venerdì 21 dicembre 2007

Buon Natale dalla Società Chestertoniana Italiana

Nel grembo di Maria
giaceva il Bimbo

la sua chioma era simile a una luce
(stanco e disfatto è il mondo, ma qui tutto
proprio tutto va bene).
Sul seno di Maria
giaceva il Bimbo

la sua chioma era simile a una stella

(sono astiosi e astuti tutti i re
ma qui sinceri i cuori).
Sul cuore di Maria
giaceva il Bimbo

ed era la sua chioma come il fuoco

(stanco è il mondo,
ma del mondo
è questo il desiderio).
Stava Cristo ai ginocchi di Maria
la sua chioma pareva una corona.
E tutti i fiori a lui guardavan su
tutte le stelle giù.

Gilbert Keith Chesterton, Natale 1900

Che sia anche nostro il desiderio di Gesù, Gesù presente nella nostra vita, Salvezza dalla follia e dal nulla.
Tanti cari e sinceri auguri dalla Società Chestertoniana Italiana

Un aforisma al giorno - 10

Questa frase è bella e vera e soprattutto attuale.

La fatale metafora del progresso, che significa lasciare le cose dietro di noi, ha assolutamente oscurato la vera idea di crescita, che significa lasciare le cose dentro di noi.

G. K. Chesterton, da Fancies versus Fads

E questa non è da meno.

Nessuno è più pericoloso di un uomo privo di idee, il giorno che ne trova una gli darà alla testa come il vino a un astemio.
G. K. Chesterton, da Eretici

mercoledì 19 dicembre 2007

Dopo la moratoria della pena di morte, facciamo la moratoria dell'aborto.


Vi mettiamo a disposizione l'editoriale de Il Foglio di stamattina 19 Dicembre 2007, con l'Elefantino quindi riconducibile a Giuliano Ferrara.

Trovo vero quello che c'è scritto.

Cliccando il nostro titolo trovate l'articolo.

Provare per credere






The Laughing Philosopher.


Il Filosofo Sorridente.

Il nostro amico Gilbert.

Chesterton in altre parole - 4


Visto che Andrea Monda l'ha citato (e lo ringraziamo, perché la citazione è calzantissima!), vi presentiamo nella rubrica Chesterton in altre parole la citazione dello scrittore Mircea Eliade.
E' vera ed interpreta bene il gigantesco vuoto lasciato da Chesterton.
Non mancano i pensatori cattolici (anzi...), mancano uomini come Gilbert in grado di distruggere, seppellire con l'allegria, la positività tutta e solo cattolica ed una sana e bonaria risata la tremenda stupidità imperante mascherata da conoscenza. E tirare fuori dalle ceneri di tale stupidità l'omino che ne era stato sepolto.
Ma perché, non è profondamente vero quello che è scritto qui sotto?

“La letteratura inglese ha perso il più importante saggista contemporaneo, e il mondo cristiano uno dei suoi più preziosi apologeti. L’Inghilterra è più triste e smarrita dopo la scomparsa di G.K. Chesterton. Le eresie moderne potranno diffondersi liberamente. Non ci sarà più la penna pungente di G. K. C. ad aspettarle. Non troveranno più l’avversario inarrivabile nella controversia, la sua sana intelligenza e il suo disarmante ottimismo. The Laughingh philosopher è stato chiamato. Il filosofo che ride. Ride perché è sfuggito al marchio della stupidità pretenziosa, perché ha smascherato l’immane stoltezza e l’insincerità che si celano dietro le eresie e le filosofie popolari. Ma ride al tempo stesso perché la vita è un romanzo sentimentale, perché il miracolo si compie senza sosta attorno a noi, perché la salvezza è certa”.

L’insolito ritorno di Chesterton


Pubblichiamo volentieri un articolo di Andrea Mondo, chestertoniano d'acciaio, sul ritorno di Chesterton. L'articolo è apparso recentemente sull'Osservatore Romano.
Grazie, Andrea, del tuo contributo.

