lunedì 17 dicembre 2007

Sir Alec Guinness, cattolico (grazie anche a Chesterton).



Abbiamo nominato Sir Alec Guinness, baronetto per meriti artistici.

Dice di lui lo scrittore cattolico Rino Cammilleri:
"Quando i registi volevano il perfetto prototipo dell’homo britannicus ricorrevano sempre a lui, fin da quel primo Oscar conquistato per il celeberrimo Il ponte sul fiume Kwai. Figlio illegittimo di padre ignoto, conobbe la povertà e un patrigno che lo maltrattava. Crebbe del tutto areligioso. Ma un giorno l’attore inglese dovette interpretare l’eroica figura del cardinale Mindszenty, il primate d’Ungheria processato, incarcerato e vilipeso dai comunisti. Da quel momento, grazie a quel dimenticato film (Il prigioniero, 1955), Alec Guinness cominciò a incuriosirsi della religione cattolica (nel 1954 aveva interpretato anche il Padre Brown di Chesterton), intraprendendo un cammino che lo portò alla conversione e al battesimo nel 1957.

Morì a ottantasei anni nel 2000. In oltre sessant’anni di carriera interpretò una settantina di film che gli fruttarono due Oscar (tanti quanti Wayne). Di lui si ricordano l’eccezionale versatilità, la puntigliosa professionalità e l’umiltà con cui lavorava, lontanissima dalle stravaganze e arroganze delle grandi star internazionali (quantunque egli fosse celebrato come una delle più grandi). Profondamente religioso, era un patito della musica gregoriana. In una delle ultime telefonate prima di morire (all’amico regista Zeffirelli), disse che sentiva arrivare il momento della sua dipartita da questo mondo ormai diventato «infame: si sta sfasciando tutto quello che ci era caro».

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