mercoledì 30 aprile 2014

Paolo Pegoraro su Shakespeare (e scatta naturalmente la citazione di Chesterton)

"Lo scrittore inglese Gilbert K. Chesterton, che fu oltre tutto sottilissimo critico letterario, ha dedicato diversi scritti al Bardo. Una delle notazioni più interessanti compare all'interno di "Eretici" (1905), in un saggio che prende le mosse dalla figura del pittore statunitense James McNeill Whistler – allora famoso e apprezzato da Oscar Wilde, convinto assertore della superiorità dell'artista sull'uomo comune. Ebbene, secondo Chesterton questo è il marchio della mediocrità, perché l'autentico genio non ha bisogno di concentrare ogni sua energia vitale sulla creazione artistica. 

«Essere un artista non gli impediva di essere un uomo comune, non più di quanto dormire di notte o cenare la sera gli impedisse di essere un uomo comune. Tutti i più grandi maestri e condottieri avevano questa abitudine di supporre che il loro punto di vista fosse umano e sincero, e che avrebbe potuto facilmente essere condiviso da qualsiasi passante. Se un uomo è realmente superiore ai suoi simili, la prima cosa in cui crede è l'uguaglianza tra gli uomini [...] Il grande uomo di prim'ordine è uguale agli altri uomini, come Shakespeare. Il grande uomo di second'ordine si inginocchia dinanzi agli altri uomini, come Whitman. Il grande uomo di terz'ordine è superiore agli altri uomini, come Whistler»".

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