Che fine ha fatto Chesterton? Chi si ricorda di lui? Se entrate in una libreria e fate il suo nome la risposta sarà probabilmente un “mai sentito”, oppure un “Chesterton chi? Quello dei romanzi gialli di Padre Brown? No, non si trova più nulla di lui, è tutto esaurito”. Se invece passate all’edicola potreste avere qualche sorpresa, riuscendo a trovare non solo i suddetti romanzi gialli nella versione televisiva (con il piccolo-grande Renato Rascel nei panni del prete-detective), ma anche un libro, per giunta inedito in Italia, del dimenticato scrittore inglese: infatti il numero 2937 dell’11 ottobre 2007 della collana “Giallo Mondadori” è L’uomo che sapeva troppo, raccolta di ben 14 racconti polizieschi, senza padre Brown come protagonista, sostituito dal diplomatico detective Horne Fisher. In teoria questa è e dovrebbe essere una notizia letterariamente esplosiva visto che sono anni che Chesterton non viene più ripubblicato nel nostro paese ma la “bomba” è stata lasciata quasi distrattamente nel luogo più comune e dimesso possibile, appunto l’edicola, sotto forma di un piccolo libretto giallo perso tra i quotidiani, i dvd in omaggio e i biglietti del tram. Tutto questo è molto “chestertoniano” perché GKC (questa la sigla con cui era noto in Inghilterra Gilbert Keith Chesterton) è stato, innanzitutto, un grande poeta (e le sue poesie sono ancora tutte inedite in Italia) e un grande poeta della quotidianità. Borges, che è stato uno dei grandi “fan” di GKC, ha colto tutta la cifra poetica di Chesterton, quando ha citato uno dei suoi tanti celebri aforismi: “Tutto passerà, resterà solo lo stupore, lo stupore per le cose quotidiane”. Che insomma oggi, dopo anni di oblio, si pubblichi, in edicola, un inedito di Chesterton in Italia, è qualcosa che può far indispettire i critici appassionati dello scrittore inglese, ma che avrebbe senz’altro divertito lo stesso scrittore così incline all’umorismo e all’allegria. Inoltre c’è da dire che questo piccolo libro giallo assomiglia tanto al sassolino che precede la valanga. Per il 2008 infatti, anno del centenario dell’uscita di Ortodossia, il capolavoro del Chesterton saggista, sono previste diverse novità editoriali che riguardano il creatore di padre Brown: dovrebbe uscire infatti un altro inedito, L'Utopia degli Usurai ad opera della casa editrice Excelsior 1881, oltre alla ripubblicazione della Mursia della splendida agiografia San Francesco d'Assisi, così come altre case editrici (da Rubbettino alla Morganti, dalla Bur a Fede&Cutura fino alla Marietti) stanno dimostrando un rinnovato interesse allo sterminato catalogo delle opere dello scrittore (si parla della ri-uscita di romanzi come L’Osteria volante e Le avventure di un uomo vivo nonché della serie dei racconti gialli di padre Brown). Per GKC pare insomma che il periodo di lungo e immeritato oblio sia destinato a finire. E’ un fatto di giustizia perché con Chesterton ci troviamo di fronte ad un vero “gigante” del pensiero e della scritture del ‘900”, talmente grande che praticamente impossibile esprimere in sintesi tutte le “diramazioni” del suo genio. Vale per questo scrittore quello che lui stesso ha scritto nelle prima pagina di uno dei suoi capolavori, l’agiografia di San Tommaso d’Aquino del 1933 (che fece gridare al miracolo ad grande esperto come Etienne Gilson): “si può tracciare un profilo di San Francesco, si può fare solo una pianta di San Tommaso, come la pianta di una città labirintica”. Qualche anno prima GKC si era cimentato, con straordinari esiti, nel tracciare il profilo del Poverello d’Assisi, ora, al tramonto della vita (GKC morirà il 14 giugno del 1936, salutato da un telegramma di Pio XI col titolo di Defensor Fidei), con il libro sull’Aquinate Chesterton “chiudeva il cerchio”. In effetti la scelta di dedicarsi come agiografo a queste due figure di santi non è casuale ma al contrario molto significativa: i due rappresentano i due “poli” del carattere del biografo, la Gioia e la Ragione. In Italia, a parte la lungimiranza di un critico come Emilio Cecchi, ben pochi hanno compreso la portata del genio chestertoniano che con queste parole fu salutato in Romania da Mircea Eliade qualche giorno dopo la sua scomparsa: “La letteratura inglese ha perso il più importante saggista con-temporaneo, e il mondo cristiano uno dei suoi più preziosi apologeti. L’Inghilterra è più triste e smarrita dopo la scomparsa di G.K. Chesterton. Le eresie moderne potranno diffondersi liberamente. Non ci sarà più la penna pungente di G. K. C. ad aspettarle. Non troveranno più l’avversario inarrivabile nella controversia, la sua sana intelligenza e il suo disarmante ottimismo. The Laughingh philosopher è stato chiamato. Il filosofo che ride. Ride perché è sfuggi-to al marchio della stupidità pretenziosa, perché ha smascherato l’immane stoltezza e l’insincerità che si celano dietro le eresie e le filosofie popolari. Ma ride al tempo stesso perché la vita è un ro-manzo sentimentale, perché il miracolo si compie senza sosta attor-no a noi, perché la salvezza è certa”. Questo “filosofo che ride”, col suo fisico imponente e i baffoni alla Obelix, è stato, tra l’altro, il grande cantore dell’ortodossia che così definisce nell’omonimo saggio: "Taluni hanno preso la stupida abitudine di parlare dell'ortodossia come di qualche cosa di pesante, di monotono e di sicuro. Non c'è invece niente di così pericoloso e di così eccitante come l'ortodossia: l'ortodossia è la saggezza e l'essere saggi è più drammatico che l'essere pazzi. La chiesa non scelse mai le strade battute, ne accettò i luoghi comuni, non fu mai rispettabile. E' facile essere pazzi; è facile essere eretici; è sempre facile lasciare che un'epoca si metta alla testa di qualche cosa, difficile e' conservare la propria testa” (s’intuisce quindi facilmente, perché, tra gli estimatori di Chesterton, ci sia stato anche l’allora teologo e poi cardinale Joseph Ratzinger). Questa capacità di ridere di gioia e di stupirsi della bellezza dell’esistente e del quotidiano è ad un tempo molto francescana e molto tomista: sempre nella biografia di San Tommaso Chesterton afferma che “non vi sono cose cattive, ma solo un uso cattivo delle cose o, se volete, non vi sono cose cattive, ma pensieri cattivi, specialmente cattive intenzioni... le cose buone, come il mondo e la carne, sono state contorte da una cattiva intenzione chiamata il diavolo. Ma egli non può fare cattive cose; queste rimangono come nel primo giorno della creazione. L’opera del cielo fu materiale, la costruzione di un mondo materiale. L’opera dell’inferno è interamente spirituale." C’è qualcosa di più contraddittorio rispetto al vago spiritualismo dilagante nelle società occidentali contemporanee? Forse non è un caso che qualcuno si sia attivato per promuovere una causa di beatificazione nei confronti di Chesterton; non è casuale, almeno alla luce delle riflessioni dello stesso scrittore sulla santità: secondo GKC “il paradosso della storia è che ogni generazione è convertita dal santo che maggiormente la contraddice”, in questo senso “il santo una medicina perché è un antidoto. Ed è per questo anche che il santo è spesso un martire; viene scambiato per un veleno proprio perché è un antidoto […] Eppure ogni generazione cerca il suo santo d’istinto, ed egli non rappresenta tanto ciò che la gente vuole, quanto ciò di cui essa ha bisogno”. Il ritorno, così insolito, di Chesterton nello spazio letterario italiano, potrebbe essere letto da questo punto di vista come uno di quei segni del paradosso della storia: GKC con la sua irrompente vitalità gioiosa e la sua calorosa fiducia nelle capacità della ragione umana, è proprio quel “santo-antidoto” di cui la nostra società ha bisogno. Qualche anno dopo la morte di Chesterton, dal carcere nazista in cui si trovava recluso in attesa del martirio, il teologo Dietrich Bonhoeffer scriveva: “Chi ai nostri tempi può ancora coltivare senza preoccupazioni la musica e l’amicizia, suonare e stare allegro? Sicuramente non l’uomo “etico”, ma solamente il cristiano”. La benefica risata del gigantesco Chesterton, paladino dell’ortodossia cattolica, ha scosso il mondo e continua a farlo perché c’è solo una vera, terribile eresia: quella della tristezza e della disperazione.

