domenica 8 febbraio 2009

Eluana Englaro - Una luce dalla Spe Salvi

Riceviamo da uno dei nostri gentilissimi soci e volentieri pubblichiamo:

Gentili amici chestertoniani,

nell'unirmi alle vostre preghiere per Eluana, desidero condividere con voi alcuni passi dell'enciclica Spe Salvi.
A parer mio questo testo andrebbe letto nelle scuole.
Consiglierei la lettura anche a molti dotti e sapienti, che in quanto tali ricoprono prestigiosi incarichi politici, ma per loro sarebbe solo l'ennesima e insopportabile ingerenza della Chiesa: continuino a sperare nel nulla e nell'autodeterminazione.
D'altronde si sa che queste cose sono state tenute nascoste ai sapienti e agli intelligenti ma sono state rilevate ai piccoli.


"Possiamo cercare di limitare la sofferenza, di lottare contro di essa, ma non possiamo eliminarla. Proprio là dove gli uomini, nel tentativo di evitare ogni sofferenza, cercano di sottrarsi a tutto ciò che potrebbe significare patimento, là dove vogliono risparmiarsi la fatica e il dolore della verità, dell'amore, del bene, scivolano in una vita vuota, nella quale forse non esiste quasi più il dolore, ma si ha tanto maggiormente l'oscura sensazione della mancanza di senso e della solitudine. Non è lo scansare la sofferenza, la fuga davanti al dolore, che guarisce l'uomo, ma la capacità di accettare la tribolazione e in essa di maturare, di trovare senso mediante l'unione con Cristo, che ha sofferto con infinito amore".


"La misura dell'umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente. Questo vale per il singolo come per la società. Una società che non riesce ad accettare i sofferenti e non è capace di contribuire mediante la com-passione a far sì che la sofferenza venga condivisa e portata anche interiormente è una società crudele e disumana. La società, però, non può accettare i sofferenti e sostenerli nella loro sofferenza, se i singoli non sono essi stessi capaci di ciò e, d'altra parte, il singolo non può accettare la sofferenza dell'altro se egli personalmente non riesce a trovare nella sofferenza un senso, un cammino di purificazione e di maturazione, un cammino di speranza. Accettare l'altro che soffre significa, infatti, assumere in qualche modo la sua sofferenza, cosicché essa diventa anche mia. Ma proprio perché ora è divenuta sofferenza condivisa, nella quale c'è la presenza di un altro, questa sofferenza è penetrata dalla luce dell'amore. La parola latina con-solatio, consolazione, lo esprime in maniera molto bella suggerendo un essere-con nella solitudine, che allora non è più solitudine".

Grato al Signore per avermi creato tra i piccoli, e chiedendogli di mantenermici, vi saluto.

Filippo Pomponi

1 commento:

annina ha detto...

grazie per aver postato queste parole! ho letto la Spe salvi appena era uscita ma poi non l'ho più ripresa e non ricordavo esattamente questi passaggi...ma in un momento come questo è più che mai necessario ascoltare l'invito del Papa.