martedì 29 marzo 2011

Ecco un bell'articolo che parla di noi e della rinascita chestertoniana in Italia


Su L’Occidentale di domenica scorsa, un bell’articolo su Chesterton, Gerusalemme e le crociate. Racconta della nuova fortuna di Chesterton in Italia e dei suoi protagonisti, gli editori impegnati nella pubblicazione di opere in gran parte inedite in Italia (o che mancavano dai cataloghi da molto tempo): in particolare Morganti, che in Aprile uscirà con “Il ritorno di Don Chisciotte” e Lindau, che, dopo il recente “Il profilo della ragionevolezza” questa settimana porterà nelle librerie “La nuova Gerusalemme”, e… la Società Chestertoniana Italiana con il vivacissimo blog dell’Uomovivo e “La Nonna del drago”. Un bel grazie a Luca Negri e all’Occidentale!

Maria Grazia Gotti


L'Italia riscopre Chesterton, il Medioevo, Gerusalemme e le Crociate
Sarà forse un segno del cielo la rinnovata fortuna italiana di Gilbert Keith Chesterton (1874-1936). Lo scrittore britannico è infatti letto ed amato ora nel nostro paese come mai avvenne in passato. Durante la sua vita i lettori italiani potevano leggerlo prima sulle pagine de La Ronda, la rivista del “ritorno all’ordine” dopo le intemperanze avanguardiste fondata da Vincenzo Cardarelli, in seguito su Frontespizio, l’organo dei poeti cattolici fiorentini con a capo Giovanni Papini. Ciò fu possibile soprattutto per l’attenzione riservatagli da Emilio Cecchi, illustre critico e traduttore che si accorse della grandezza della letteratura anglo-americana prima di Vittorini e Pavese.
Altri appassionati dell’opera chestertoniana spuntarono negli primi anni ’70, quando la sua creatura più nota, Padre Brown (il prete detective che risolve i gialli affidandosi alla filosofia tomista), aveva il bel volto in bianco e nero di Renato Rascel nella serie tv diretta da Vittorio Cottafavi. Ma è riduttivo associare a Chesterton solo il famoso e arguto sacerdote (a parere di Gramsci, molto più simpatico di Sherlock Holmes). Lo dimostrano molte altre pubblicazioni. Perché, dicevamo, GKC, come usava firmarsi, è tradotto in quantità mai vista.
In particolare sono due le case editrici nostrane che stanno riportando alla luce gioielli chestertoniani. La Morganti di Verona ha editato buona parte dell’opera narrativa, comprese le storie di Padre Brown e il meraviglioso romanzo manifesto Uomovivo. Con lo stesso marchio sta per arrivare in libreria Il ritorno di Don Chisciotte, romanzo del 1927. La torinese Lindau sta facendo ancora di più pubblicando la copiosa produzione saggistica. Lo scorso anno è stato il turno del saggio più bello di Chesterton, Ortodossia: una tappa fondamentale del suo processo di avvicinamento alla Chiesa di Roma, il racconto di come finì per trovare “nella parrocchia più vicina” quel che aveva cercato “in un tempio anarchico, o in un club babilonese”. È ancora fresco di stampa anche Il profilo della ragionevolezza, raccolta di scritti economici che illustrano la teoria “distributista”. Si trattava di un tentativo di terza via fra capitalismo e socialismo fortemente influenzato dalla dottrina sociale della Chiesa; l’idea vincente era quella di incoraggiare la piccola proprietà privata, anche dei mezzi di produzione per sottrarla al monopolismo statale o imprenditoriale.
Sempre Lindau editerà la prossima settimana La nuova Gerusalemme. È il resoconto del viaggio in Terrasanta compiuto nel 1919, ma non solo; una ottima occasione per riflettere su questioni religiose e politiche. Sempre con il suo tipico stile serio ma umoristico, pieno di buon senso provocatorio. GKC partì da Londra nel periodo natalizio per intraprendere un viaggio che non fu solamente nello spazio. Percorse “a ritroso la storia fino a giungere nel luogo di origine del Natale. Spesso, infatti, è necessario ritornare sui propri passi, come chi, dopo aver smarrito la strada, ripercorre a ritroso il proprio cammino fino a un cartello che gli indica la via”.
Ben consapevole della confusione spirituale novecentesca, si fece pellegrino per i contemporanei: “L’uomo moderno è simile a un viandante che non ricorda più il nome della sua meta e deve ritornare nel punto da cui proviene per scoprire dove è diretto”. Dalla Gran Bretagna, allora principale potenza mondiale, si recò nella Parigi capitale del giacobinismo che ha plasmato il mondo moderno, scese nella Roma papale, imperiale e repubblicana, attraversò l’ombra delle piramidi Egiziane, fino a giungere nella Terra Promessa dei Patriarchi biblici. È un viaggio nella storia che pone una domanda fondamentale sull’evoluzione della libertà umana: “Che cosa era accaduto tra l’ascesa della Repubblica romana e l’ascesa della Repubblica francese? Perché i cittadini con pari diritti della prima diedero per scontato la presenza degli schiavi?”. Ovviamente la risposta va cercata in Palestina: è stata la buona novella predicata da Gesù, l’incarnazione di Dio in un uomo, che ha dato dignità a tutti e reso intollerabile la schiavitù dell’epoca pagana.
Riflessioni  interessanti contenute nel diario di viaggio anche sulle Crociate. Chesterton si scaglia contro l’idea, già allora pesantemente radicata, che quelle spedizioni medioevali fossero state vergognose imprese coloniali: “Quando si sostiene che le Crociate non sono state null’altro che una violenta scorribanda contro l’Islam, forse si dimentica curiosamente che lo stesso Islam fu soltanto una violenta scorribanda contro l’antica e ordinata civiltà”. Anzi il cavaliere crociato aveva “buoni motivi per nutrire dei sospetti nei confronti del musulmano”. È la storia stessa ad insegnare che “era già un vecchio nemico”. Inoltre la Prima crociata ebbe la particolarità di essere democratica: “la massa non vi aderì, ma lo capeggiò”.
A differenza di come accadde prima della la Rivoluzione Francese “fu l’ignorante che istruì il colto. La Crociata non fu evidentemente concepita da alcuni filosofi che suggerirono per primi alcune idee poi perorate dai demagoghi della democrazia”. Un tale elogio delle Crociate non può essere disgiunto da una visione del Medioevo opposta a quella fanatica degli Illuministi. Tutt’altro che secoli bui, la situazione è più complessa: “La società medievale non era il luogo giusto, era soltanto la direzione giusta. Era la strada giusta, o forse solo il suo inizio. Il Medioevo fu ben lungi dall’essere un periodo in cui tutto andò per il verso giusto. Sarebbe più corrispondente al vero, per come la penso io, ammettere che in quel periodo tutto andò per il verso sbagliato. Fu l’epoca in cui le cose avrebbero potuto evolversi bene, ma invece si svilupparono male. O anzi, per essere più precisi, fu l’epoca in cui stavano procedendo bene, ma poi mutarono in peggio”. L’età di mezzo non fu perfetta, dunque, ma fu “un’età di progresso. Forse fu l’unica vera età di progresso in tutta la storia. Gli uomini sono passati di rado con tale rapidità e unità dalla barbarie alla civiltà così come fecero dalla fine dei Secoli Bui all’epoca delle università e dei parlamenti, delle cattedrali e delle gilde”. 
Chesterton non è troppo tenero con i musulmani. Trova un “elemento abbastanza logico e coerente, nel credo molto logico e coerente chiamato maomettanesimo”: il “vandalismo”, ovvero lo scarso senso artistico tipico di una religione che considera un peccato rappresentare Dio e blasfema la sua incarnazione. Respinge le accuse di antisemitismo invocando la nascita di uno stato ebraico: “Se questo è antisemitismo, allora sono un antisemita. Sembrerebbe più razionale chiamarlo semitismo”. Giunto in Terrasanta sentì comunque di essere “in quella patria al di là della patria per cui tutti proviamo nostalgia. Il suo ricordo perduto fa nascere al tempo stesso la fede e la fiaba”.
Per la gioia dei seguaci di Chesterton Lindau sta preparando altre sorprese, ma anche la storica Bompiani ha fatto la sua parte negli ultimi anni. Sue le edizioni de Il poeta e i pazzi (racconti che hanno per protagonista un altro detective, ma stavolta poeta), del classico L’uomo che fu Giovedì e del divertentissimo e visionario L’osteria volante (dove si immaginava un futuro dispotismo nato dall’alleanza fra capitalismo e islam e la ribellione ad esso per mezzo dell’alcol proibito dal Corano).
Ultimo ma non per importanza è da citare l’egregio lavoro della Società Chestertoniana Italiana. Non solo anima in rete il vivacissimo blog dell’Uomovivo ma ha da poco pubblicato, in collaborazione con le edizioni Guerrino Leardini e il Centro Missionario Francescano (i proventi vanno infatti in beneficenza) una raccolta di articoli inediti: La nonna del drago. Nella “faziosa postfazione” Marco Sermarini, presidente della Società, celebra “il ritorno del gigante” e ricorda che Emilio Cecchi “lo vedeva truccato da clown finché, girandosi non mostrava uno svolazzante e solenne paramento episcopale, novello padre della Chiesa costretto a tingersi il naso di verde per predicare ai suoi distratti e impazziti contemporanei”. Dunque, essendo Chesterton uno dei più grandi scrittori e apologeti cristiani di tutti i tempi, sarà o no un provvidenziale segno del cielo questo rinnovato interesse per la sua opera?  
di Luca Negri, L'Occidentale - 27 Marzo 2011

2 commenti:

Ser Jacques ha detto...

Proprio oggi a scuola una mia amica mi ha mostrato sorridente uno dei suoi regali di compleanno: Uomovivo.
"Il ritorno del gigante"! E così sia.
Grazie per il vostro lavoro, buona avventura

L'Uomo Vivo ha detto...

Grazie anche a te, Ser Jacques!