martedì 18 dicembre 2007

Sempre a proposito di ideologia di genere - 4

Dal blog di Andrea Tornielli, il vaticanista de Il Giornale, leggete pure questa storia tutta olandese.
Il post in questione è molto ricco: in Olanda “indottrinano” chi non aderisce alla cultura gay, le dichiarazioni al riguardo di Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita italiano, il link dell’intervista con mons. Luigi Negri sull’argomento.

Cliccate il titolo e andrete a Sacri Palazzi, il blog di Andrea Tornielli.

lunedì 17 dicembre 2007

Un aforisma al giorno - 9

Si avvicina il Natale, la festa di Dio che si fa uomo nascendo come uno di noi, come noi parte di una famiglia.
Leggete questa fantastica citazione del nostro Gilbert.
Penso sia commovente ed esilarante al tempo stesso.

L'avventura suprema è nascere. Così noi entriamo all'improvviso in una trappola splendida e allarmante. Così noi vediamo qualcosa che non abbiamo mai sognato prima. Nostro padre e nostra madre stanno acquattati in attesa e balzano su di noi, come briganti da un cespuglio. Nostro zio è una sorpresa. Nostra zia, secondo la bella espressione corrente, è come un fulmine a ciel sereno. Quando entriamo nella famiglia, con l'atto di nascita, entriamo in un mondo imprevedibile, un mondo che ha le sue strane leggi, un mondo che potrebbe fare a meno di noi, un mondo che non abbiamo creato. In altre parole, quando entriamo in una famiglia, entriamo in una favola.

Sir Alec Guinness, cattolico (grazie anche a Chesterton).



Abbiamo nominato Sir Alec Guinness, baronetto per meriti artistici.

Dice di lui lo scrittore cattolico Rino Cammilleri:
"Quando i registi volevano il perfetto prototipo dell’homo britannicus ricorrevano sempre a lui, fin da quel primo Oscar conquistato per il celeberrimo Il ponte sul fiume Kwai. Figlio illegittimo di padre ignoto, conobbe la povertà e un patrigno che lo maltrattava. Crebbe del tutto areligioso. Ma un giorno l’attore inglese dovette interpretare l’eroica figura del cardinale Mindszenty, il primate d’Ungheria processato, incarcerato e vilipeso dai comunisti. Da quel momento, grazie a quel dimenticato film (Il prigioniero, 1955), Alec Guinness cominciò a incuriosirsi della religione cattolica (nel 1954 aveva interpretato anche il Padre Brown di Chesterton), intraprendendo un cammino che lo portò alla conversione e al battesimo nel 1957.

Morì a ottantasei anni nel 2000. In oltre sessant’anni di carriera interpretò una settantina di film che gli fruttarono due Oscar (tanti quanti Wayne). Di lui si ricordano l’eccezionale versatilità, la puntigliosa professionalità e l’umiltà con cui lavorava, lontanissima dalle stravaganze e arroganze delle grandi star internazionali (quantunque egli fosse celebrato come una delle più grandi). Profondamente religioso, era un patito della musica gregoriana. In una delle ultime telefonate prima di morire (all’amico regista Zeffirelli), disse che sentiva arrivare il momento della sua dipartita da questo mondo ormai diventato «infame: si sta sfasciando tutto quello che ci era caro».

Padre Brown in Nicaragua

Pensate che il Nicaragua ha dedicato ai dodici più famosi detective della letteratura una collezione di francobolli, e tra di essi compare anche il nostro Padre Brown, con le fattezze di Alec Guinness, che lo interpretò in un famoso film degli anni '50.

Chesterton in altre parole - 3

Qualcuno ha detto questo di Gilbert, credo che non tutti lo sapevano:

Questo svanito elfo troppo cresciuto, che rideva alle sue stesse battute e divertiva i bambini ai compleanni afferrando carote con la bocca, questo era l'uomo che scrisse un libro intitolato
L'Uomo Eterno, che condusse un giovane ateo chiamato C. S. Lewis a diventare cristiano. Questo era l'uomo che scrisse un romanzo intitolato Il Napoleone di Notting Hill, che ispirò Michael Collins a condurre il movimento per l'Indipendenza Irlandese. Questo era l'uomo che scrisse un saggio sull'Illustrated London News che ispirò Mohandas Gandhi a guidare il movimento che portò alla fine del dominio coloniale britannico in India. Era l'uomo che, quando fu commissionato di scrivere un libro su San Tommaso d'Aquino, mandò la segretaria a scegliere una pila di libri su San Tommaso in biblioteca, aprì il primo in cima alla pila, lo scorse con il dito, lo chiuse e procedette a dettare un libro su San Tommaso. Non un qualsiasi libro. Il riconosciuto studioso tomistico, Etienne Gilson, ne disse: "Lo considero senza possibilità di paragone il miglior libro mai scritto su San Tommaso. Nulla di meno del genio può rendere ragione di un tale risultato...".

giovedì 13 dicembre 2007

Sempre a proposito di nuove edizioni.

Possiamo anticiparvi che il San Francesco di Chesterton che verrà pubblicato dall'editrice Lindau nel febbraio 2008 sarà in una nuova traduzione e verrà accompagnata da un saggio di Giulio Meotti, giornalista de "Il Foglio".

Un articolo di Eugenia Roccella sulle staminali

Dall'Avvenire di oggi segnaliamo l'articolo allegato (cliccare il nostro titolo) di Eugenia Roccella circa la ricerca sulle cellule staminali, la pervicace ed ideologica insistenza di certi centri su quelle embrionali e i progressi su quelle "pluripotenti indotte" (che non distruggono embrioni).

Sempre a proposito di ideologia di genere - 3

Vi rendiamo disponibile l'articolo dell'Avvenire di oggi sul rinvio delle norme sul genere al gennaio 2008.

Cliccando il titolo del post, si ha l'articolo.

Chi tira la giacchetta a Chesterton? - 2

Riceviamo sul tema del titolo, e volentieri giriamo a tutti quanti.
Il primo contributo è di Roberto Prisco, chestertonianissimo e ideatore dei Gruppi Chestertoniani Veronesi (una cosa fantastica).
Il secondo è di Paolo Pegoraro, anche lui appassionato di Chesterton e buon segnalatore di novità editoriali, lo potremmo chiamare anche Occhio-di-Falco...
Li ringrazio molto, sono pregnanti e interessanti tutti e due, e aiutano, in diverso modo.
Naturalmente i contributi sono ancora aperti...

Caro Marco,
vorrei allargare il discorso e riprenderlo da dove l'avevamo lasciato con le tre cause identificate per l'eclissi di GKC e che hai richiamato sul blog. Una prima considerazione è che le altre due cause coincidono con la tua affermazione che il silenzio era dovuto al fatto che GKC era un vero cattolico. Infatti un vero cattolico non è né di destra né di sinistra, e se riesce ad esprimere questa sua qualità con modi sinceri e con scritti audaci evidenzia questa sua caratteristica.. La contrapposizione destra-sinistra ha la sua origine dall'annuncio del Regno di Dio già e non ancora. La sinistra esprime il già e quindi se il Regno è già qui allora è possibile costruire la società perfetta con quello che segue. La destra esprime il non ancora e quindi riconosce l'imperfezione della realtà sociale. Il vero cattolico conosce il già ed il non ancora come compresenti e quindi non può stare né da una parte né dall'altra. Questo intendevo parlando di GKC né di destra né di sinistra. dall'altra parte il vero cattolico non pensa che la Chiesa sia stata fondata con il Vaticano 2, ma quasi 2000 anni fa, e quindi non può essere ben accetto ai cultori dello spirito del concilio, esponenti di quel post-concilio che rifiuta la lettura precisa dei documenti a favore di una interpretazione evolutiva fatta alla luce dello spirito del concilio di cui sono i sacerdoti. Quindi, se si considera dal punto di vista del soggetto GKC, l'interpretazione corretta è la tua se invece guardiamo dall'altro punto di vista, cioè da quello degli editori ecco che l'interpretazione più corretta è quella degli altri due che evidenziano sotto quali aspetti particolari la sua cattolicità reca fastidio.
Non era di questo che ti volevo parlare, ma, come diceva quel personaggio di Guareschi, volevo parlarti di quando ero cameriere a Mendoza.
Infatti, con l'estinguersi dei diritti d'autore ecco che vengono fatti dei tentativi di diffusione.
Il punto fondamentale mi sembra essere che noi Società e Gruppi non siamo i custodi del verbo di GKC, ma soltanto dei lettori appassionati. Ora se si presentano delle interpretazioni diverse da quelle che diamo noi, ben vengano, ci costringeranno ad essere più critici ed agguerriti. Ma non scandalizziamoci, eravamo dispiaciuti per il silenzio, godiamo ora se si fa del rumore, anzi cerchiamo di aumentarlo ancora. Data poi la doppia valenza del nostro autore contrario sia al capitalismo privato sia a quello di Stato la strumentalizzazione è possibile, basta staccare qualche scritto dal complesso delle opere.
Più della recensione che non ho letto mi ha comunque meravigliato che dove nell'Utopia degli Usurai è citato (come concetto) lo Stato Servile non si vede il riferimento al testo di Belloc.

