lunedì 20 giugno 2011

Ma Chesterton era o no un conservatore? - Ecco il pensiero di Saverio Simonelli


Sarò molto breve e cercherò di evitare considerazioni paradossali o estrinseche al problema. Credo che se si dovessero soppesare le argomentazioni di matrice politica del Nostro bisognerebbe riferirsi al quadro politico dei suoi tempi per affibbiargli questa o quella etichetta. All’epoca erano totalmente  diverse da oggi le posizioni della sinistra e destra britanniche, che poi a questa rigida categorizzazione non possono essere ricondotte. Le posizioni di GKC davano contro indifferentemente a questo o quello schieramento, ma è indubbio che ci fossero nella sua forma mentis maggiori affinità con certi elementi del pensiero liberale dell’epoca. C’era poi forte l’enfatizzazione del territorio del campanilismo anche da piccolo quartiere, la lotta al cosmopolitismo, che peraltro allora infiammavano menti assolutamente socialiste e libertarie come William Morris e che oggi sembrano invece vicino a certe forme meno becere di pensiero leghista. D’altro canto tutta la prassi del distributismo andava più nel senso di certe visioni del pensiero progressista e comunque anticapitalista… Io credo che una buona soluzione sarebbe quella di vedere GKC sempre più come scrittore, come homo ludens, come funambolico prestigiatore di parole e concetti cui capitava, come direbbe Greene, di essere cristiano. Credo che farne una bandiera di un credo diverso da questo – e che non è un credo ma la sequela del Vangelo e della Parola – sia fargli una pessima pubblicità soprattutto nei confronti del mondo contemporaneo.

Saverio Simonelli

Nessun commento: