venerdì 7 maggio 2010

Per chi vuole sapere qualcosa in più sul distributismo...


Stratford Caldecott (nella foto) è inglese e cattolico, ed è uno dei massimi esperti di Chesterton, tra l'altro è il custode di moltissimi oggetti appartenuti a Gilbert, presso il Center for Faith and Culture di Oxford. E' autore di numerosi libri su Chesterton e i suoi contemporanei, su Tolkien (uno interessantissimo è stato tradotto da Lindau ed è a nostra disposizione scontato in convenzione, è Il Fuoco Segreto - La ricerca spirituale di J.R.R. Tolkien. Tra l'altro quest'ultimo volume contiene alcune interessanti riflessioni su Tolkien, Chesterton e il distributismo che si potrebbe vedere nel mondo della Contea e degli Hobbit... bello!). Caldecott è inoltre l'autore della bella prefazione della raccolta di racconti di Chesterton Il pugnale alato (Edizioni BUR).
Il distributismo è un argomento da prendere con molta prudenza, perché spesso è stato confuso con fascismo e comunismo, o con l'anarchia. Chesterton non aveva in mente nulla di tutto questo. Allora vorremmo facilitare un approccio con le brevi note che seguono.

In questa nota biografica (è l'originale inglese) su Chesterton scritta da lui e presente in una delle pagine del suo sito internet http://www.secondspring.co.uk abbiamo trovato una sintetica descrizione del distributismo e delle sue idee. E' qualcosa, non è tutto, ma intanto si può leggere. La traduzione è nostra.

"Chesterton è stato uno dei grandi avversari del socialismo e del comunismo - tanto che i suoi scritti sono stati diffusi in forma di samizdat clandestinamente nella Russia sovietica e dell'Europa orientale. Ma era anche un avversario del capitalismo. Oggi, naturalmente, il capitalismo (essendo onnipervasivo) non è un obiettivo facile da definire. Per Chesterton, esso ha significato un evidente ingiustizia: la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi, a discapito della maggioranza. Voleva dire l'insieme di condizioni in cui la maggior parte degli uomini è stata privata del capitale, e mantenuta in uno stato di schiavitù salariale (il famoso termine di Belloc per questo era lo Stato Servile, descritto nel libro così intitolato che egli pubblicò nel 1912).

Il distributismo di Chesterton proponeva la distribuzione più ampia della proprietà personale in tutta la società. Non pianificò generalmente di prendere i soldi e la terra al ricco e ridistribuirlo ai poveri come Robin Hood, ma semplicemente elaborò schemi e -dove necessario- legislazione che rendesse più facile per le piccole imprese, le imprese e industrie familiari di sopravvivere in una economia moderna. Il Birmingham Land Scheme, per esempio, avrebbe permesso ai disoccupati di sviluppare proprie piccole aziende agricole, se non fosse stato schiacciato dal governo.

I distributisti difendevano i piccoli commercianti contro la crescita del supermercato. Essi inoltre si sarebbero opposti al commercio domenicale, a WalMart e Amazon.com. Una comunità distributista (le cui tracce sopravvivono ancora) nacque a Laxton, e Ditchling (...).

I motivi del crollo della Lega Distributista intorno al momento della morte di Chesterton, nel 1936, sono stati ben documentati da Michael Thorn in vari numeri di The Chesterton Review. C'era sempre una tendenza verso il romanticismo eccessivo tra i distributisti, accoppiato con una certa riluttanza a partecipare all'affare sporco della politica. L'effetto della Grande Depressione fu quello di concentrare molti distributisti sulla necessità di una decisa azione politica. Tuttavia, il tentativo di avviare un partito politico nel 1930 svanì, e la simpatia apparente di alcuni dei leader intellettuali del movimento per il fascismo in fase di preparazione alla guerra alienò i rimanenti ranghi e fila.

I distributisti non possono essere semplicemente liquidati come romantici, trainati da un luddismo irrealizzabile o da un fascismo fin troppo realizzabile. Il distributismo potrebbe essere stato idealista e poco pratico, ma non era una strada senza uscita. La sua ispirazione scorreva nel movimento cooperativo, e in subordine nella "New economics" che oggi è associata al nome di E. F. Schumacher, autore di Small is beautiful (lui stesso è un convertito al cattolicesimo dopo il 1968) e (meno famoso) Leopold Kohr, la cui Breakdown of Nations merita riscoperta. Anche l'enfasi agraria del distributismo sopravvive - anche se ora staccato dal cattolicesimo - nella forma dei "Greens", e scrittori popolari in America come Wendell Berry ricordano le grandi figure della letteratura agraria degli Anni '20. I distributisti hanno lasciato dietro di sé non solo un elenco di pubblicazioni e di alcuni monumenti istituzionali, ma una ampia gamma di influenza".

1 commento:

UmbertaMesina ha detto...

Gentili amici chestertoniani,
vi segnalo un articolo del professor Caldecott, pubblicato sul Godspy.com (una rivista online cattolica americana):
THE GLOBAL CRISIS: LESSONS FROM THE MIDDLE AGES, http://www.godspy.com/magazine/lessons-from-the-middle-ages/

Chesterton e il distributismo sono lo spunto per spiegare tre punti "medievali" che oggi potremmo riconsiderare per un dibattito nuovo sull’economia: l’importanza della famiglia; la condanna dell’usura; le leggi suntuarie.

Il primo punto è chiaro a chiunque, credo. Il secondo ha a che fare con la crisi della finanza e i mutui subprime. Il terzo è legato ai consumi eccessivi che caratterizzano la nostra epoca.

Non è un’analisi storica ma la presentazione di tre aspetti su cui riflettere e non ci sono termini o concetti economici inaccessibili.

Mi dispiace segnalarlo in inglese. L'avrei tradotto ma per adesso non ne ho il tempo.

Buona giornata,
Umberta