Roberto Prisco

ed ecco il secondo contributo:


L'impressione è che bisogna distinguere tra le opere editate e la propaganda stampa: le prefazioni di
Utopia e lo stesso Ghezzi sono abbastanza calzanti, gli articoli che ci scrivono altri... è un altro discorso; l'articolo su Repubblica mi è sfuggito, e Giorello...
La prefazione di Ghezzi (è la stessa su entrambi: integrale su
Osteria, parziale su Giovedì) è di taglio molto personale, un ricordo d'infanzia quasi (il padre gli fece conoscere GKC). Dici che ha insistito lui per la ripubblicazione di questi due con la seguente motivazione: «per la fragranza "politica" con cui in essi si stagliano due grandi maschere e figure retoriche dell'oggi in cui finisce o finì la storia (il terrorismo e il suo complotto; lo "scontro di civiltà")». Di per sé non è un'affermazione strumentale, anche se è certamente parziale.

Paolo Pegoraro

mercoledì 12 dicembre 2007

Sempre a proposito di ideologia di genere, eccone una dimostrazione pratica - 2

Altro articolo sull'argomento, stavolta da Libero.
Per dire che le cose che diciamo non sono chiacchiere.

Cliccando il titolo, si ottiene l'articolo.

Sempre a proposito di ideologia di genere, eccone una dimostrazione pratica


Oh, volevamo spiegarci ed eccoci spiegati.

Il Governo ha presentato, nell'ambito del cosiddetto pacchetto sicurezza di cui tanto si è parlato, anche delle norme che riguarderebbero la salvaguardia delle tendenze sessuali.
Siccome era una porcheria bella e buona, la senatrice Binetti, che notoriamente è cattolica anzi credo vicina all'Opus Dei, si è giustamente rifiutata di approvarle.
Ne è nato un bel caos.
Le vogliono fare (politicamente) la pelle.

Leggete l'articolo dell'Avvenire sull'argomento, cliccando il nostro titolo.

Buttiamo un po' di benzina sul fuoco: l'ideologia di genere.

Abbiamo ascoltato su Radio Maria qualche giorno fa una interessantissima trasmissione sull'ideologia di genere.
Non mi addentro a spiegarvi cos'è, però vi prego di leggere la sintesi scritta della trasmissione.
L'autrice è la dott. ssa Chiara Atzori, che lavora all'Ospedale Sacco di Milano come infettivologa, ed è stata così gentile da darcene copia (il file audio su Radio Maria putroppo non era disponibile: mi spiace perché quando parla, la dottoressa è molto convincente, ha un parlare fluido e si spiega eccezionalmente bene).
E' stata così brava, poi, da citare il nostro Chesterton... la famosa frase sulle foglie verdi e le spade che si incroceranno (anzi, si stanno incrociando...).
Per vedere quanto è brava la dottoressa, basta che ne mettete il nome su Google e vi uscirà citata un mare di volte da siti internet di gruppi omosessuali, che naturalmente ne parlano malissimo... Bravissima, dottoressa! I complimenti più sinceri!
L'argomento comunque è stato toccato in questi giorni anche in Senato: la scazzottata della Binetti con i suoi "compagni" è stata esemplare. Ve ne daremo atto nei prossimi post, che saranno articoli sull'argomento inviatici dal preziosissimo Forum delle Famiglie.
Da qui in poi l'intervento della dottoressa Chiara Atzori.

A livello parlamentare si sta discutendo un pericolosa proposta di legge che introduce il concetto di genere al posto di identità sessuale maschile e femminile...è segno evidente della penetrazione dell’ideologia di genere a livello politico e legislativo.
Cos’è l’ideologia di genere?
L’ideologia di genere nega che esista una identita’ sessuata oggettiva e sostiene che l’identita’ sessuale e’ il risultato di sovrastrutture culturali e sociali da abbattere.
la sessualita’ e’ percio’ da liberare in senso polimorfo a seconda delle preferenze soggettive.

Il lessico dell’ideologia di genere nasce da una precisa tecnica di decostruzione del linguaggio,
introduzione di neologismi nei documenti, e nella legislazione. Il concetto di “genere” infatti non corrisponde a quello di sesso anche se molti ingenuamente credono che sia così.

