clinico?

Si rischia di produrre un “mostro burocratico” che solo renderà più "legalistica" la relazione di cura, senza nessun beneficio per i Pazienti.
Chi, come noi, affronta la realtà clinica di tutti i giorni suggerisce che nella eventuale legge si
riaffermi:

• che la responsabilità sulla situazione clinica del Paziente è “di fatto” affidata al Medico, la
cui azione è orientata esplicitamente alla tutela della vita e della dignità della persona (Art. 13 – 17 – 20 del Codice Deontologico), e che dalla esperienza del rapporto medico-paziente dipendono i giudizi sulla proporzionalità delle terapie e dei trattamenti;
• che l’idratazione e l’alimentazione non sono una terapia, ma un intervento di assistenza obbligatorio per chiunque e da chiunque facilmente apprendibile. Inoltre in riferimento all’“artificialità” va ricordato che la nutrizione effettuata per le vie non naturali (nutrizione enterale con SNG o PEG oppure nutrizione parenterale in vaso venoso periferico o centrale) è stata riconosciuta come diritto dal Comitato Nazionale di Bioetica il 30/9/2005 anche in soggetti in stato vegetativo persistente;
• va data piena attuazione al Consenso Informato per tutti i trattamenti sanitari, nell’imminenza della terapia e prima del suo inizio, tenendo conto che la volontà del Paziente deve essere attuale e consapevole.

MEDICINA e PERSONA
Milano, 3 settembre 2008 "