martedì 8 aprile 2008

Tutte le denominazioni cristiane ai funerali del sacerdote ucciso


07/04/2008 13:34
IRAQ

Ieri nella chiesa dei SS. Pietro e Paolo a Baghdad si sono svolte le esequie di Youssef Adel, ucciso sabato da sconosciuti. Presenti alla funzione anche il nunzio e il card. Delly. Il piano per cacciare i cristiani dall’Iraq, potrebbe rientrare nel più generale programma di supremazia sciita in Medio Oriente.


Baghdad (AsiaNews) – Il clima è di “forte paura” nella comunità cristiana irachena a Baghdad, dove ieri si sono svolti i funerali del sacerdote siro-ortodosso, Youssef Adel, ucciso a sangue freddo lo scorso 5 aprile nella capitale. Le esequie, nella chiesa dei SS. Pietro e Paolo nel quartiere di Karrada, sono state celebrate dall'arcivescovo siro-ortodosso di Baghdad e Bassora, Saverius Jamil Hawa. Erano presenti diversi fedeli e rappresentanti religiosi di tutte le denominazioni cristiane, tra cui mons. Athanase Matti Shaba Matoka, vescovo siro-cattolico della capitale, il patriarca dei caldei, card. Emmanuel III Delly, il nunzio in Iraq e Giordania, mons. Francis Assisi Chullikat.

Youssef Adel, sposato ma senza figli, aveva circa 40 anni ed era direttore d'una scuola superiore mista, frequentata cioè da cristiani e musulmani, ragazzi e ragazze. È stato assassinato da un gruppo di sconosciuti. In passato aveva già ricevuto diverse minacce. Condanna per l’attentato è stato espresso dal vice presidente iracheno, il sunnita Tareq al-Hashemi e dal patriarca siro-ortodosso di Damasco. Benedetto XVI, appena arrivata la notizia, ha espresso il suo profondo dolore. In un telegramma inviato a Saverius Jamil Hawa il Papa "invoca il Signore affinché il popolo iracheno trovi la via della pace per costruire una società giusta e tollerante".

Quest’ultimo omicidio colpisce una comunità ancora scioccata dall’uccisione dell’arcivescovo caldeo di Mosul, mons. Rahho, trovato morto il 13 marzo dopo 14 giorni di sequestro. Per sopravvivere alla persecuzione molti cristiani fuggono e ormai si parla di appena 400-500mila fedeli rimasti in patria. Nel 2003 la cifra era intorno al milione. Ma ai funerali del sacerdote ieri c’era anche chi – citato dalle agenzie internazionali – si diceva convinto a rimanere: “è una questione di fede”.
I leader cristiani hanno spesso denunciato un piano per cancellare la loro millenaria presenza dal Paese dei due fiumi. E alcuni avanzano l’ipotesi che sia in atto un programma ben preciso degli sciiti per il Medio Oriente. Lo dimostrano gli scontri a Bassora di questi giorni e quanto sta accadendo in Libano e in Palestina. Nell’ottica di questo piano di supremazia sciita, i cristiani – identificati con l’occidente – vanno allontanati.

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