Le radici dell’ideologia di genere sono identificabili in molteplici eventi socio-culturali:
* i famosi rapporti Kinsey sulle abitudini sessuali degli americani, che negli anni 50 divulgano un dato falso: l’esistenza di 5 “generi sessuali” di cui quello “mediano” normale sarebbe la bisessualità. Un concetto aberrante che confonde l’orientamento o la coesistenza di tratti definibili come “femminili e maschili” in ogni essere umano con il genere maschile e femminile. Questa concetto è stato recentemente ripreso dal famoso oncologo Veronesi.
* La lotta di classe di matrice marxista trasposta su tematiche di genere : Marcuse identifica nella differenza tra maschi e femmine una “disuguaglianza da abbattere”, per cui il suo luogo di naturale evidenza , la famiglia tradizionale, rappresenta un bersaglio da disgregare e distruggere al più presto.
* Femminismo radicale: dal femminismo “tradizionale” delle origini, volto ad attenuare le prevaricazioni maschiliste, si è passati grazie al materialismo applicato alla antropologia, alla constatazione di una differenza di fatto intesa come diseguaglianza che ha portato a due correnti: A) Posizione differenzialista o essenzialista: femminile come “essenza” da valorizzare ma sempre in contrapposizione al maschile. (con azione martellante di delegittimizzazione del ruolo maschile, paterno, dell’autorità e un paradossale cortocircuito di mascolinizzazione della donna e femminilizzazione morbosa di ogni agenzia formativa vista come luogo di potere, da occupare) . B) Posizione militante (post moderna, post strutturalista): per la Firestone: “…il fine ultimo della rivoluzione femminista non consiste nella eliminazione dei privilegi ma nella stessa cancellazione delle distinzioni tra sessi). Si orienta verso la decostruzione di ogni forma di definizione di sessualità “oggettivabile” (vedi gli scritti di Judith Butler).
* Psicoanalisi estremizzata, che dal concetto di libido come motore dell’inconscio passa ad una teoria di “pansessualismo orgasmico” da liberare a livello universale. (W. Reich è morto in un ospedale psichiatrico, ma la sua “opera” continua ad essere studiata e divulgata).

In estrema sintesi, la identità sessuale secondo la ideologia di genere non rappresenta una identità anche biologica ma una costruzione soggettivamente opzionabile, a prescindere dalla biologia. .
Sessualità secondo il “desiderio”, fluido, modificabile, relativo (le relazioni fluide di Bauman). Per l’ideologia di genere la sessualità diventa “orientamento”, opzione a prescindere dalla differenza biologica. E’negato il significato ontologico della distinzione insita nella parola sesso (da secato, separato). E’ una ribellione contro il reale, che nega la natura ma anche l’evidenza della oggettività del significato di sesso.
In una antropologia ancorata alla realtà, invece l’identità sessuata maschile e femminile è il risultato della integrazione inscindibile tra elementi che potremmo definire “strutturali” (biologici) e relazionali (riassumibili ma non esauribili negli aspetti “culturali).Esiste una differenza biologica oggettivabile, Cromosomica , genetica (XX donna XY maschio), gonadica e genitale, fenotipica , psichica (gli emisferi cerebrali maschili e femminili sono strutturalmente interconnessi in modo diverso) .Esiste una identità di genere che si costruisce nella relazione famiglia, cultura, società (i ruoli).
Non può essere surettiziamente introdotto un concetto ideologico di genere senza derive a livello personale, familiare, generazionale, sociale.
L’ideologia di genere ha già “identificato” i suoi nemici.
1. Cristianesimo e chiesa cattolica in particolare (definita come “patriarcale”, “androcentrica”, “affetta da paradigma eterocentrico” sessista, sessuofobica)
2. Psicoanalisi “classica”
3. Strutturalismo (quindi aderenza tra Logos e oggettiva realtà di ciò che il logos nomina, cioè riconosciuta aderenza del significato della parola alla realtà ).
Nel rifiuto dell’”eterocentrismo” (cioè dell’eterosessualità considerata come modello sociale naturale) vi è la ribellione verso il concetto di natura oggettiva.

Quali sono le modalità di questo attacco sferrato dalla ideologia di genere: :
Lotta anticristiana anche dall’interno della Chiesa, con accuse di mancanza di carità, pretesa di aggiornare con contaminazioni gnostiche Dio padre-madre con un nuovo “Dio madre”(migliore perchè spogliato delle sue caratteristiche maschili e androcentriche), accuse di oppressione sociale, negazione di “diritti” .
Antipsicoanalisi (accuse di non scientificità, negazione della utilità della verbalizzazione come modalità di positiva trasformazione del proprio vissuto guardato ed elaborato proprio grazie alla possibilità del linguaggio).
Destrutturazione del linguaggio (antilingua): progressivo svuotamento della corrispondenza effettiva tra il significato della parola e una data realtà.
Da una sessualità “politica” (movimento di liberazione sessuale) ad una politica della sessualità: progressiva invasione da parte dello stato nelle scelte dell’individuo, con definizione di ciò che è “normale”, accettabile, politically correct, “per legge”.
Promozione di una (falsa) “etica neutra” (in realtà dittatura di relativismo).
Qualsiasi rappresentazione della sessualità passa attraverso la cultura: attraverso l’azione culturale quindi si “rivoluzione” la rappresentazione della sessualità
Posizioni chiave c/o agenzie sovranazionali (ONU), mass media, politica
La modifica del linguaggio ha ricadute a livello legislativo (vedi documenti dopo conferenze del Cairo, di Pechino, controllo su parlamento UE .
Esempi concreti di azioni lobbistiche aderenti alla galassia gender è stata la preparazione del dossier contro Buttiglione da parte dell’ILGA (International Lesbian Gay Association).

