mercoledì 18 novembre 2009

B-XVI VUOLE DARE CIBO A CHI NASCE, NON ABOLIRE LE BOCCHE AFFAMATE


Nella sua sinteticità, questo articolo di Paolo Rodari fa capire bene il principale punto nodale di quanto detto dal Papa alla FAO giorni fa.


Roma. Ancora una volta controcorrente. Di questo è segno l’arrivo di ieri del Papa al vertice dell’organizzazione mondiale dell’Onu per il cibo e l’agricoltura (Fao). Controcorrente rispetto ai molti leader dei paesi ricchi che hanno disertato l’incontro. E controcorrente per le soluzioni indicate, spesso in dissenso da quanto la Fao predica e persegue. La presenza di Benedetto XVI è stata un segnale offerto anzitutto ai tanti leader assenti. Per dire che, nonostante la mancanza di risultati dell’agenzia specializzata delle Nazioni Unite – significativo quanto scrisse l’Osservatore Romano a conclusione del vertice del giugno 2008: “Tante parole, nessuna soluzione” – vale la pena provarci: “Desidero rinnovare – ha detto ieri il Papa –, in continuità con i miei predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II, la stima per l’azione della Fao”. E che vale la pena provarci l’ha scritto ancora ieri sempre l’Osservatore che ha auspicato ascolto e “scelte concrete”. Scelte che sembrano tardare: nessuno dei 192 paesi dell’organizzazione Onu accetta di impegnare nuovi fondi per combattere la fame nel mondo. E la cosa è notata dal direttore generale della Fao, Jacques Diouf, che ha espresso “rammarico” e “insoddisfazione”. Tanti i leader dei paesi ricchi assenti: Barack Obama, Nicolas Sarkozy, Angela Merkel, Gordon Brown. E anche se di rilievo sono state le presenze del presidente della Commissione europea José Barroso, del premier turco Tayyip Erdogan e del brasiliano Ignácio Lula da Silva, si notava che tra i leader dei paesi del G8 c’era soltanto il “padrone di casa” Silvio Berlusconi. A tutti il Papa ha chiesto più impegno e “un assetto di istituzioni economiche in grado di garantire un accesso al cibo e all’acqua regolare e adeguato”. E che a ogni paese sia garantito il diritto di “definire il proprio modello economico”. La Fao più volte ha sostenuto che c’è una relazione di causa-effetto tra crescita della popolazione mondiale e fame. Ieri il Papa ha detto altro: la “deprecabile distruzione di derrate alimentari in funzione di lucro economico” dimostra l’opposto. “La terra può nutrire tutti i suoi abitanti”, e la fame dipende da “scarsità di risorse sociali”, tra queste il deficit della struttura e del funzionamento del potere.

Pubblicato sul Foglio martedì 17 novembre 2009

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