martedì 5 febbraio 2008

Suore di Madre Teresa tra gli sfollati nelle foreste indiane dell’Orissa


E' in atto una feroce persecuzione dei cristiani in India, di cui praticamente nessuno parla perché "i giornali" forse temono di scoprire e far sapere al mondo che l'India con cui i loro padroni fanno molti buoni affari è come e peggio della Cina verso i cristiani.
Allora noi chestertoniani diamo voce a questa gente perché si sappia ciò che accade.


Per l'agenzia AsiaNews, tra le poche voci che parlano di quest'orrore, la superiora regionale delle Missionarie della Carità (le suore di Madre Teresa, per capirci) racconta il suo viaggio nel distretto di Kandhamal colpito dalle violenze anti-cristiane dello scorso Natale: una distruzione inimmaginabile. Con lei anche suor Nirmala Joshi, superiora generale dopo la morte di Madre Teresa di Calcutta, che scrive una lettera per invitare alla riconciliazione.


Mumbai (AsiaNews) – “Nessuno può immaginare il terrore che si è diffuso tra i cristiani dell’Orissa a fine dicembre”. Suor M Suma, superiora regionale delle Missionarie della Carità (MC), condivide con AsiaNews le sue impressioni dopo la sua visita al distretto di Khandamal, teatro delle violenze anti-cristiane del Natale scorso. Sui luoghi di quegli incidenti si è recata anche la superiora generale dell’ordine fondato da Madre Teresa, sister Nirmala Joshi.

A Kandhamal – inizia a raccontare suor Suma – abbiamo tre case, le nostre suore sono dovute tutte fuggire con gli altri cristiani che cercavano di salvarsi dalla furia degli estremisti indù: sono scappati solo con gli abiti che indossavano e si sono nascosti nelle foreste senza niente da mangiare o con cui ripararsi dal freddo dell’inverno”. Intanto a Sasanada i militanti danneggiavano la casa dei Missionari della Carità: questa si trova in una piccola chiesa dove gli abitanti sono soliti andare a messa la domenica. La cappella è stata completamente distrutta e dissacrata. “Mi ha spezzato il cuore – confessa sister Suma – vedere la statua della Vergine Maria bruciata e la casa dei nostri fratelli saccheggiata”.

Suor Suma è arrivata sui luoghi colpiti già il 28 dicembre. Insieme ad altre consorelle ha portato del materiale per gli aiuti alle persone che si nascondevano. “Siamo state accolte con una tale gioia – spiega – non perché distribuivamo cibo, ma perché per questa gente rappresentavamo la speranza, il sostegno mentre dovevano sopportare la fame e il freddo per via dei loro persecutori”.

La religiosa riferisce che “i conventi di Balliguda e Phulbanii sono stati bruciati da una folla di estremisti che con spade e armi in mano gridava ‘a morte il cristiano’. Quasi ogni convento che abbiamo visitato ha passato la stessa tragedia”.

Il 16 gennaio anche suor Nirmala Joshi è arrivata in Orissa. È arrivata con un treno, senza preavviso alle autorità. “La sono andata a prendere – racconta sister Suma – e l’ho accompagnata a visitare tutte le scuole, i conventi e le parrocchie attaccate. Abbiamo anche parlato con alcune delle vittime. Poi il giorno dopo, al centro pastorale della diocesi di K Nuaga, dove alloggiavamo, sono arrivati alcuni funzionari del governo che hanno chiesto informazioni sul nostro tour. Pur non riconoscendo suor Nirmala, le hanno però subito assegnato una scorta della polizia che ha continuato a seguirla nel viaggio”. Al termine della sua visita la superiora generale ha scritto una lettera indirizzata a tutti “senza distinzione di casta o credo” per invitare alla riconciliazione e al perdono.

Nirmala Carvalho

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