Abbiamo un urgente bisogno di recuperare, divulgare, radicare nella pastorale familiare, giovanile e sanitaria la catechesi sulla corporeità e sulla sessualità di GPII (vedi ad esempio il testo divulgativo di Y.Semen, “la sessualità secondo GPII”, S.Paolo). Molti presbiteri e laici pur impegnati hanno bisogno di essere aiutati a comprendere la valorizzazione della complementarietà, delle differenza sessuale maschile e femminile espressione della creazione dell’essere umano a immagine e somiglianza di Dio, maschio e femmina, “trasparenza” leggibile dalla creatura del mistero trinitario, relazione-unità di persone distinte. Va recuperata la consapevolezza che uomo e donna nel tempo e nella storia NON sono più Adamo ed Eva nel paradiso terrestre, ma sono portatori della ferita inferta alla creazione derivante dal peccato originale e che Gesù incarnato morto e risorto è il “medico” delle anime, anche delle ferite sessuali.

Chiara Atzori

Bibliografia
Dale O’Leary “Maschi o femmine: la guerra del genere” Rubettino 2006
Equipe Chaire: “ABC: capire la omosessualità ” Editrice S Paolo (sito web www.obiettivo-Chaire.it)
M.L.Di Pietro “Educare alla identità sessuata” Editrice la Scuola
Quaderni di Scienza e Vita, n° 2 - Identità e genere, 2007

martedì 11 dicembre 2007

Chi tira la giacchetta a Chesterton?


Abbiamo ricevuto un interessante commento di innocenzosmith al post (anzi ai post) di ieri che annunciavano la pubblicazione de L'Osteria Volante e L'Uomo che fu Giovedì per Bompiani. Lo mettiamo in chiaro, come post, all'attenzione di tutti. La questione è: Chesterton viene usato, strumentalizzato? Chi tira la giacchetta a Chesterton? La questione è tutto fuorché peregrina. Oggi stiamo assistendo all'inizio di rinnovato interesse, quanto meno editoriale, per Chesterton. Anni fa ci chiedevamo tra chestertoniani (Roberto Prisco, Roberto Persico, Alessandro Gnocchi, Paolo Gulisano, Fabio Trevisan, Marco Sermarini, giusto per fare dei nomi e dei cognomi), a margine di trasmissioni radiofoniche, televisive o degli scorsi Chesterton Days, il perché del suo oblio ultradecennale, dopo essere stato pubblicato sia in vita che in morte in decine e decine di edizioni: qualcuno sosteneva la difficoltà a collocarlo (né liberista né socialista), qualcun altro la sua "eccessiva" (per l'intellettualità politicamente corretta) cattolicità, altri ancora il fatto che non fosse "organico" ad un certo "spirito del Concilio" che ha travolto tante belle cose negli ultimi quaranta anni. Può essere tutto o solo qualcosa di ciò. Ora, sembra che da più parti gli si tiri la giacchetta: ma che succede? Ci auguriamo che ne nasca una animata discussione.

Ecco il commento di innocenzosmith, fedelissimo chestertoniano:

Butto lì una mia riflessione, nata dopo aver letto la recensione di Repubblica su "L'utopia degli usurai". Mi sembra che in tutto questo apparente movimento intorno agli scritti in italiano di Gilbert K. Chesterton, ognuno faccia dire quello che vuole al Nostro. E quindi c'è Repubblica che lo strasforma quasi in un socialista leninista, Giorello che ne scrisse di cotte e di crude nelle postfazioni della Piemme, traduzioni che (secondo me) lasciano molto a desisderare come quella di Igor Longo de "L'uomo che sapeva troppo". Adesso ci si mette pure Enrico Ghezzi, che magari avrà scritto una fantastica prefazione e quindi mi smentirà clamorosamente, ma ne dubito. Insomma si rischia che ognuno tiri dalla giacchetta GKC intorbidendone la figura genuina. Cosa può fare in tutto ciò la Società Chestertoniana? La mia non è una domanda retorica, ma lo spunto per una provocazione.

La mia risposta di Uomo Vivo:

Fondamentalmente condivido quello che dici a proposito di Repubblica e L'Utopia degli usurai. Se solo lo leggessero (cosa difficile commentare i libri dopo averli letti...) non potrebbero dire nulla di ciò che hanno detto. Infatti quando abbiamo messo il post della pubblicazione de L'Utopia, abbiamo fatto riferimento ad uno scritto direi necessario per la comprensione de L'Utopia, ossia Lo stato servile, di Hilaire Belloc. Non si conosce che capitalismo e socialismo, e i più non sanno che Chesterton e Belloc e McNabb erano distributisti. Un giornalista dovrebbe però saperlo. Su Giorello dico solo no comment. Credo parli solo di se stesso. Su Ghezzi sono curioso, a questo punto... La Società fa già il blog, e niente non è. Poi c'è innocenzosmith che suscita la discussione, e questo è ottimo (provvederò a tirarla fuori dai commenti e metterla sui post). Poi la Società organizzerà un bel commento a più voci su questo argomento.

C'è scritto commento, ma volevo dire: convegno.

lunedì 10 dicembre 2007

Un tripudio di Chesterton - 2

Scusate, per la cronaca L'Osteria Volante edizione Bompiani porta la prefazione di Enrico Ghezzi, quello di Rai Tre che parla e con la bocca dice una cosa e con l'audio se ne sente un'altra...

Cosa sta succedendo?

Un tripudio di Chesterton

Su segnalazione di molti lettori, facciamo presente che Bompiani ha ripubblicato L'Osteria Volante e L'Uomo che fu Giovedì, che mancavano da molti anni in libreria (soprattutto il Giovedì era letteralmente disperso in guerra).
Sono le ristampe di vecchie traduzioni di cui è proprietaria la Bompiani.

Sempre su segnalazione degli attentissimi soci e lettori, sembra che anche l'editrice Lindau ripubblicherà il San Francesco a febbraio.

Troppa grazia, Sant'Antonio...

venerdì 7 dicembre 2007

Un aforisma al giorno - 8


Questo è una famosissima espressione di Chesterton, famosissima perché molto citata e molto attuale, ma spesso citata a spizzichi e bocconi grazie ad una sua ripresa parziale fatta dal giornalista e scrittore Antonio Socci in un libro. Socci lo cita perché lo ha letto, Eretici. Spesso chi cita questa frase non ha mai letto Eretici (e non sa che si è perso!).
La mettiamo anche perché molti ci chiedono da dove sia tratta e la sua esatta formulazione.

"La grande marcia della distruzione intellettuale prseguirà. Tutto sarà negato. Tutto diventerà un credo. E' una posizione ragionevole negare le pietre della strada; diventerà un dogma religioso riaffermarle. E' una tesi razionale quella che ci vuole tutti immersi in un sogno; sarà una forma assennata di misticismo asserire che siamo tutti svegli. Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Noi ci ritroveremo a difendere non solo le incredibili virtù e l'incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l'erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Noi saremo tra quanto hanno visto eppure hanno creduto".

Gilbert Keith Chesterton, Eretici, finale dell'ultimo capitolo.

giovedì 6 dicembre 2007

Chesterton in altre parole - 2



Un brano di una nota conferenza del Card. Giacomo Biffi su Chesterton, confluita prima nel volume antologico Perché sono cattolico (raccolta di scritti di Chesterton, edito da Gribaudi) e poi con aggiunte e modifiche in Pinocchio, Peppone, l'Anticristo e altre divagazioni (raccolta di scritti del medesimo Cardinale, edito da Cantagalli).

"Gilbert Keith Chesterton è stato un dono fatto alla cattolicità (e all'umanità intera) direttamente da Dio. Benché egli sia apparso come un aiuto insperato offerto alla Chiesa del secolo XX, alle prese con un mondo ostile e accanito contro di lei, la Chiesa c'entra poco nella sua nascita alla fede e all'attiva militanza ecclesiale. Non è cresciuto in una famiglia religiosa e non ha ricevuto una formazione cristiana nel senso preciso del termine. Non è stato preparato alla sua missione apologetica da qualche agguerrita università pontificia. Nessun movimento culturale cattolico l'ha illuminato, nessuna associazione dedita all'apostolato l'ha spronato alla buona battaglia. Si è fatto da solo. E' semplicemente andato alla scuola della sua schietta umanità e ha ricercato la verità con assoluta onestà intellettuale, usando effettivamente di quella ragione che i razionalisti si limitavano a venerare. Questo è stato sufficiente per condurlo 'a casa', cioè all'antica fede e alla saggezza dei padri. Naturalmente noi, che non ignoriamo la teologia, sappiamo benissimo che a livello delle causalità più profonde questo è avvenuto per l'illuminazione e sotto la guida dello Spirito di Dio; il quale, anche se la cosa può apparire sorprendente agli intellettuali laicisti, sta sempre dalla parte dell'essere autentico e della retta ragione. Forte della sua personale esperienza, Chesterton agli animi in ricerca, magari inconsapevole, di Cristo non propone una via diversa da quella di prendere sul serio la realtà delle cose nella sua integrità (a cominciare dalla realtà interiore dell'uomo) e di adoperare fiduciosamente l'intelletto nella sua nativa sanità, purificato da ogni incrostazione ideologica".
Card. Giacomo Biffi

sabato 1 dicembre 2007

Un aforisma al giorno - 7


"Alcuni si lamentano di coloro che non fanno nulla: alcuni, (e questi, gente più misteriosa, incutono maggior spavento), si lamentano perché non hanno nulla sa fare. Quando vengon loro regalate belle ore o bei giorni vuoti, borbottano perchè son vuoti. Se si fa loro il dono della solitudine, che è dono di libertà, lo buttano via, lo vogliono distruggere deliberatamente con quache orribile gioco di carte o con una piccola palla. Esprimo soltanto le mie opinioni personali. So che il mondo è bello perchè è vario, ma non posso reprimere un brivido quando vedo buttar via, col fare qualcosa, le vacanze guadagnate con fatica. Da parte mia non posso procurarmi abbastanza Niente-da-fare".

Da Autobiografia